Cosa rimarrà di Ezio Bosso ora che, improvvisamente, ci ha lasciato a 48 anni per dialogare con l’amato Beethoven; con Claudio Abbado che lo aveva incoraggiato come sempre faceva il grande direttore con i giovani musicisti pieni di talento e di entusiasmo; con Leonard Bernstein che ha scritto il libro “La gioia della musica”, titolo che in fondo riassume anche la sua biografia? Rimarrà il suo sorriso: dolce ed un pò malinconico. Un sorriso che tanti colleghi, strumentisti, giovani e compagni della sua avventura artistica hanno condiviso. E che si è irradiato verso un pubblico sempre più vasto, in virtù delle sue esecuzioni, delle sue composizioni, delle sue parole, del suo invito a credere nella Musica e nell’Arte: come si deve credere in ciò che ci unisce davvero, in ciò che scorre nelle vene di ogni uomo, in ciò che ci permette di superare perfino i drammi più grandi. Come lui ha superato il dramma della malattia, della progressiva invalidità, di handicap che possono renderci impotenti nel fisico, ma mai nel cuore, nella mente, e nella nostra capacità di cogliere il bello.
Pianista, direttore, compositore, divulgatore, promotore, organizzatore, Ezio Bosso non ha confuso lo spettacolo, il divertimento fine a stesso, con l’Arte. Ha capito che Arte è anche spettacolo, godimento e divertimento: ma che non servono necessariamente gag da avanspettacolo per renderlo “popolare”. Che le gag possono magari dare vita ad altre forme di intrattenimento, se intelligenti. Ma che non avvicinano la gente a Beethoven ed a Mozart. Perché Beethoven e Mozart sono già vicini alla gente, sono “la gente”, sono e rappresentano tutti noi. Ma occorre farli conoscere per quello che sono, eseguirli, farli amare, non distanziarsi dal pubblico. Occorre salire sul podio o sedersi al pianoforte e dire - a parole, o a gesti, o semplicemente essendo veri musicisti - “Ecco, ascoltate, e vivete questi momenti che ci avvicinano”.
Bosso lo ha sempre fatto, nei teatri di tutta Europa, con le tante orchestre che lo hanno invitato, con quelle da lui create, o come testimone e ambasciatore internazionale dell’"Associazione Mozart14”, nata dalla famiglia Abbado per donare la musica a sofferenti ed emarginati: ed avrebbe continuato a farlo con la Nona di Beethoven per l’Arena di Verona, unico teatro che per ora ha programmato eventi per il mese di agosto. Non è stato stroncato dal Covid e non sappiamo se l’amarezza per il dolore di queste settimane e per la scarsa considerazione che ancora una volta il Paese ha dimostrato nei confronti della Cultura lo ha scalfito. Perché di lui rimane solo l’ultima testimonianza: un’intervista nella quale ha ribadito il suo invito: a credere nell’arte, nella poesia, nella forza di una musica che nessuna pandemia spegnerà. Ed anche se la musica tace dopo l’ultimo accordo, ci sono musicisti per i quale questa legge non vale mai. Ezio Bosso è uno di questi, e fra i tanti ricordi che ci lascia è bello ricordare queste sue parole, pronunciate di fronte al Parlamento europeo: “La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare”.