Al consiglio orientativo a mia figlia è stato indicato un istituto professionale. Mi sono proprio irritata. Non pensa che oggi sia meglio che un ragazzo frequenti un liceo, che dà una preparazione più ampia e permetterà meglio un domani di trovare un posto di lavoro soddisfacente? È vero, mia figlia non va benissimo a scuola, però può cambiare e sono sicura che con un po’ di impegno in più ce la potrebbe fare. Sia io che mio marito siamo laureati e conosciamo bene la fatica dello studio, ma possiamo anche aiutare nostra figlia, come già facciamo alla sera quando torniamo dal lavoro. Che ne pensa?
FLORIANA
— Cara Floriana, il consiglio orientativo è formulato dai docenti della classe tutti insieme, ed esprime una valutazione sviluppata nel corso dei primi due anni di scuola secondaria e dei primi mesi della terza. Non è quindi un’indicazione da sottovalutare. Viene consigliata l’iscrizione alla scuola in cui presumibilmente lo studente, facendo leva sulle sue proprie forze, può ottenere un risultato positivo. Può cioè imparare nel modo migliore in autonomia e secondo le capacità e l’impegno che ha dimostrato negli anni. Chiaramente non è una profezia né una verità inconfutabile. Nessuno è in grado di proiettarsi nel futuro e garantire il successo scolastico. Tuttavia le statistiche elaborate dalle istituzioni scolastiche ci dicono che chi non segue il consiglio orientativo ha più alte probabilità di andare incontro a debiti formativi, e a volte a bocciature. Questo significa che i ragazzi che non seguono l’indicazione degli insegnanti, e le loro famiglie, devono sapere che potranno incontrare difficoltà, di fronte alle quali bisogna prepararsi. Per esempio, vuol dire che la famiglia dovrà probabilmente attivare importanti aiuti per lo studente in difficoltà, che gli permetteranno di studiare con maggiore profitto: ripetizioni in quantità, supporti al metodo di studio più o meno continuativi, almeno nei primi anni. È probabile che il tempo da dedicare allo studio dovrà aumentare considerevolmente e si ridurrà quello per altre attività formative. Non ritengo che i genitori siano il supporto preferibile per un adolescente in difficoltà: un po’ perché si possono creare tensioni che non nascerebbero in presenza di un esterno alla famiglia, un po’ perché il ruolo del genitore va tenuto accuratamente distinto da quello dell’insegnante. Siete poi sicuri di avere così tante energie dopo il lavoro da utilizzare per lo studio di vostra figlia, oltretutto uno studio impegnativo come quello di un liceo? E vostra figlia adolescente è davvero disponibile a questo lavoro fianco a fianco con mamma e papà?