È l’ultima domenica dell’anno liturgico e solennità di Cristo Re e il Papa all’Angelus commenta il brano odierno del Vangelo che presenta Gesù davanti a Ponzio Pilato al quale è stato consegnato affinché lo condanni a morte. «Tra i due, però, inizia un breve dialogo», afferma il Papa, «attraverso le domande di Pilato e le risposte del Signore, due parole in particolare si trasformano, acquistando un senso nuovo: la parola “re” e la parola “mondo”. In un primo momento Pilato chiede a Gesù: “Tu sei il re dei Giudei?”. Ragionando da funzionario dell’impero, vuole capire se l’uomo che ha di fronte costituisca una minaccia, e un re per lui è l’autorità che comanda su tutti i suoi sudditi. In risposta, Gesù afferma di essere re, sì, ma in ben altro modo! Gesù è re in quanto è testimone: è Colui che dice la verità. Il potere regale di Gesù, Verbo incarnato, sta nella sua parola vera ed efficace, che trasforma il mondo».
Il “mondo” di Ponzio Pilato, ha spiegato Bergoglio, «è quello dove il forte vince sul debole, il ricco sul povero, il violento sul mite. Un mondo che purtroppo conosciamo bene. Gesù è Re, ma il suo regno non è di questo mondo. Il mondo di Gesù, infatti, è quello nuovo, quello eterno, che Dio prepara per tutti donando la sua vita per la nostra salvezza. È il regno dei cieli, che Cristo porta sulla terra effondendo grazia e verità. Il mondo, del quale Gesù è Re, riscatta la creazione rovinata dal male con la forza dell’amore divino che libera e perdona, che dona pace e giustizia. Fratelli e sorelle, Gesù parla a Pilato da molto vicino, ma questi gli resta lontano, perché abita un mondo diverso. Il loro dialogo non diventa un’intesa, Pilato non si apre alla verità, anche se ce l’ha di fronte. Farà crocifiggere Gesù, e ordinerà di scrivere sulla croce: “Il re dei Giudei”, ma senza capire il senso di quelle parole».
Il Pontefice invita a chiederci: «Posso dire che Gesù è il mio “re”? In che senso? La sua Parola è la mia guida, la mia certezza? Vedo in Lui il volto misericordioso di Dio verso di me e verso ogni fratello e sorella?».
Al termine della preghiera mariana, dalla finestra del Palazzo apostolico, a fianco del Papa si sono affacciati un ragazzo e una ragazza coreani, che sono rimasti poi fino al saluto finale. «Questi due ragazzi coreani hanno preso oggi la croce della Giornata mondiale della gioventù, che sarà a Seul, e la porteranno in Corea per preparare la giornata. Un applauso ai coreani e anche un applauso ai giovani portoghesi che hanno consegnato la croce», ha detto rivolgendosi ai fedeli presenti in piazza San Pietro, e aggiungendo che «oggi si celebra nelle Chiese particolari la 39/a Giornata mondiale della gioventù sul tema “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi”. Anche i giovani si stancano alle volte se non sperano nel Signore. Saluto le delegazioni del Portogallo e della Corea del Sud che hanno fatto il passaggio del testimone nel cammino verso la Gmg di Seul nel 2027».
Il Papa ha poi confermato che il prossimo anno saranno canonizzati Pier Giorgio Frassati e il beato Carlo Acutis e ha invitato a pregare per il Myanmar: «Domani il Myanmar celebra la Festa nazionale, in ricordo della prima protesta studentesca che avviò il Paese verso l'indipendenza e nella prospettiva di una stagione pacifica e democratica, che ancora oggi fatica a realizzare. Esprimo la mia vicinanza all'intera popolazione del Myanmar, in particolare a quanti soffrono per i combattimenti in corso, soprattutto i più vulnerabili: bambini, anziani, malati, rifugiati, tra i quali i Rohingya. A tutte le parti coinvolte - ha aggiunto il Pontefice - rivolgo un accorato appello affinché tacciano le armi, si apra un dialogo sincero, inclusivo, in grado di assicurare una pace duratura».
Infine, l’appello a continuare a pregare «per la martoriata Ucraina, che soffre tanto, per la Palestina, per Israele, il Libano, il Sudan. Chiediamo la pace».