Lisbona, dai nostri inviati
«Dobbiamo dare molto fiducia a questi ragazzi e aiutarli a capire che questo mondo si può cambiare e che il protagonismo non serve per sé ma per gli altri», ci dice al termine di “Protagonisti, la festa dei giovani italiani a Lisbona” al Passeio Maritimo de Algès di Lisbona, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna.
Papa Francesco ha voluto questa Gmg come una corale preghiera dei giovani per la pace, per fermare ogni guerra a cominciare da quella che dilania l’Ucraina per la quale il cardinale si è impegnato in prima persona con la missione compiuta, da inviato speciale del Santo Padre, a Kiev, Mosca e poi Washington. «La preghiera è importante», continua Zuppi, «la preghiera che si innalza anche dai giovani di Lisbona è una speranza che finisca quanto prima quella enorme mostruosità che è la guerra che produce tanta morte, violenza, odio, sofferenza che resta lì e non va via. Noi dobbiamo continuare a pregare e soprattutto ad agire per la pace».
Mentre ci rilascia queste dichiarazioni il cardinale, è ancora alto il vociare dei ragazzi che lasciano l’area della festa, che abbiamo seguito minuto per minuto. Fin dall’arrivo delle frotte chiassose. «Si vede, si sente, l’Italia è qui presente». Lo urlano, saltando e battendo le mani i ragazzi di Napoli, tra gli ultimi ad arrivare a Portano con sé le bandiere del Napoli e intanto, nell’attesa dell’inizio, intonano pure l’intramontabile inno a Maradona. Il loro è l’unico vessillo calcistico che si vede, a parte una bandiera, alle prime file, del Catanzaro, neopromossa in Serie B con punteggio e numero di reti record.
Non c’è traccia di campanilismo però. L’abbraccio è unico e totale e tutti cantano con slancio l’inno di Mameli, anche i coetanei stranieri invitati all’evento. Sotto il palco si sono ritrovati gran parte dei 65 mila ragazzi del nostro Paese iscritti a questa GMG, accampandosi sul prato ore prima dell’inizio della festa per avere un posto migliore. Ci sono, in un’area riservata anche il cardinale Zuppi e i vescovi di varie diocesi. I giovani cantano e ballano, ma con lo stesso trasporto ascoltano le testimonianze e pregano. Fiat 131 li ha coinvolti con la sua versione di Notte prima degli esami, il mitico pezzo di Venditti arricchito da strisce rap, Lda, il figlio di Gigi D’Alessio, venuto alla ribalta grazie ad Amici, il talent condotto da Maria De Filippi, con i due sue brani che vanno per la maggiore.
Ha parlato al cuore di questa folla gioiosa il videomessaggio di Mattarella che ha firmato il tricolore giunto qui a Lisbona, ricevendo il 10 giugno scorso al Quirinale una delegazione di ragazzi in partenza per la Gmg con il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi.
Ma anche la testimonianza di Cristina Chirichella, la pallavolista che ha incoraggiato i ragazzi a non temere le sconfitte: «Sono utili quanto le vittorie, ci aiutano a migliorare». Il suo consiglio? «Buttatevi a capofitto nelle vostre passioni, perché farete un pieno di emozioni».
Lo scrittore e professore Enrico Galiano tocca con taglio e parole diverse lo stesso tema: vincere l’ansia dell’insuccesso, raccontando di quando volontariamente si fermò al decimo palleggio col piede, pago di esser riuscito a toccare quel “record” e timoroso di infrangerlo con uno sbaglio. «Non fate il mio stesso errore, meglio cadere con la paura di volare». Il suo messaggio? «Ragazzi voi non siete il futuro siete il presente!».
Anche l’ex miss Italia e attrice di A un passo dal cielo Giusy Buscemi, più tardi incoraggerà i presenti: «Anche io ho le mie crisi, ma non bisogna smettere mai di sognare e desiderare. Mi chiedo: qual è la mia buona battaglia? La sto combattendo? È un’arte decidere ogni giorno di farlo. Mentre c’è chi la combatte per guadagnare potere, io voglio combatterla per amare».
A introdurre gli ospiti (la serata è stata trasmessa in diretta da TV2000) Carolina Di Domenico e Gabriele Vagnato, supportati dalle gag di Carlo Amleto.
Infiamma i ragazzi, poi, il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti: «La partita si gioca adesso, nel presente e dobbiamo giocarla insieme, senza temere la fragilità che è una condizione umana, il riconoscerlo ci rende più forti e più pronti a cogliere e sostenere la fragilità altrui. Neppure i dubbi devono farci paura, anche essi ci portano a Dio, che ci dà appuntamento proprio nella fragilità. Dobbiamo andare di fretta ce lo diceva anche don Tonino Bello invitandoci ad unire le nostre fragilità. Le frustrazioni sono positive, quando aiutano a misurarsi con la realtà e a crescere. Ragazzi, c’è bisogno di voi, di nuova linfa, tutti insieme per evitare il male e diventare una nuova forza generatrice. Avete due preziosi riferimenti il Vangelo e la Costituzione, occhio a non farli diventare soprammobili che prendono la polvere sugli scaffali. Dobbiamo diventare noi il cambiamento per cambiare le cose, dobbiamo cambiare anche noi, i nostri rapporti con le persone e con la natura che ci accoglie. Il noi è la vera forza, occorre un impegno collettivo, la capacità di costruire giustizia è indispensabile per la vera legalità. Essere credibili vuol dire essere responsabili. C’è bisogno di una politica che sappia soddisfare la sete e la fame di giustizia diffuse, una politica intesa come servizio perché non vinca la legge della forza, ma la forza della legge».
Don Ciotti alla fine ha fatto ai giovani un affascinante invito: «Guardate un animaletto, la formica: a differenza di noi uomini ha due stomachi, il primo per alimentarsi lei, il secondo dove conserva una parte di cibo per le formiche più fragili quando torna nella sua “casa”. Anche noi abbiamo bisogno di un secondo stomaco, vi auguro tanta solitudine perché solo in essa scopriamo il nostro mondo interiore. Non è isolamento che è silenzio, la solitudine è dialogo con la realtà. Diffidate di chi parla di voi senza parlare con voi e distinguete gli educatori dai seduttori, non mettete la vostra libertà in vendita lasciandovi ingannare da una società spacciatrice di illusioni. Pensiamo al Mar Mediterraneo alle vite perse in quelle acque o allo strapotere delle mafie: che senso ha tutto il resto se continuerà questo male? Dio è negli ultimi, trasformiamo la preghiera in vita e la vita in preghiera».
Breve, eppure trascinante l’intervento di don Michele Falabretti da oltre un decennio Responsabile del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile della CEI che parte dal celebre capolavoro di Antoine de Saint-Exupèry: «Il Piccolo principe fu dato alle stampe esattamente 80 anni fa. Io lo lessi a 11 anni, dicevano che era facile e si poteva finire rapidamente, ma io mi fermai alla prima illustrazione: vedevo il cappello e non il serpente. Poi, più avanti nel tempo, ho capito che per vedere il serpente che ha inghiottito l’elefante, devi essere e restare giovane nell’intimo. Mantenete sempre questo spirito di oggi. Vi invito ad accendere le torce dei vostri cellulari: chissà che cosa vedono i grandi davanti alla tv. Si staranno chiedendo: quanti sono? Quasi 65 mila, ma se ti dicessi che tu sei solo un puntino tra i tanti, ci resteresti male. Tutti vorremmo che qualcuno vedesse dietro il puntino, la nostra storia, i nostri sentimenti. Un giorno papa Giovanni XXIIII mentre stava posando per Manzù, che era ateo, vide l’artista piangere per la morte del comune amico don Giuseppe De Luca e allora gli disse: “Giacomo, hai notato che quando piangi e guardi il cielo le tue lacrime diventano stelle?”. Ecco, guardate il cielo sempre, quando le lacrime sono di gioia e quando nascono da un dolore, sta a voi trasformarle in stelle… guardando il cielo».
Prima della preghiera finale, Zuppi, nel frattempo salito sul palco e seduto accanto a monsignor Baturi e al vescovo ausiliare di Lisbona e presidente della Fondazione GMG 2023, Amerigo Aguiar, tra i nuovi cardinali che verranno creati nel concistoro del 30 settembre (si è conquistato applausi fragorosi ammettendo di non sapere neppure una parola di italiano ma di essersi aiutato con il traduttore Deepl per il suo discorso), ha rivolto un vibrante messaggio: «Alleniamo il nostro cuore imparando ad amare Gesù chi lo fa imparerà anche ad amare se stesso e solo chi sceglie di amare gli altri, di combattere la buona battaglia, riesce ad amare anche le proprie paure, le proprie fragilità. Ci stiamo allenando in questi giorni e anche se ci sono le cadute, bisogna andare avanti. Il nostro protagonismo non è mettere avanti se stessi, il proprio ego, ma dare un senso alla vita, senza lasciarsene travolgere, combattendo male e ingiustizie, tutte le guerre, quelle piccole che si consumano anche in strada e quelle grandi, terribili come quella che divampa in Ucraina».
Poi, Zuppi, ricorda la preghiera di don Tonino Bello a Maria «per avventurarci come Lei negli oceani della libertà e dell’amore». Arrivano, infine, sul palco i doni dei ragazzi italiani alla Chiesa portoghese: le due effigi sacre simbolo che hanno accompagnato il loro cammino verso questo evento: il Crocifisso di San Damiano e la Madonna di Loreto. Mentre si prega sui monitor vanno le immagini ingrandite di candele e torce ardenti, come la speranza che accendono questi ragazzi, capaci di gioire e commuoversi quando qualcuno gli parla con amore di Dio e con sincerità della propria ricerca di fede.
Resta il tempo per raccogliere le voci di alcuni di loro. Quasi tutti sono alla loro prima Gmg: «È un’emozione unica vedere così tanta gente, trasmette un’energia pazzesca. Non si può smettere di sorridere e gioire in questi giorni. Mi sento a casa», dice Chiara, 21 anni, della diocesi di Fidenza, da dove sono arrivati in settanta. «La Messa d’apertura al Parque Eduardo VII ci ha galvanizzato perché è molto emozionante, e anche un po’ strano, vedere gente di tutto il mondo e di tante lingue uniti da qualcosa, anzi qualcuno, di più grande», dicono Daniele e Davide, anche loro al “debutto” nella Gmg, «da papa Francesco ci aspettiamo qualche provocazione e soprattutto una ricarica per la nostra fede». Martina è l’unica del gruppo che ha vissuto un’altra Gmg, quella di Cracovia 2016: «Questo incontro lo abbiamo atteso a lungo perché di mezzo c’è stata la pandemia che ci ha isolato e diviso. Dopo due anni di chiusura ci sembrava impossibile tornare ad abbracciarci e invece è stato bellissimo».
Tra la folla dei ragazzi c’è un nutrito gruppo che è arrivato da Torino in pullman al termine di un lungo pellegrinaggio mariano: «Siamo stati prima a Lourdes, poi a Fatima e infine a Coimbra dove è vissuta Lucia Dos Santos, morta nel 2005, una dei tre pastorelli di Fatima», raccontano Tommaso, Alice, Samuele, Federico e Stefano, «non ci aspettavamo che la Gmg fosse così. Un posto dove possiamo parlare tra di noi e dove siamo tutti amici anche se non ci conosciamo».Tra le esperienze che più hanno colpito i ragazzi durante il pellegrinaggio c’è la fiaccolata sulla spianata del Santuario di Lourdes: «È stato un momento molto toccante, vedere gli ammalati pregare insieme ai loro accompagnatori, la luce delle fiaccole, tanti giovani diretti verso Lisbona».
Federico, Elena, Emanuele, Beatrice, Annalisa, Giovanni e Cristiano arrivano dalla diocesi di Roma: «Anche per noi è la prima Gmg», raccontano, «mi ha sorpreso positivamente l’atmosfera. Prima di arrivare qui siamo stati a Lourdes e poi a Fatima in un pellegrinaggio che ci aiutato a riflettere sulla figura di Maria». Anche loro come Lei vogliono alzarsi e andare in fretta, per un vita d’amore che vinca sull’odio.