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Credere

Giovanni Baglioni: Dio perdona oltre ogni logica

16/03/2023  «La misericordia divina supera tutte le vicende umane», dice il cantautore che non smette di stupirsi per «un amore così grande» (di Stefania Culurgioni)

Un ragazzo con i capelli lunghi di prima mattina gira per casa mettendo in ordine. Stanno per arrivare degli amici che non vede da tanto tempo, passerà del tempo con loro e forse suonerà qualcosa. La sua chitarra preferita è lì, accordata, vissuta, la usa da quasi vent’anni quando sale sul palco, le altre le ha lasciate a casa di sua madre. Roma, un inverno mite, una busta pesantissima piena zeppa di corde metalliche spezzate e consumate, tutte quelle che ha cambiato nella sua carriera e che non vuole buttare. Le consegnerà a un’amica artista che si inventerà qualche installazione. Siamo nella casa di Giovanni Baglioni e forse adesso che ha quarant’anni è anche sbagliato chiamarlo ragazzo. Non è più il bambino di Avrai e neanche soltanto il “figlio di”: è un artista maturo che sta per uscire con un nuovo album. Si intitola Vorrei bastasse, esce a distanza di 13 anni dal primo (Anima meccanica) e sarà composto di brani originali scritti e suonati da lui come solista, con la sua chitarra acustica.

Giovanni Baglioni, quanta vita c’è in quella busta piena di corde di chitarra?

«Anni e anni e anni. Faccio fatica a buttare le cose. È così da sempre: quando ero bambino mi dispiaceva buttare i giocattoli, pensavo che si offendessero».

Perché questo nuovo album si intitola Vorrei bastasse?

«L’ho composto, lasciato da parte e poi ripreso. Mi ero un po’ impantanato nel dubbio che non fosse il momento giusto o di non aver curato bene alcune cose. Da qui l’idea del titolo».

Il rapporto con la musica non è sempre spensierato.

«Una volta durante un concerto ho fatto un errore e mi sono bloccato, e ho avuto un periodo in cui non riuscivo più a esibirmi, temevo tornasse quel panico profondo. Un’altra volta stavo suonando un brano e mi sono estraniato: mi sono osservato le mani che si muovevano e mi sono detto “Questa cosa è troppo difficile”, e ho cominciato a sbagliare. In pratica mi sono sabotato da solo».

Come si torna a se stessi?

«Io a volte la sera prego prima di addormentarmi. La giornata si spegne, con le sue distrazioni e le sue preoccupazioni, e ritrovi quel momento di intimità con te stesso, recuperi quel dialogo così straordinario e spirituale».

Che cosa le dà pace nel cuore?

«C’è un libro che si chiama Versetti pericolosi di padre Alberto Maggi in cui si parla del Vangelo di Luca. Mi ha molto colpito la visione che offre del perdono di Dio. La sua misericordia è qualcosa che oltrepassa ogni vicenda umana, il suo perdono va oltre ogni comportamento dell’uomo. Mi ha scaldato il cuore. Che non significa che dobbiamo deresponsabilizzarci e che possiamo comportarci in una maniera abietta, tanto non succede niente. Piuttosto, che Dio è superiore. Mi ha ricongiunto a Lui».

Papa Francesco le piace?

«Su di lui non oso troppo esprimermi perché nella comunicazione moderna c’è una selezione molto maliziosa di ciò che si fa vedere o non si fa vedere. Chi gli è ostile, per esempio, ne mostra ossessivamente alcuni messaggi e molte volte Francesco è stato tacciato di non occuparsi di Dio e non parlare di Gesù. Io però l’ho visto e ascoltato dal vivo a Matera (durante il Congresso eucaristico nazionale, ndr) e non mi è sembrato così. Però una cosa sulla Chiesa la voglio dire».

Che cosa?

«Sono preoccupato dalla sua secolarizzazione. Voglio dire che per me la Chiesa è qualcosa senza tempo, non deve calarsi nella contemporaneità. Certo, ha a che fare con gli uomini, ma non può essere governata dalle mode del momento. Il messaggio di Cristo è quello, ed è quello che conta. Non deve piacere, non deve vendere, e quella che sembrerebbe un’apertura al presente secondo me non ha portato a un’espansione del numero di fedeli, non ha portato a vivere di più la fede».

Una parabola che le piace del Vangelo?

«Quella del figliol prodigo mi emoziona sempre. Per noi è assurdo che questo figlio che torna, dopo aver disobbedito e sperperato tutto, venga ricompensato dal padre più dell’altro che invece è stato sempre buono. Ma ancora una volta, ecco qualcosa che va oltre, ecco il messaggio della totale gratuità dell’amore. Mi sembra l’unico modo per parlare di queste cose così importanti, mi conforta che siano poste così in alto rispetto a noi. È la stessa cosa che dice Gesù: che merito avete nell’amare i vostri amici? Dovete amare chi vi odia! Ecco, per me è puro stupore e meraviglia. Semplicemente, di fronte a un messaggio del genere, ti arrendi».

Sono insegnamenti che le sono arrivati da suo papà?

«Da mio padre non mi sono arrivati insegnamenti diretti, tipo “sai figlio si fa così, non si fa così”. L’educazione che mi ha lasciato mi è arrivata dall’esempio del suo esistere. Lui è uno introverso e non è neanche stato troppo esplicito nel testimoniare e dichiarare le qualità del nostro rapporto ma l’ha fatto attraverso altri canali, attraverso il vissuto, attraverso la sua arte».

Adesso che è grande, quel cognome le pesa di meno?

«Quando ero giovane e suonavo la chitarra mi facevo chiamare Giovanni Marini ma adesso, dopo tutti questi anni, ho capito che non puoi fare la battaglia contro i mulini a vento. In passato mi sono anche limitato nel suonare con lui, perché non volevo esistere nell’immaginazione delle persone solo in quella veste, poi ho capito invece che non sarebbe stato giusto essere schiavi dell’opinione altrui. Io so solo che ho piacere a suonare con lui perché lo reputo l’artista più grande della nostra contemporaneità. Ma so anche che io sono un artista diverso, ho le mie storie, ho le mie riflessioni. E ho la mia musica».

Il 24 Maggio esce "vorrei bastasse"

  

Nato il 19 maggio 1982, Giovanni Baglioni ha ereditato dal padre Claudio la passione per la musica. Dopo aver studiato diversi strumenti, si è specializzato in chitarra acustica. Venerdì 24 maggio esce il suo nuovo album, dal titolo Vorrei bastasse, 13 anni dopo l’album dell’esordio Anima meccanica.

Età 40 anni

Professione Musicista

Famiglia Figlio di Claudio Baglioni e della cantautrice Paola Massari

Fede Ha ricevuto un’educazione cattolica e ha poi fatto propria la fede

 
 
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