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Addio a Fratel Leonardo: una vita spesa al fianco dei poveri e dei malati

12/12/2020  I funerali di Fratel Leonardo Grasso, il confratello camilliano ucciso sabato scorso da un ospite della Tenda di San Camillo a Riposto (Catania), la struttura dove da 25 anni accudiva i malati di Aids e i tossicodipendenti. Una parte della struttura è stata poi incendiata, ma questo non ha impedito alla comunità camilliana di celebrare il funerale nel luogo amato da “Leonardino”

(Foto di Alessandro Puglia: la celebrazione del funerale di Fratel Leonardo Grasso)

Una bellissima rosa rossa. Per Fratel Leonardo, il confratello camilliano ucciso sabato scorso nella sua struttura dove accudiva i malati di Aids,  la vita era simile al fiore per eccellenza con le spine, come lui stesso ricordava quest’estate durante i 25 anni della sua professione religiosa. Oggi quella rosa incarna la parentesi della sua vita terrena e poggia sulla bara nella camera ardente della Tenda di San Camillo a Riposto (Catania), la stessa bara dove in un foglio è scritta una dedica da parte dei “ragazzi” dell’Istituto Giovanni XXIII in cui sono disegnati tanti piccoli cuori.  

È qui che si svolgevano i funerali dei “pazienti” della struttura ed è qui - in questo luogo dove Fratel Leonardo viveva con i suoi “figli” – che lui avrebbe voluto si svolgesse il suo funerale. Davanti alla sua bara c’è ora il gigantesco San Camillo che sorregge Gesù. Ed è con quello sfondo che l’arcivescovo di Acireale e vicepresidente della Cei, monsignor Antonino Raspanti, evoca insieme a tutti l’importanza del giudizio divino davanti ai comportamenti di ciascuno di noi. «Gesù è garante di chi è nell’indigenza»,  dice il vescovo, e la parola di Dio «ero ammalato e mi avete fatto visita» si ritrova nell’opera del confratello camilliano che all’età di cinquant’anni, dopo la morte nell’arco di sei giorni di entrambi i genitori, conobbe attraverso la via del volontariato l’ordine di San Camillo, sposando fino al rischio della vita la sua vocazione.

«Per l’opera che lui ha compiuto tra questa mura ringraziamo Dio. Oggi rimaniamo emozionati e colpiti per la tragicità dei gesti accaduti, ma rimaniamo colpiti di più andando oltre il gesto, la storia di Fratel Leonardo che si dona in questo modo, si abbassa, si inchina alle sofferenze di tanti uomini e donne per gratuità», aggiunge Raspanti.

Fratel Leonardo era un maestro di insegnamenti anche per tanti giovani sacerdoti, confratelli e postulanti, come Fratel Mariano, Fratel Gianluca e Mattia che oggi con una chitarra suonano e cantano Maria tu che hai atteso. «Un giorno Fratel Leonardo venne da noi e ci disse che quel canto lo aveva commosso perché esaltava in lui l’amore nei confronti della Madonna e della sua madre terrena che tanto amava», racconta Fratel Mariano, 29 anni.  «Fratel Leonardo ha rischiato la sua vita per stare vicino fino agli ammalati, come prevede il quarto voto dell’ordine camilliano», dice non riuscendo a trattenere le lacrime Suor Melanie, che insieme a Suor Agata, Suor Teresa e Suor Nelly sono le figlie di San Camillo che operano nella casa di riposo per anziani Villa Serena a Sant’Alfio. 

Nell’incendio che ha dato alle fiamme l’intera stanza dove Fratel Leonardo viveva è rimasta intatta la foto dei suoi genitori, che teneva nel comodino vicino al letto. La tenda di San Camillo era per lui la vera casa, che di tanto in tanto lasciava per accompagnare qualcuno dei suoi malati verso gli ospedali del Nord. «Non potrò mai dimenticare quando da qui partì con uno dei nostri ammalati per Treviso, restandoci fino alla morte e per poi fare rientro», racconta Fratel Carlo Mangione, che per Fratel Leonardo è stato oltre che un amico, una guida. 

Fratel Carlo, dopo aver ricordato “il caro Leonardino” in alcuni dei tanti momenti di vita quotidiana condivisi insieme, ha lanciato un appello all’Arcivescovo di Acireale e vicepresidente della Cei per «sostenere economicamente la struttura che oggi oltre ad aver un piano sequestrato presenta ingenti danni. Non lo faccia per i camilliani ma per i poveri e i malati che non hanno nessuno, sono loro la presenza di Gesù tra di noi, sono loro che ci apriranno le porte del paradiso e ci faranno entrare di corsa», continua Fratel Carlo che ricorda anche la decisione di Fratel Leonardo di spogliarsi di tutti i suoi beni: «circa 150 mila euro per comprare case a chi non le aveva». Qui, uniti nella preghiera, tutti sperano che la tenda di San Camillo tornerà più bella di prima con Fratel Leonardo che da lassù continuerà a vigilare e a stare al fianco degli ammalati.  

 
 
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