Gli eventi drammatici degli ultimi giorni, tra suicidi, overdose, pestaggi tra detenuti, tutti causa di morte in carcere; l’incendio di San Vittore, e poi la visita del presidente della Repubblica a Rebibbia e le parole di Papa Leone XIV per il Giubileo dei detenuti, riportano d’attualità il tema drammatico e negletto delle carceri e delle condizioni spesso indegne di un Paese civile degli istituti penitenziari italiani.

Pope Leo XIV celebrates Mass on the occasion of the Jubilee of Prisoners at St. Peter's Basilica, Vatican, 14 December 2025. ANSA/FABIO FRUSTACI
Pope Leo XIV celebrates Mass on the occasion of the Jubilee of Prisoners at St. Peter's Basilica, Vatican, 14 December 2025. ANSA/FABIO FRUSTACI
Papa Leone al Giubileo dei detenuti (ANSA)

Proprio di carcere si è parlato questa mattina, 16 dicembre, all’Ambrosianeum di Milano in occasione della presentazione di Parole di speranza, il progetto di sensibilizzazione del Gruppo periodici San Paolo in occasione del Giubileo dei detenuti, che consente alle persone di donare attraverso le librerie San Paolo libri agli istituti penitenziari italiani e di sottoscrivere abbonamenti a Famiglia Cristiana e al Giornalino a favore dei detenuti e delle loro famiglie, con la collaborazione dell’Associazione Bambini senza sbarre che si occupa di tutelare i diritti dei figli minori di detenuti e detenute. «Una società in cui la sanzione contribuisce alla rieducazione del condannato consente di conseguire obiettivi vantaggiosi per tutti. Da sempre», spiega don Simone Bruno, direttore di San Paolo Edizioni, «le inchieste dei nostri periodici si occupano di carcere, da sempre sentiamo la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica sul senso della pena e sul valore delle relazioni familiari per chi vive la detenzione. Da qui nascono l’iniziativa Parole di speranza, e il libro di Luigi Pagano, Una rivoluzione normale, nel quale ci viene ricordato che, per rendere più civile il nostro carcere, non servono grandi rivoluzioni ma basta applicare le norme che già ci sono. E che chiedono che la dignità delle persone non venga mai meno. Sostenere i carcerati e le loro famiglie con fatti concreti, donando un abbonamenti e libri alle madri e ai padri detenuti, è per noi un modo di contribuire alla speranza di ricostruire un futuro».

Presentazione del progetto "Parole di speranza", da sinistra don Simone Bruno, Luigi Pagano, don Claudio Burgio, monsignor Daniele Gianotti, Lia Sacerdote.

Monsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema e delegato della Conferenza episcopale Lombarda, per la carità e il carcere, ha raccontato al percorso che ha portato i vescovi lombardi, al documento della Cel per il Giubileo dei detenuti: «Dobbiamo far crescere la sensibilità, perché purtroppo non mancano neppure nelle nostre comunità cristiane pulsioni portatrici di un’idea di giustizia vendicativa. Per questo nel breve messaggio in vista del Giubileo abbiamo richiamato l’attenzione sulla necessità che la detenzione sia vissuta secondo lo spirito non solo evangelico ma della Costituzione: ricucire lo strappo creato con la società, mirando a un vero reinserimento e a un nuovo progetto di vita. Un gesto di clemenza, con la finalità pratica di sfoltire le carceri, ci vede favorevoli perché vorrebbe dire alleggerire il primo problema quello del sovraffollamento. Abbiamo anche dichiarato la nostra disponibilità come Diocesi per favorire percorsi di reinserimento, perché per paradosso chi esce e non ha una rete una casa, famiglia, lavoro, si trova in condizioni ancora più drammatiche di sta in carcere».

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un locale dove lavorano detenuti ed ex detenuti, nel corso della visita al carcere di Rebibbia a Roma, 10 dicembre 2025. ANSA/Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica +++ UFFICIO STAMPA QUIRINALE +++ FOTO NON IN VENDITA - DA USARE SOLO PER FINI GIORNALISTICI +++ NPK +++
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un locale dove lavorano detenuti ed ex detenuti, nel corso della visita al carcere di Rebibbia a Roma, 10 dicembre 2025. ANSA/Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica +++ UFFICIO STAMPA QUIRINALE +++ FOTO NON IN VENDITA - DA USARE SOLO PER FINI GIORNALISTICI +++ NPK +++
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un locale dove lavorano detenuti ed ex detenuti, nel corso della visita al carcere di Rebibbia a Roma, 10 dicembre 2025. (ANSA)

Non solo, ma come ha ricordato Luigi Pagano, già direttore di San Vittore e, prima di Pianosa e dell’Asinara, oggi garante dei detenuti di Milano, spesso la mancanza di una casa, di una rete, è quello che impedisce il superamento del carcere e l’accesso a misure alternative: «Lentamente il carcere ha già perso la dimensione di centro della sanzione penale, le alternative prevalgono. Oggi in carcere, oltre ai detenuti più pericolosi, tra cui i mafiosi, ci sono persone che non hanno casa, famiglia, lavoro: ci sono 20mila persone devono scontare due anni residui, per la legge potrebbero uscire ma non hanno le condizioni: casa, famiglia, lavoro, un minimo di rete. L’affollamento oggi è anche questo. Non dobbiamo più guardare solo dall’articolo 27 della Costituzione o niente applicato, ma guardare all’1 e al 3 (lavoro e uguaglianza), perché lì sono le premesse che creano la marginalità che il carcere peggiora. Abbiamo a che fare con una istituzione che costa tantissimo e così com’è non rieduca ma aumenta la criminalità: se proprio di un carcere abbiamo bisogno guardiamo alla rieducazione. Non è tanto e solo il discorso del lavoro, ma il ridare dignità alla persona».

E la persona si esprime e pensa attraverso le parole, da cui non per caso passa il contrasto alla violenza giovanile, lo spiega bene don Claudio Burgio, cappellano del istituto penale minorile Beccaria di Milano e fondatore della comunità Kairos: «La violenza, dei ragazzi soprattutto, c’è quando non ci sono le parole, quando non si sa vivere altrimenti. La parola genera pensiero, penso ai ragazzi che consumano sostanze e ti dicono “lo faccio per non pensare”, ma è proprio l’agire senza pensare che crea il sovraffollamento del carcere minorile sconosciuto fino a poco tempo fa. Non è il maggior numero di reati tra i giovani ma la loro crescente gravità. Anche tra i ragazzi sento crescere la tendenza al favore per la giustizia vendicativa mentre la giustizia riparativa non è cosa che dobbiamo solo nominare, ma declinare in prassi: e i libri soprattutto in carcere, dove i telefonini non entrano sono fondamentali, cambiano la vita: un ragazzo che faceva rapine e che, tornato a studiare, è diventato educatore, ripete che i libri lo hanno aiutato a conoscere e a ritrovare sé stesso. Solo così si può trovare una sanzione che rispetti l’articolo 27».

Proprio di dignità, si occupa l’associazione Bambini senza sbarre, che ogni giorno entra in carcere con il suo volontariato ponendosi, anche, il problema dei genitori detenuti e dei loro bambini che non devono per questo sentirsi il destino segnato. Proprio per loro si diffondono nelle carceri italiane, grazie all’associazione, gli "spazi gialli”, ricavati a misura di bambino nei luoghi spesso molto inospitali in cui i piccoli attendono il colloquio con un genitore che si trova dietro le sbarre e che non per questo deve smettere di essere e di essere percepito come genitore: «Abbiamo cominciato 23 anni fa, a San Vittore», racconta la presidente Lia Sacerdote, «contribuendo a fondare una rete europea, con un focus di protezione della relazione genitoriale del genitore detenuto che non deve essere assimilato al suo reato ma che per i bambini è il padre, o la madre, e questo è fondamentale per la struttura psicologica sana dei bambini. Ma il carcere non è un luogo adatto ai bambini. Per questo speriamo di rinnovare con il nuovo ministro la firma della Carta dei diritti dei bambini dei detenuti, perché i ragazzi che sono il futuro della società possano progettare il loro futuro anche se partono in svantaggio».

Nell’ambito del progetto, all’inizio del 2026 la direttrice delle librerie San Paolo consegnerà personalmente al Carcere di San Vittore i libri acquistati dai cittadini nelle librerie San Paolo. E intanto si prepara, sempre a San Vittore, un reading con la giornalista Daria Bignardi, autrice di Ogni prigione è un’isola, con le detenute dell’istituto.