«Non siamo nati per uccidere, ma per far crescere i popoli». Papa Francesco riprende la parola, seppur a fatica, per chiedere, ancora una volta, di pregare «per la pace, facciamo del nostro tutto per la pace». Il Pontefice insiste: «Non dimenticatevi che la guerra è una sconfitta sempre». Chiede che «si trovino cammini di pace. Per favore, nella vostra preghiera quotidiana chiedete la pace», insiste. E ricorda «la martoriata Ucraina, quanto soffre. E pensate alla Palestina, a Israele, a Myanmar al Nord Kivu, al Sud Sudan, tanti paesi in guerra. Per favore preghiamo per la pace, facciamo penitenza per la pace».
Anche questa settimana il Papa parla solo nei saluti in lingua spagnola e italiana. Prima aveva cominciato a leggere il discorso per poi passare il testo a «un sacerdote», don Pierluigi Giroli, «perché io, con la mia bronchite, non posso ancora, spero che la prossima volta possa». Francesco aveva però indicato il tema di questa settimana. «Nel nostro percorso giubilare di catechesi su Gesù che è nostra speranza», aveva detto, «oggi ci soffermiamo sull’avvenimento della sua nascita a Betlemme»
Una nascita che è legata al viaggio. «Dio entra nella storia facendosi nostro compagno di viaggio e inizia a viaggiare quando è ancora nel grembo materno. L’evangelista Luca ci racconta che appena concepito andò da Nazareth fino alla casa di Zaccaria ed Elisabetta; e poi, a gravidanza ormai compiuta, da Nazareth a Betlemme per il censimento. Maria e Giuseppe sono costretti ad andare nella città del re Davide, dove era nato anche Giuseppe. Il Messia tanto atteso, il Figlio del Dio altissimo, si lascia censire, cioè contare e registrare, come un qualunque cittadino. Si sottomette al decreto di un imperatore, Cesare Augusto, che pensa di essere il padrone di tutta la terra».
Betlemme, che significa «casa del pane», accoglie la profezia. «L’angelo Gabriele aveva annunciato la nascita del Re messianico nel segno della grandezza: “Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”». Ma Gesù «nasce in un modo del tutto inedito per un re». Non in un «palazzo reale, ma nel retro di una casa, nello spazio dove stanno gli animali. Luca ci mostra così che Dio non viene nel mondo con proclami altisonanti, non si manifesta nel clamore, ma inizia il suo viaggio nell’umiltà. E chi sono i primi testimoni di questo avvenimento? Sono alcuni pastori: uomini con poca cultura, maleodoranti a causa del contatto costante con gli animali, vivono ai margini della società. Eppure essi praticano il mestiere con cui Dio stesso si fa conoscere al suo popolo». Sono loro scelti «come destinatari della più bella notizia mai risuonata nella storia: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”».
È quello, la mangiatoia, il luogo per incontrare il Messia. «Accade infatti che, dopo tanta attesa, “per il Salvatore del mondo, per Colui in vista del quale tutte le cose sono state create, non c’è posto”».
E così i pastori imparano che il «Messia tanto atteso nasce per loro, per essere il loro Salvatore, il loro Pastore. Una notizia che apre i loro cuori alla meraviglia, alla lode e all’annuncio gioioso».
I pastori, «a differenza di tanta gente intenta a fare mille altre cose», diventano «i primi testimoni dell’essenziale, cioè della salvezza che viene donata. Sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’avvenimento dell’Incarnazione». Sul loro esempio anche noi, conclude la catechesi, dobbiamo essere «capaci di stupore e di lode dinanzi a Dio, e capaci di custodire ciò che Lui ci ha affidato: i talenti, i carismi, la nostra vocazione e le persone che ci mette accanto. Chiediamo al Signore di saper scorgere nella debolezza la forza straordinaria del Dio Bambino, che viene per rinnovare il mondo e trasformare la nostra vita col suo disegno pieno di speranza per l’umanità intera».