Cari amici lettori, dopo la pubblicazione sullo scorso numero dell’intervista a papa Francesco, ci sono arrivati tanti vostri messaggi: segno che il Santo Padre è capace di toccare il cuore anche “dalla carta” e di suscitare reazioni, emozioni, riflessioni. Abbiamo pensato di condividerle nella pagina delle lettere, perché circolino come aria benefica nelle nostre giornate.
È anche una gioia e una soddisfazione essere stati ripresi su diversi media (non solo carta stampata, ma anche tv, online e agenzie, in Italia e all’estero): segno che il pensiero di papa Bergoglio è sempre oggetto di grande attenzione da parte dell’opinione pubblica mondiale, credente e non credente. La capacità del Santo Padre di parlare “col cuore”, come titolava il Messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali del 2023, e di arrivare “al cuore”, risvegliando sentimenti sopiti di fede, gioia, calore umano e spirituale, non può che farci bene.
Era il sogno di Beethoven per la sua Missa solemnis: «Dal cuore possa andare nuovamente al cuore!». Ma toccando l’anima, Francesco fa anche pensare, parlando per immagini e simboli più che per concetti. E soprattutto si rifà, spesso anche in modo “implicito”, al Signore Gesù e al Vangelo, traducendolo in linguaggio di vita. Forse proprio la sua capacità di “decifrare” il sentire concreto e quotidiano delle persone è un dono (e un’arte) di cui gli dobbiamo essere grati.
Continuamente lo ricorda anche ai teologi: la riflessione cristiana non può essere lontana dalla vita. O, come ha scritto in Evangelii gaudium, «La realtà è superiore all’idea». Questo non significa che oggi non ci siano più riferimenti e anche regole là dove occorre, come nella recente nota del Dicastero della dottrina della fede Gestis verbisque sulla validità dei sacramenti, dove si interviene su alcuni “abusi” liturgici richiamando la sana Tradizione della Chiesa di sempre. Proprio in un passaggio dell’ultima udienza, dedicato al vizio della “tristezza”, il Santo Padre evocava situazioni che tutti sperimentiamo: «Nel cuore dell’uomo nascono speranze che vengono a volte deluse. Può essere il desiderio di possedere una cosa che invece non si riesce ad ottenere; ma anche qualcosa di importante, come una perdita affettiva.
Quando questo capita, è come se il cuore dell’uomo cadesse in un precipizio, e i sentimenti che prova sono scoraggiamento, debolezza di spirito, depressione, angoscia». Da lì si è agganciato a uno dei pilastri della fede cristiana di sempre, la risurrezione e la vita futura: «Per quanto la vita possa essere piena di contraddizioni, di desideri sconfitti, di sogni irrealizzati, di amicizie perdute, grazie alla risurrezione di Gesù possiamo credere che tutto sarà salvato.
Gesù non è risorto solo per sé stesso, ma anche per noi, per riscattare tutte le felicità che nella nostra vita sono rimaste incompiute». E ha concluso: «Ogni giorno del cristiano è un esercizio di risurrezione». Questo è il linguaggio della vita illuminata dalla speranza cristiana. Un ottimo esercizio per questa Quaresima.