Nella ridda mediatica scatenatasi a proposito della fine della relazione tra la premier Giorgia Meloni e l’ormai ex compagno Andrea Giambruno, ogni parola in più rischia di alimentare una triste “fabbrica del gossip” che ha un bersaglio molto fragile: la piccola Ginevra. I bambini sono sempre i soggetti più vulnerabili quando una famiglia si sfascia. La loro sofferenza non distingue tra ragioni e torti dei genitori, sentono minata la propria sicurezza di base alimentata quotidianamente dal sentirsi amati e protetti dall’uno e dall’altra.
Se a questa prova durissima in un’età tanto tenera si aggiunge la ribalta, l’ascoltare e il vedere ogni dettaglio del proprio incubo diventare oggetto di analisi e discussioni (spesso gratuite), serializzarsi in puntate sempre più farcite di dettagli piccanti, si può solo immaginare quale dolore un bambino debba sopportare. Senza contare i contraccolpi nel rapporto coi coetanei, a scuola, come nel tempo libero, o soltanto gli sguardi incrociati per caso, accesi da una nuova, invadente curiosità.
Tanti figli di separati famosi ci sono passati, da Romina Power a William e Harry d’Inghilterra, giusto per fare qualche nome. Ma in questa vicenda, c’è un tratto diverso che richiama l’uso del gossip come arma politica.
La delazione a partire dal privato per minare il potere e/o l’autorevolezza altrui è antica come il genere umano, ma oggi si nutre di una potenza amplificatrice legata ai nuovi media, all’immediatezza dei social che bruciano i tempi e azzerano ogni distanza. Probabilmente per questo Giorgia Meloni ha scelto un post per comunicare che il suo amore con Giambruno era finito da tempo, da ben prima che Striscia diffondesse il fuorionda piccante con le “prodezze” verbali del padre di sua figlia e per reagire a un’ondata che rischia di minare non tanto e non solo la sua la figura in campo istituzionale, ma anche la crescita serena della sua bambina, l’affetto più grande.
Il testo che ha diffuso, tra le righe, esprime dolore, ma nello stesso tempo grinta, capacità di lottare per entrambe le poste in gioco. Lo dice chiaramente, Giorgia, che difenderà «a ogni costo» la sua Ginevra, «una bambina di sette anni che ama la madre e ama il padre, come io non ho potuto amare il mio». Un paragone, quest’ultimo, da cui affiora tutta la consapevolezza di chi ha vissuto già, in età infantile, il trauma dell’abbandono.
La premier, però, ha anche fatto sapere che difenderà «l’amicizia» con Giambruno (come potrebbe essere altrimenti nell’ottica di una piena responsabilità genitoriale?) esprimendogli pubblica gratitudine non solo per gli anni «splendidi» vissuti insieme, ma soprattutto per averle «regalato la cosa più bella», ossia «nostra figlia».
Parole, tutte queste che la pongono più come madre attenta, che non come donna ferita dal proprio uomo, un atteggiamento saggio ma anche con implicazioni politiche, poiché automaticamente in grado di spegnere la curiosità sul rapporto tra lei e Giambruno, puntando a rinforzare la propria immagine che potrebbe uscirne indebolita, poiché ogni mamma, ogni genitore che fa dei figli la propria priorità può immedesimarsi in lei.
Ma la Meloni alla fine del suo post lancia anche un preciso avvertimento agli avversari: «Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua».
Non mollerà, insomma, è pronta a sostenere gli attacchi e a mantenersi salda al timone del governo, così nella tutela della sua piccola. Strategia comunicativa e sentimento materno si combinano in un’esternazione che comunque non cancella tutte le difficoltà che dovrà affrontare, specialmente perché un certo “circo” non si arresta davanti ai diritti dei più piccoli, tanto più quando sono coinvolti interessi di potere.
Un’ultima considerazione sul “fuorionda” dello scandalo: sorvolando sul dubbio gusto nel diffonderlo (e sui tanti altri aspetti legati al chi e al perché), c’è da chiedersi, indipendentemente dal ruolo pubblico “di riflesso”, comunque già più volte sottovalutato da Giambruno (basti pensare alle recenti, infelici esternazioni sui migranti), se ogni padre non debba mai dimenticare che in ogni proprio gesto, in ogni parola si è d’esempio ai propri figli.