Due “prime volte” per i due protagonisti dell’inaugurazione della Stagione 2011-2012 del Teatro alla Scala. Il 7 dicembre infatti - giorno di S.Ambrogio, patrono della città di Milano – Daniel Barenboim salirà sul podio per un’apertura di stagione nelle vesti appena indossate di direttore musicale del Teatro. E Robert Carsen, dopo sei regie di successo (alcune memorabili, come quelle di Alcina di Haendel, Dialoghi delle Carmelitane di Poluenc o Sogno di una notte di mezza estate di Britten) firmerà un allestimento tutto scaligero, che in nessun altro teatro al mondo è stato visto.
L’incontro avverrà nel segno di Don Giovanni di Mozart. E l’attesa dell’evento che sarà trasmesso alle 18 da Rai5 è come sempre altissima. Perché Barenboim, che prima che ammirato direttore è stato ed è un grandissimo pianista, è ormai un personaggio caro al pubblico milanese (a sant'Ambrogio ha già diretto Tristano e Isotta di Wagner e Carmen di Bizet). Perché l’opera mozartiana è fra le più amate e popolari e la figura del libertino è un mito del teatro di tutto i tempi. E perché Carsen, scavando nel libretto e nelle pieghe della musica, è sempre in grado di “svelare” qualche cosa di nuovo dai capolavori del passato.
Argentino di nascita, 70 anni nel 2012, bambino prodigio e musicista
universale, con un occhio di riguardo per iniziative straordinarie come
la West-Eastern (l’Orchestra formata fra gli altri da ragazzi israeliani
e palestinesi), Barenboim ha un precedente discografico con Don
Giovanni: una versione del 1975 con la English Chamber Orchestra
pubblicata da Classic Voice. Carsen, canadese, ha invece concepito una
versione tutta scaligera, nella quale l’azione sarà ambientata nella
Sala del Piermarini, con pochi elementi scenici a sottolineare la figura
“smisurata” di un personaggio “fuori dal tempo e profondamente
italiano”.
Nel cast attesissima è la Donna Anna di Anna Netrebko. Mentre
il protagonista sarà Peter Mattei, che si alternerà a Ildebrando
D’Arcangelo: quest’ultimo in alcune repliche sosterrà il ruolo del servo
Leporello.
È un’opera immensa il Don Giovanni di Mozart (1756-1791) e Da Ponte. Non solo per la musica: libretto e librettista, protagonista e storia, genesi e prima rappresentazione, tutto è diventato oggetto di studio, ammirazione, addirittura mito. La figura di Don Giovanni nasce nel teatro seicentesco sotto varie forme e varianti (la più famosa è quella di Molière). Ma Mozart (che allora aveva 31 anni) e Lorenzo Da Ponte ne hanno fatto un “dramma giocoso” nel quale però è difficile distinguere i connotati comici e caricaturali da quelli metafisici e morali. Certo la storica prima di Praga del 1787 è ricordata come uno degli eventi musicali di tutti i tempi. E il viaggio di Mozart verso la città rimane un episodio centrale della sua vita.
Ma altrettanto nota è la vicenda della prima di Vienna (dell’anno successivo), con tagli e modifiche della versione praghese e un successo ben più tiepido che fece dire all’lmperatore Giuseppe II: «Il Don Giovanni non è pane per i denti dei miei viennesi».
Da allora Don Giovanni è stato al centro delle critiche, della passione, delle dispute e degli innamoramenti di artisti, musicisti, filosofi (basta ricordare il lungo saggio del danese Søren Kierkegaard).
Ovviamente l’opera è una sfida e un banco di prova per i cantanti: e se indimenticabile è stata la versione di Ruggero Raimondi, immortalata anche dal film di Losey, don Giovanni e il servo Leporello esigono un basso-baritono che può anche invertire i due ruoli. Ma è anche un punto di arrivo per i registi (memorabile l’allestimento scaligero di Giorgio Strehler o quello di Peter Brook). E ovviamente per i direttori (la tradizione italiana è ricca di interpretazioni straordinarie, fra le quali quella di Riccardo Muti). Per il poeta e librettista Lorenzo Da Ponte Don Giovanni è stata una passione che mai lo ha lasciato: trasferitosi a New York negli ultimi anni della sua vita, aprì un negozio di dolci e vini e riuscì nell’intento di fare rappresentare l’opera, in inglese, in un teatro locale. Né di Mozart né di Da Ponte è noto il luogo della sepoltura.