Partigiani sfilano a Milano il 25 aprile 1945.
“Le due anime della resistenza, quella rossa e quella cattolica, sono state complementari. La componente cattolica non era affatto minoritaria, anche se nell’opinione pubblica la resistenza è più legata all’immagine del partigiano comunista”. Il professor Mario Taccolini, direttore del Dipartimento di Scienze storiche e filologiche dell’Università cattolica del Sacro cuore e direttore dell’Istituto storico della resistenza, spiega che “i cattolici hanno dato un contributo non secondario nella lotta di liberazione. Per Taccolini è venuto il momento di far conocere di più la storiografia sulla "resistenza bianca" per troppi anni forse messa in secondo piano dalla storiografia di taglio marxista. Occorre comunque sottrarre la Resistenza alle strumentalizzazioni politiche e ricordare che fu "Resistenza degli italiani". Credenti laici, sacerdoti, suore e religiosi, a vario titolo hanno contribuito alla guerra di liberazione, grazie anche all’appoggio di vescovi, come quello di Brescia, monsignor Giacinto Tredici, che avevano capito qual era la posta in gioco in quegli anni”. L'intervista integrale al professor Taccolini verrà pubblicata sul mensile Jesus.
Il professor Taccolini ricorda, tra gli altri, don Giacomo Vender, che si “aggrega ai primi gruppi di partigiani come cappellano, ed entra poi a far parte del Comitato di liberazione nazionale”. Il manifesto dei cattolici impegnati nella resistenza e la loro scelta di non violenza, dice Taccolini, “è tutta contenuta nella preghiera del Ribelle, di Teresio Olivelli e nell’omonimo giornale al quale lo stesso don Vender partecipò attivamente”. Tra le donne cattoliche impegnate nella resistenza, il recente volume edito da In dialogo “La resistenza delle donne”, a cura di Giorgio Vecchio, ricorda Tina Anselmi, staffetta partigiana e in seguito prima donna ministro della nostra Repubblica.