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domenica 16 marzo 2025
 
IL DOCUMENTO
 

Il Papa istituisce il ministero laicale del catechista

11/05/2021  Una novità dal sapore conciliare. La presentazione ufficiale in Vaticano del Motu proprio Antiquum ministerium. Monsignor Rino Fisichella: «Non tutti coloro che oggi sono catechisti e catechiste potranno accedere, servono alcuni requisiti che saranno individuati dalle conferenze episcopali».

Papa Francesco ha istituito il «ministero» laicale di catechista, sinora, a norma del codice del diritto canonico, un semplice «incarico» affidato dal parroco a un altro chierico, a un religioso o a un laico uomo o donna. «Ricevere un ministero laicale come quello di Catechista imprime un'accentuazione maggiore all'impegno missionario tipico di ciascun battezzato che si deve svolgere comunque in forma pienamente secolare senza cadere in alcuna espressione di clericalizzazione», scrive il Pontefice argentino nella lettera apostolica in forma di Motu Proprio Antiquum ministerium pubblicata oggi dal Vaticano.

«E’ ovvio che non tutti coloro che oggi sono catechisti e catechiste potranno accedere al ministero di catechista», ha precisato in una conferenza stampa monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. «Questo ministero è riservato a quanti corrisponderanno ad alcuni requisiti che il Motu proprio elenca. Primo fra tutti, quello della dimensione vocazionale a servire la Chiesa dove il vescovo lo ritiene più qualificante. Il ministero non viene dato per una gratifica personale, ma per il servizio che si intende prestare alla Chiesa locale e a servizio di dove il vescovo ritiene necessaria la presenza del catechista. Non si dimentichi che in diverse regioni dove la presenza dei sacerdoti è nulla o rara, la figura del catechista è quella di chi presiede la comunità e la mantiene radicata nella fede». Per questo, «spetta ora alle Conferenze Episcopali fare propria questa indicazione trovando le forme più coerenti perché si possa espletare», ha detto Fisichella «A seconda delle proprie tradizioni locali, pertanto, le Conferenze episcopali dovranno individuare i requisiti quali l’età e gli studi necessari, le condizioni e le modalità di attuazione per poter accedere al ministero; mentre alla Congregazione per il Culto Divino è demandato il compito di pubblicare in breve tempo il Rito liturgico per l’istituzione del ministero ad opera del Vescovo».

A chi domandava se l’istituzione del ministero del catechista sia un modo che papa Francesco ha escogitato per evitare di istituire i «viri probati» (preti sposati) o le donne diacono, monsignor Fisichella ha risposto sottolineando che «è sempre necessario un forte realismo davanti ai passi che la Chiesa compie. La Chiesa con questo ministero ha inteso il più possibile valorizzare la figura del catechista. Questo si pone in questo momento storico in cui dopo la pubblicazione del direttorio per la catechesi si compie un passo ulteriore. Detto questo, ogni carisma nella Chiesa e ogni ministero nella Chiesa ha una sua peculiarità, quindi confondere gli ambiti, pensare che uno debba andare a scapito dell’altro o limitare l’altro non credo sia una corretta teologia dei ministeri. Esiste una teologia dei ministeri che aiuta a scoprire la specificità di ogni ministero, non solo quello ordinato ma anche quello tipicamente laicale». Il portavoce vaticano, Matteo Bruni, che ha moderato la conferenza stampa, ha puntualizzato che «la Chiesa non istituisce alla leggera nuovi ministeri». E monsignor Fisichella ha precisato che «il papa prima di istituire questo ministero ha chiesto una larga preparazione, stiamo preparando questa iniziativa da cinque anni», rilevando che « in questo momento storico in cui in alcune zone del mondo c’è una oggettiva mancanza di sacerdoti» e, senza poter «supplire il sacerdote», «in molti luoghi in America latina e in Africa «i catechisti sono a capo di comunità». Le donne catechiste possono fare l’omelia? «Penso di no – ha risposto Fisichella – non è un compito proprio del catechista».

Quello del catechista, per il Mtu proprio, è un ministero stabile, «e quindi – ha spiegato Fisichella – la stabilità comporta che sia una corrispondenza alla vocazione, la vocazione per sua stessa natura dura tutta la vita, ciò non significa che per tutta la vita si possa esercitare il ministero». Francesco ha già introdotto di recente una novità elevando quello del lettorato (l'annuncio della parola di Dio) e dell'accolitato (la distribuzione dell'eucaristia) da «ordini minori» a «ministeri istituiti» (altro sono gli ordini sacri): «Offrire ai laici di entrambi i sessi la possibilità di accedere al ministero dell`Accolitato e del Lettorato, in virtù della loro partecipazione al sacerdozio battesimale, incrementerà il riconoscimento, anche attraverso un atto liturgico (istituzione), del contributo prezioso che da tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa», recitava lo scorso gennaio la lettera apostolica «Spiritus Domini» in forma di motu proprio. Ora il motu proprio «Antiquum ministerium»: «Il ministero di Catechista nella Chiesa è molto antico», è l’incipit del provvedimento papale, che rilancia e rafforza questo ministero: la possibilità di «ricevere un ministero laicale come quello di Catechista imprime un’accentuazione maggiore all’impegno missionario tipico di ciascun battezzato che si deve svolgere comunque in forma pienamente secolare senza cadere in alcuna espressione di clericalizzazione».

E’ bene, puntualizza il Papa, «che al ministero istituito di Catechista siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi. E’ richiesto che siano fedeli collaboratori dei presbiteri e dei diaconi, disponibili a esercitare il ministero dove fosse necessario, e animati da vero entusiasmo apostolico».

«Non ci si improvvisa catechisti», ha chiosato monsignor Fisichella, che ha presieduto la conferenza stampa alla quale ha partecipato anche mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst, Delegato per la Catechesi del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, «perché l’impegno di trasmettere la fede, oltre alla conoscenza dei contenuti, richiede il prioritario incontro personale con il Signore. Chi svolge il ministero di catechista sa che parla a nome della Chiesa e trasmette la fede della Chiesa. Questa responsabilità non è delegabile, ma investe ognuno in prima persona. Questo servizio dovrà essere vissuto in maniera “secolare” senza cadere in forme di clericalismo che appannano la vera identità del ministero, il quale deve esprimersi non primariamente nell’ambito liturgico, ma in quello specifico della trasmissione della fede mediante l’annuncio e l’istruzione sistematica». Uomini e donne, ha detto l’arcivescovo, «sono chiamati a esprimere al meglio la loro vocazione battesimale, non come sostituti dei presbiteri o delle persone consacrate, ma come autentici laici e laiche che nella peculiarità del loro ministero permettono di far esperire fin dove giunge la chiamata battesimale di testimonianza e servizio efficace nella comunità e nel mondo». In questo senso, il nuovo ministero non significa solo fare catechismo, ha detto Fisichella, ma «essere laicamente catechista, trasmettere la fede laddove si è chiamati a farlo, non è che uno smette di essere catechista ad esempio sul luogo di lavoro».

 

Nel corso della conferenza stampa monsignor Fisichella ha anche sottolineato che in alcune traduzioni ci sono alcuni strafalcioni che andrebbero evitati: «Posso dire – ha precisato – che se invece di battezzati si traduce con pipistrelli credo che anche chi non conosce o spagnolo si ritroverà disorientato. La mia sollecitazione è che noi facciamo tanta fatica all’interno della Santa Sede perché le produzioni possano essere le più coerenti possibili. Pensare che la fretta della divulgazione abbia a portare questi strafalcioni non rende giustizia di quella che è la fatica nella traduzione e soprattutto all’insegnamento del papa».

 

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