L’assemblea continentale europea del Sinodo a Praga si è conclusa il 12 febbraio. Ma, di fatto, va considerata come parte dell’assemblea la nota sulla situazione in Nicaragua dell’arcivescovo Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali di Europa. Perché era stato proprio al termine di quell’assemblea che i vescovi avevano dato mandato al presidente del Consiglio che riunisce i rappresentanti di 45 Paesi di Europa di prendere una posizione, a nome di tutti, su quello che sta accadendo in Nicaragua.
Non è passata inosservata, infatti, la condanna a 26 anni di carcere per tradimento, minaccia all’integrità nazionale e diffusione di false informazioni comminata al vescovo di Matagalpa Rolando Àlvarez, che era stato arrestato ad agosto e che ha rifiutato l’esilio che lo avrebbe salvato dal carcere.
Ma è sempre stato presente anche il conflitto in Ucraina, richiamato sin dall’inizio dei lavori dell’arcivescovo Grušas e tornato in diversi rapporti nazionali, molti interventi, e vibranti allocuzioni partite dai rappresentanti dell’Ucraina, ma anche parole di ringraziamento e pace portate dai rappresentanti russi.
Insomma, si parlava di sinodalità – il tema del prossimo sinodo è “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” – ma con la testa ben piantata in una Europa che vive la sfida della secolarizzazione e che si ritrova, oltre trenta anni dopo il crollo del Muro di Berlino, ancora divisa, perché Est ed Ovest hanno differenze sostanziali. Eppure, c’è chi ha notato che c’è anche un divario Nord e Sud, e un dialogo che è ormai circolare, tocca tutte le realtà di Europa, portando a volte tensioni, ma ancora più spesso arricchimento.
A cosa serviva l’assemblea continentale? Al di là dei molti incontri regionali, era la prima volta che una assemblea europea mettesse insieme tutto il popolo di Dio – vescovi, sacerdoti, religiosi, laici – e l’idea era quella di raccogliere i contributi di tutti, di fare una fotografia della situazione. Non si andava per avere conclusioni, ma per aprire procesis, come vuole papa Francesco.
Da lì, è scaturito un documento, accettato dall’assemblea, che rispecchia tutti i temi del dibattito che si è svolto in 39 rapporti nazionali, le conclusioni dei gruppi di lavori linguistici e diversi interventi liberi. Il documento, che sarà pubblicato una volta che avrà incorportato tutte le indicazioni, anche stilistiche, dell’assemblea, mette in luce priorità, timori, sfide delle Chiese che sono in Europa. Chiese eterogenee, ma con delle caratteristiche comuni, a partire da quella appartenenza a Cristo che risuona incredibilmente anche quando a parlare sono le nazioni che sembrano più secolarizzate.
L’incontro generale è durato dal 5 al 9 febbraio. Quindi, come chideva il punto 108 del documento di lavoro della Tappa Continentale, i vescovi si sono riuniti per discernere su quello che era stato detto. Hanno redatto un documento breve, che non va a sostituire quello dell’assemblea ma lo accompagna, in cui hanno ribadito il loro impegno per una Chiesa sinodale, ma hanno anche sotolineato la loro comune adesione a Cristo.
Nella nota conclusiva, i vescovi mettono in luce come “l’ascolto reciproco, il dialogo fecondo, il racconto di come le nostre comunità ecclesiali hanno vissuto la prima fase del processo sinodale e si sono preparate a questo appuntamento continentale” siano “il segno evidente dell’unica appartenenza a Cristo”.
Nella nota c’è anche l’impegno a “a continuare a vivere e promuovere il processo sinodale nelle strutture e nel vissuto delle nostre diocesi”. “Questa esperienza della sollecitudine per tutta la Chiesa in Europa ci ha rincuorato nel nostro impegno per vivere con fedeltà la nostra missione universale”, si legge ancora nella nota: «Vogliamo camminare insieme, popolo santo di Dio, laici e pastori, pellegrini per le vie d’Europa per annunciare la gioia del Vangelo che scaturisce dall’incontro con Cristo e vogliamo farlo insieme a tanti fratelli e sorelle delle altre confessioni cristiane. Vogliamo impegnarci per allargare lo spazio delle nostre tende, perchè le nostre comunità ecclesiali siano luogo dove tutti si sentano accolti».
Il percorso, insomma, è appena cominciato. Cruciale sarà l’impegno dei vescovi, che saranno chiamati a discernere e applicare i frutti dell’assemblea nelle loro diocesi. Importante sarà il lavoro della Segreteria generale del Sinodo, che dovrà incorporare le sollecitazioni arrivate dalle tappe continentali.
Si è tenuta, infatti, anche una tappa continentale in Oceania nei giorni in cui ci si riuniva a Praga, mentre subito dopo sono cominciate le assemblee di Medio Oriente e America del Nord, e si preparano quelle del Sudamerica, dell’Africa e dell’Asia.
Il cammino, insomma, è appena cominciato.