Nicolas Sarkozy saluta un gruppo di fan (Reuters).
Se ce l’ha fatta Berlusconi a restare a galla nonostante tutti i suoi guai giudiziari, perché non dovrei farcela io? Così, secondo le indiscrezioni lasciate trapelare da alcuni fra i suoi seguaci più fedeli, si esprime in privato Nicolas Sarkozy. Ma in pubblico, per ora, l’ex presidente della Repubblica francese evita accuratamente il benché minimo accenno ai suoi progetti.
All’indomani della sconfitta nelle presidenziali del 2012, Sarkozy aveva affermato che si sarebbe ritirato dalla vita politica. Promessa poco convincente, tanto è vero che un anno dopo l’argomento di cui più si parla in Francia è il ritorno di Sarkozy. Non è un mistero che Sarkozy non si è mai veramente rassegnato alla sconfitta inflittagli dal socialista François Hollande. E ritiene seriamente di avere un futuro politico, con un occhio alla prossima corsa all’Eliseo programmata per il 2017. Lo incoraggiano i sondaggi, sempre più impietosi per Hollande il quale, poco più di un anno dopo la sua elezione, è precipitato nell’abisso dell’impopolarità: è addirittura il più impopolare fra i presidenti della Quinta repubblica francese.
I riferimenti di Sarkozy a Berlusconi sono tutt’altro che innocenti o casuali. E tuttavia sorprendono visto che fra l’ex presidente francese e l’ex capo del governo italiano non é mai corso buon sangue. All’epoca in cui entrambi erano al potere, si era più volte assistito a piccole o grandi scaramucce. Soprattutto, prendere Berlusconi come modello può non solo sembrare ridicolo, ma anche rivelarsi molto pericoloso. Il quotidiano “Le Monde” ha sfoderato l’arma dell’ironia con un articolo nel quale si fa beffe della “berlusconizzazione” di Sarkozy. Come l’ex presidente del Consiglio italiano, l’ex presidente della Repubblica francese recita sfacciatamente la parte della vittima. Afferma di essere ingiustamente accusato e denuncia l’accanimento dei giudici. Proprio questo accanimento, vero o presunto che sia, dicono i suoi seguaci, alimentano la sete di rivincita di Sarkozy e il suo desiderio di riconquistare l’Eliseo.
E’ vero che anche Nicolas Sarkozy, come Silvio Berlusconi, si dibatte in seri guai con la giustizia. Ma il paragone si ferma qui: i due appartengono a generazioni diverse (Berlusconi ha 76 anni, Sarkozy 58) e si muovono all’interno di sistemi politici molto differenti fra loro. Anche la natura dei loro rispettivi guai giudiziari è molto diversa. E poi, mentre Berlusconi può sbandierare il successo nelle elezioni politiche dello scorso febbraio, Sarkozy deve mordere il freno ancora per 4 anni, fino alle prossime presidenziali, visto che non intende farsi coinvolgere nelle amministrative e nelle europee della primavera 2014.
Un primo passo sulla via del ritorno sulla scena politica Sarkozy lo ha compiuto con la sua apparizione a sorpresa, l’8 luglio scorso, nella sede del partito di centrodestra Ump (considerato come “il partito di Sarkozy”). La ragione della sorprendente apparizione va ricercata nella sentenza del Consiglio Costituzionale che alcuni giorni prima (4 luglio) aveva bocciato i conti della campagna elettorale di Sarkozy, rimproverandogli di aver sfondato (del 2%) il tetto delle spese ammesse e soprattutto di essersi servito dei mezzi messi a disposizione del presidente della Repubblica (incarico che Sarkozy aveva occupato fino alla sconfitta) per organizzare comizi elettorali e viaggi nella “Francia profonda” per ricercare contatti con la gente comune. Spese che sono normalmente a carico dei partiti, ma che nel caso della campagna elettorale di Sarkozy nel 2012 colpiscono i portafogli dei contribuenti. Per questi motivi, il Consiglio Costituzionale ha deciso che lo Stato non rimborserà gli 11 milioni di euro rivendicati dall’Ump, partito che si è così improvvisamente trovato sull’orlo del fallimento.
Nicolas Sarkozy si è immediatamente dimesso dal Consiglio Costituzionale di cui, in quanto ex presidente della Repubblica, era membro di diritto. E si è recato alla sede dell’Ump per lanciare una sottoscrizione nazionale destinata a salvare il partito. Lui stesso ha contribuito con un assegno di 7.500 euro, il massimo ammesso dalla legge per le donazioni individuali ai partiti. L’iniziativa ha avuto successo: in pochi giorni, il partito ha raccolto quasi 6 milioni di euro, cioè un po’ più della metà del rimborso (11 milioni di euro) negato dal Consiglio Costituzionale. Quanto basta per salvare l’Ump dal fallimento: con i 6 milioni di euro appena raccolti, il partito potrà facilmente ottenere un prestito dalla banche.
La prospettiva del ritorno di Sarkozy ha suscitato, al tempo stesso, speranze e inquietudini in seno alla destra. Lacerato dalla rivalità tra i due “delfini” Jean-François Copé e François Fillon, che lo scorso autunno si erano aspramente disputati la presidenza del partito, l’Ump è ora profondamente diviso anche su Sarkozy. Da un lato Copé ha lasciato intendere di essere pronto a tirarsi in disparte se Sarkozy si ricandidasse alla presidenza della Repubblica, dall’altro Fillon lascia intendere che l’ex presidente è ormai un uomo finito, un “has been”, e dunque tocca a lui (Fillon) il ruolo di candidato alla carica suprema.
Il paradosso è che i guai giudiziari in cui è incappato Sarkozy sembrano averlo rinvigorito anziché danneggiato agli occhi dell’opinione pubblica. L’ex presidente è risalito nei sondaggi, fino al secondo posto (dietro il ministro degli Interni socialista Manuel Valls) nella graduatoria dei personaggi politici più apprezzati dai francesi. Sarkozy era stato accusato di “circonvenzione di incapace” per aver convinto l’anziana miliardaria Liliane Bettencourt (titolare del colosso dei cosmetici “L’Oréal”), la donna più ricca di Francia e una delle donne più ricche del mondo, a staccare grossi assegni per finanziare la sua campagna elettorale. E’ sospettato anche di aver messo lo zampino nella torbida faccenda dei sommergibile venduti al Pakistan: la vendita aveva permesso di incassare cospicue tangenti che sarebbero servite per finanziare, nel 1995, la campagna presidenziale di Edouard Balladur (allora primo ministro) di cui Sarkozy era il braccio destro. Balladur era stato sconfitto da Jacques Chirac, con il quale si era poi rapidamente schierato il “voltagabbana” Sarkozy.
L’ex presidente della Repubblica conta sull’impopolarità di François Hollande per effettuare il suo “come back” sulla scena politica. Ma se deciderà di candidarsi alla presidenza nel 2017 lo farà all’ultimo momento, con la speranza che nel frattempo il partito Upm sarà riuscito a ricompattarsi. In nessun caso Sarkozy intende sollevare il velo sui suoi progetti prima delle elezioni amministrative e delle europee del 2014. Né intende mettersi alla guida dell’Ump: vuole assolutamente evitare di essere considerato come il responsabile di un’eventuale sconfitta del partito. Insomma, come per il ritorno di Ulisse, bisognerà che le Penelopi del centrodestra si rassegnino ad aspettare: l’attesa rischia di durare a lungo.