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Non chiamatele facce di bronzo ma ci hanno messo la sfrontatezza giusta. Le azzurre di coach Capobianco riscattando il solo punto costato la semifinale con il Belgio all’Italia della pallacanestro femminile, hanno sconfitto la Francia argento olimpico a Parigi, sul parquet del Pireo, nella finale per il terzo posto dell’Europeo 2025.
È una di quelle cose che succedono una volta ogni trent’anni opiù raramente, l’ultima volta, al tempo dell’argento dell’Europeo di Brno 1995, Catarina Pollini era in campo e Cecilia Zandalasini aveva nove mesi. Molto di questo bronzo europeo è passato per le sue mani d’oro, 20 punti solo in finale, come per le sue mani d’oro da tre lustri passa tutto quello che luccica nella pallacanestro femminile italiana: iniziata al basket, bambina, da papà e fratello maggiore, a Broni in Oltrepò pavese, ha esordito in Nazionale maggiore in età da liceo scientifico, ma chi ci insegnava allora ricorda che lei e famiglia facevano il possibile perché la scuola non perdersse il filo, benché giocare abbia significato per anni fare 140 chilometri al giorno tra Broni e Sesto San Giovanni: c’era un’idea di serietà che ha segnato una carriera, che ha visto il suo punto più alto nel titolo Wnba, la Lega di pallacanestro femminile professionistica del Nordamerica, con Minnesota Lynx nel 2017 e poi di nuovo Commsioner’s cup nel 2024. Prima erano stati tre scudetti con Schio e in mezzo il miglior basket europeo con Galatasaray in Turchia.
Il tragitto dell’Italia all’Europeo 2025, nel corso del quale Zandalasini ha celebrato i 1000 punti in Nazionale. è stato lungo e difficile contro pronostico: una montagna russa di rimonte, di coraggio, di volontà, di entusiasmo. Tante volte Cecilia Zandalasini ha spiegato nel corso dei suoi anni ai vertici Usa, la fatica di portare dalle nostre parti l’attenzione sulla pallacanestro femminile, in Italia con pochissima visibilità, laddove Oltreoceano, pur con cifre diverse nel portafoglio, è non un altro sport, come a volte è percepita qui, ma l’altra metà del cielo del basket.
Ancora una volta sono le ragazze a portere una squadra italiana ai vertici delle competizioni internazionali: pochi giorni fa era toccato alle azzurrine under 20 del calcio a conquistare qualificazione mondiale, l’Italia del baket femminile c’è arrivata con l’ingresso tra le prime quattro europee, le ragazze di Velasco stanno giocando dopo il trionfo olimpico del 2024 una eccellente Volleyball nations league, ma lì la visbilità è almeno alla pari: il loro Ct lo ripete spesso «la pallavolo in Italia è il calcio delle ragazze», sotte rete le donne non hanno bisogno di prendersi spazio di prepotenza, come invece devono ancora fare sotto canestro. Al Pireo ci sono riuscite.
Poteva essere molto difficile riprendersi della delusione della semifinale già quasi vinta e poi persa per mezzo canestro, poteva vincere il rimpianto e invece coach Andrea Capobianco e le sue fantastiche ragazze, con un gran lavoro di squadra, sono stati prontissimi a rimettere la testa e la volontà tra le righe del campo e a prendersi la medaglia che volevano, portandola in dedica alla loro compagna Matilde Villa, fuori per un crociato rotto, e ad Achille Polonara, azzurro della maschile, che sta fronteggiando una partita più difficile di quelle sul campo.
E ora nessuno dica più che il basket non è un gioco da ragazze, è una vecchia storia che non vale più.





