Assieme al Natale e alla Pasqua, la solennità di Pentecoste è una delle feste più importanti dell’anno liturgico. L’incenso, la preghiera eucaristica in latino, la Basilica di San Pietro gremita di fedeli. Papa Francesco, contrariamente a quanto annunciato, a causa dei problemi al ginocchio assiste ma non presiede la celebrazione eucaristica. Al suo posto, il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio.
Nella Pentecoste si ricorda la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo e si conclude il tempo di Pasqua. Il Pontefice pronuncia l’omelia, tutta dedicata al dono dello Spirito: «La Chiesa», avverte, «non si programma e i progetti di ammodernamento non bastano. Lo Spirito ci libera dall'ossessione delle urgenze e ci invita a camminare su vie antiche e sempre nuove, le vie della testimonianza, le vie della povertà, le vie della missione, per liberarci da noi stessi e inviarci al mondo», sottolinea Francesco, aggiungendo a braccio che lo Spirito Santo, con i diversi carismi, sembra dividere ma è «una divisione finta perché Lui fa anche l'armonia» tra i diversi carismi «e questa è la ricchezza della Chiesa».
Francesco ricorda che con la Pentecoste la Chiesa non può rimanere chiusa in sé stessa ma deve «uscire». Lo Spirito «sempre insegna alla Chiesa la necessità vitale di uscire, il bisogno fisiologico di annunciare, di non restare chiusa in sé stessa: di non essere un gregge che rafforza il recinto, ma un pascolo aperto perché tutti possano nutrirsi della bellezza di Dio; ci insegna ad essere una casa accogliente senza mura divisorie», ha sottolineato il Pontefice. Invece, «lo spirito mondano preme perché ci concentriamo solo sui nostri problemi e interessi, sul bisogno di apparire rilevanti, sulla difesa strenua delle nostre appartenenze nazionali e di gruppo. Lo Spirito Santo no: invita a dimenticarsi di sé stessi e ad aprirsi a tutti. E così ringiovanisce la Chiesa. Stiamo attenti: Lui la ringiovanisce, non noi. Noi cerchiamo di truccarla un po’ e questo non serve, Lui la ringiovanisce. Perché la Chiesa - ha proseguito il Papa - non si programma e i progetti di ammodernamento non bastano. Lo Spirito ci libera dall'ossessione delle urgenze e ci invita a camminare su vie antiche e sempre nuove, le vie della testimonianza, le vie della povertà, le vie della missione, per liberarci da noi stessi e inviarci al mondo».
Un cristiano che ascolta lo Spirito non si piange addosso, ha detto ancora il Papa, «quando vedi che si agitano in te amarezza, pessimismo e pensieri tristi, quante volte noi siamo caduti in questo, quando accadono queste cose è bene sapere - ha sottolineato Francesco - che ciò non viene mai dallo Spirito Santo. Mai, le amarezze, il pessimismo, i pensieri tristi non vengono dallo Spirito Santo. Viene dal male, che si trova a suo agio nella negatività e usa spesso questa strategia: alimenta l'insofferenza, il vittimismo, fa sentire il bisogno di piangersi addosso» e «il bisogno di reagire ai problemi criticando, addossando tutta la colpa agli altri. Ci rende nervosi, sospettosi e lamentosi. La lamentela è proprio il linguaggio dello spirito cattivo» e ti dà «uno spirito di corteo funebre. Lo Spirito Santo, al contrario», ha proseguito il Papa, «invita a non perdere mai la fiducia e a ricominciare sempre. Come? Mettendoci in gioco per primi, senza aspettare che sia qualcun altro a cominciare. E poi portando a chiunque incontriamo speranza e gioia, non lamentele; a non invidiare mai gli altri, mai. L'invidia è la porta dalla quale entra lo spirito cattivo», «mai invidiare. Lo Spirito Santo ci porta a rallegrarci dei loro successi».
«Il maligno fomenta le cose dette alle spalle e i pettegolezzi»
Il Papa sottolinea che lo Spirito Santo è concreto e realista perché, dice, «ci porta ad amare qui e ora: non un mondo ideale, una Chiesa ideale, non una congregazione religiosa ideale, ma quello che c’è, alla luce del sole, nella trasparenza, nella semplicità. Quanta differenza con il maligno, che fomenta le cose dette alle spalle, i pettegolezzi, le chiacchiere!». Per questo, è l’invito finale del Papa, «mettiamoci alla scuola dello Spirito Santo, perché ci insegni ogni cosa. Invochiamolo ogni giorno, perché ci ricordi di partire sempre dallo sguardo di Dio su di noi, di muoverci nelle nostre scelte ascoltando la sua voce, di camminare insieme, come Chiesa, docili a Lui e aperti al mondo».
Francesco in un videomessaggio inviato in occasione della Veglia ecumenica di Pentecoste organizzata da Charis International ha toccato i temi più scottanti dell'attualità: «Domani, con il potere dello Spirito Santo, cerchiamo quella persona che ci ha feriti, che non amiamo per diversi motivi, forse dentro la nostra stessa famiglia, e chiediamo perdono, o perdoniamo e abbracciamo. Così inizia la pace», ha detto Francesco, «poco a poco, uno più uno. La cultura della pace, che dobbiamo diffondere, comincia così. I Capi di Stato lavoreranno o meno per la pace e saranno giudicati dalla storia. A ognuno di noi spetta diffondere l'amore e vincere l'odio con le nostre azioni quotidiane. E i nostri figli impareranno a viverlo e i nostri nipoti impareranno da loro, e così potremo fare qualcosa perché il mondo cambi».
Il Papa ha sottolineato ancora che «la realtà di oggi nel mondo è segnata dalla malattia, la pandemia che si è portata via milioni di persone in tutto il mondo, e con essa il dolore, la sofferenza, l'assenza. E anche in tante parti del mondo la fame e popoli interi costretti all'esilio. E la guerra, guerra tra fratelli, guerra tra cristiani, come nel caso, in questo momento, della invasione dell'Ucraina», ha detto Papa Francesco aggiungendo che «sono un esempio di questa guerra in tutto il mondo anche la situazione nello Yemen, il martirio del popolo Rohingya e la particolare situazione del Libano, tra gli altri... guerra!». Bergoglio ricorda che come in cerchi concentrici, l'artigianato della pace si allarga dalla dimensione familiare a quella globale: «E di fronte a questo mondo dilaniato e anche timoroso del futuro incerto sorge questa notte la presenza luminosa dello Spirito Santo, che ci dà le forze, che ci dà il coraggio e la determinazione per lavorare instancabilmente per la pace che solo Lui può dare. La pace inizia nelle famiglie, nei rapporti interpersonali, interraziali, nei rapporti tra cristiani e con membri di altre religioni. La pace comincia nell’amore per il nemico, per chi non la pensa come me…. E ha aggiunto: «Soli non possiamo. Con lo Spirito Santo sì possiamo. L’odio sembra essersi impadronito del mondo ora. Ma c’è una forza più potente dell’odio, è la forza dell’amore, l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato».