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mercoledì 19 marzo 2025
 
La lettera
 

Il Papa contro le deportazioni di massa di Trump: «No ai muri di ignominia»

11/02/2025  Francesco scrive ai vescovi statunitensi per ringraziarli dell'impegno in favore dei più indifesi e chiama tutti i cattolici «e le persone di buona volontà a non cedere a narrazioni che discriminano e causano sofferenze inutili ai nostri migranti»

Deportare le persone lede la dignità umana, così come identificare i migranti con dei criminali. Papa Francesco lo scrive chiaramente, in una lettera in dieci punti indirizzata «ai cari fratelli nell’episcopato» che stanno vivendo «momenti delicati» per via dell’«importante crisi che si sta verificando negli Stati Uniti Uniti a seguito dell’inizio del programma di deportazione di massa».

In inglese e spagnolo (non solo perché la lingua madre di Francesco, ma anche perché la seconda più parlata negli Usa e la prima tra i migranti), il Papa ricorda a che «un autentico stato di diritto si verifica proprio nel trattamento dignitoso che tutti gli uomini meritano, specialmente i più poveri ed emarginati. Il vero bene comune si promuove quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti, come ho affermato in numerose occasioni, accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, indifesi e vulnerabili».

Questo non significa che uno Stato non debba regolamentare l’immigrazione Tutt’altro. Nel farlo, però, non può calpestare i diritti dei più deboli. «Lo sviluppo di una politica che regolamenti una migrazione ordinata e legale non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri. Ciò che si costruisce sulla base della forza, e non sulla verità e sulla pari dignità di ogni essere umano, inizia male e finirà male». Francesco ricorda che «la coscienza rettamente formata non può non fare un giudizio critico ed esprimere il proprio dissenso verso ogni provvedimento che tacitamente o esplicitamente identifichi lo status illegale di alcuni migranti con criminalità. Allo stesso tempo, bisogna riconoscere il diritto di una nazione per difendersi e mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso atti violenti o crimini gravi durante il soggiorno nel paese o prima dell’arrivo. Detto questo, l’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave degrado dell'ambiente, lede la dignità di tanti uomini e donne, e di intere famiglie, e le pone in una condizione di particolare vulnerabilità e mancanza di difesa».

Il Papa esorta «tutti i fedeli cristiani e gli uomini di buona volontà» a «guardare alla legittimità delle norme e delle politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, e non viceversa» perché «solo affermando l'infinita dignità di tutti, la nostra propria identità come persone e come comunità giunge a maturazione».

Infine, senza mai citare Trump, il Papa sottolinea che «preoccuparsi dell'identità personale, comunitaria o nazionale, al di fuori di queste considerazioni, introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà del più forte come criterio di verità». E, ringraziando i vescovi degli Stati Uniti per quel che stanno facendo per difendere la dignità dei migranti, esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano sofferenze inutili ai nostri migranti e ai fratelli e sorelle rifugiati. Con carità e chiarezza siamo tutti chiamati a vivere nella solidarietà e fraternità, per costruire ponti che ci avvicinino sempre di più, per evitare muri di ignominia e per imparare a donare la nostra vita come Gesù Cristo ha dato la sua per la salvezza di tutti».

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