Il riferimento al Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi abita nella rubrica Frate Sole, Sora Terra fin dal titolo. È bello rileggerlo in questo tempo di riposo, magari godendo del calore di frate sole o della freschezza di sora aqua «utile et pretiosa et casta» oppure nella notte, contemplando la luna e le stelle «clarite et pretiose et belle». Procedendo nella lettura incontriamo anche il riferimento a «frate focu», luce per la notte, «bello et iocundo et robustoso et forte». Anche nel fuoco Francesco coglieva soprattutto il prezioso servizio che esso rende agli umani, capaci di utilizzarlo e delimitarne l’azione.
L’immaginario religioso associa però al fuoco anche realtà assai meno rasserenanti: si pensi alle fiamme eterne dell’inferno dantesco o alla figura apocalittica di una distruzione del mondo nel fuoco (pur in vista della sua ricreazione). È purtroppo proprio a questa seconda dimensione che sembra rimandarci prevalentemente questa estate, se guardiamo ai fenomeni preoccupanti che si vanno dispiegando attorno a noi. Già più volte abbiamo segnalato le devastazioni indotte in diverse aree del pianeta dagli incendi scatenatisi nelle ultime estati. Quest’anno, però, esse si manifestano con particolare intensità in diverse aree del Mediterraneo: Sicilia e Sardegna, Grecia, Turchia, Marocco sembrano come avvolte in un manto di fuoco, che si presenta ben difficile da controllare. Troppe le vittime, tanti coloro che sono costretti a fuggire, perdendo casa e beni. Certo, in diversi casi l’origine delle fiamme è legata all’incuria e all’assenza di prevenzione o a comportamenti criminosi umani o più semplicemente a una mala gestione del contesto ambientale.
Non c’è dubbio, però, che ad aggravare il fenomeno – e in diversi casi addirittura a determinarlo – sono anche le torride temperature che sempre più spesso caratterizzano le nostre estati. Anche in quest’ambito, cioè, quello che tocchiamo con mano è soprattutto conseguenza di un mutamento climatico che sempre più impatta sulla nostra storia. Non un improvviso evento apocalittico, ma piuttosto il progressivo e prevedibile manifestarsi di un fenomeno di degrado sempre più ampio.
Mentre scriviamo si va, del resto, elaborando il VI rapporto dell’Ipcc (International Panel on Climate Change), l’organismo creato nel 1988 dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) per monitorare sistematicamente la ricerca sul mutamento climatico e sulle sue conseguenze. Il rapporto – frutto (come i precedenti) della collaborazione di centinaia di ricercatori di tutto il mondo – offrirà un quadro interpretativo per i fenomeni in atto e indicherà al contempo quanto è necessario per contrastarli. Un testo che conferma quanto importante sia – in questa come in altre aree – il positivo contributo della scienza al contrasto del degrado ambientale. Al contempo è un ulteriore richiamo all’esigenza di cambiare rotta, per trovare una via di sostenibilità, con un chiaro rimando alla responsabilità morale.