Ammenda
È notte, il silenzio fascia ogni cosa,
solo i pensieri spaziano in ricerca.
La realtà che mi circonda, mi inchioda.
Sono solo a raccontare della mia vita
la tracotanza, l’arroganza
e anche la mia stupida presunzione.
La ragione l’ho sempre confinata,
prevaleva sempre e solo l’istinto.
Ricordo, tempo fa, quando al Pronto Soccorso
l’attesa l’ho trasformata in sfida,
non paziente, ma rabbiosa.
I medici e gli infermieri a cercare di spiegare,
dalla mia bocca come risposta
offese sempre più deliranti
fino a dare di matto, spaccando ogni cosa.
Ora sono in ospedale,
perché risultato positivo al coronavirus,
ricoverato in terapia intensiva.
Il mio mondo è diventato piccolo,
ho accusato il colpo, respiro impotenza.
Ora vedo la fatica di coloro che mi stanno curando,
la loro premura, forza e valore,
l’attenzione e la professionalità.
Nei loro occhi coperti da speciali occhiali
leggo fiducia, abnegazione, speranza.
Una lacrima mi riga il volto,
torno indietro con il pensiero e mi faccio schifo
per la mia precedente arroganza,
prigioniero della mia sufficienza.
Li inseguo con gli occhi come riconoscenza.
Vorrei chiedere loro scusa, ma sono intubato
il mio respiro è corto.
Non sono eroi ora, come vengono osannati,
lo sono sempre stati.
Eravamo noi miopi a confondere la prospettiva
a non dare valore ai loro consigli,
a pretendere ragioni urlando.
Adesso sono qui a masticare sofferenza,
ma il loro sorriso, colto fra fatica e tempo
stempera ogni cosa.
Percepisco il loro sacrificio e la loro dedizione
tralasciando la cura dei loro affetti.
Per loro non ci sono orari,
le ore non sono otto e nemmeno dieci, ma più di dodici
e la stanchezza è sempre rimandata,
perché per loro salvare una vita
è salvare una parte dell’umanità.
Non sono eroi, lo sono sempre stati.
Domani l’incontro sarà solo gratitudine.
Il respiro è sempre corto,
ma confido in loro sperando.
Era ieri...
Eccomi Signore,
sono nella tua casa dove accogli e ti lasci accogliere,
il silenzio che avverto è abitato.
Siamo soli, io più di Te,
Tu prigioniero del tuo amore, io del mio timore.
Le mani intrecciate, il cuore in ansia,
i pensieri guizzano in ricerca.
Ora sono un uomo allo specchio.
Era ieri, vestito di autosufficienza
oggi, nudo e vulnerabile,
ieri saccente e supponente
oggi ridimensionato e con la paura che mi segna.
Ieri la fretta come imperativo, oggi il passo lento.
Che cosa è successo?
Vedo nei volti coperti di mascherina
paure forse ingiustificate.
Vedo occhi che mi frugano dentro
l’indifferenza di ieri
oggi più di un setaccio a scrutarmi.
Siamo ancora soli,
il Tuo amore mi contagia più del virus.
Una luce fa spazio alla penombra
come lama mi accarezza.
Comprendo e mi lascio investire.
Torno a cercarti per capire
e il tuo silenzio si fa voce:
“Sono sempre con voi anche quando alterate
l’ordine, che ho dato ad ogni cosa.
L’argine alla mia Onnipotenza si chiama libertà
che usate secondo i vostri progetti
il risultato nei secoli testimonia sofferenza e disperazione".
La luce mi abbandona,
ma il mio cuore diventa rifugio
dove custodire ogni cosa.
Fuori mi aspettano, aspettano Te.
Getsemani
Ogni volta, da sempre nel cuore di ognuno,
asilo di gioia e di dolore, cerchi dimora.
Nella storia che ci divora da una libertà donata,
anche Tu, infelice, soffri i nostri abbandoni,
le nostre solitudini e le nostre agonie.
Nell’uomo che cerca vita,
qui e ora, scavato dal pianto,
anche Tu versi lacrime.
Nella voce spezzata da questa amara realtà
sei Tu che ascolti del dolore l’urlo.
Il mondo, terra meravigliosa da Te creata,
ogni giorno ingoia uomini in cerca di un domani.
Il lamento sale dal coro di morte.
Deponi amore, raccogli sofferenza.
Ieri nel cuore dell’uomo altre leggi albergavano
l’eco della Tua presenza giungeva soffocata.
Ora le mani sono intrecciate,
stiamo perdendo i nostri cari
le lacrime solcano i visi,
nel cuore un vuoto lo riempie.
Con gli occhi, finestre sul mondo,
raccolgo disperazione,
ma la speranza non cede all’angoscia.
Vicino, di silenzio avvolto,
il dramma di questa realtà vivi, soffrendo.
Signore, ricordati il prezzo che hai pagato,
il riscatto ci ha fatto figli.
Anche in noi la paura diventa angoscia
il nostro Getsemani è qui…
Non ci abbandonare…
E come Te ci affidiamo…
Grazie mamma
“Ho sete, ho sete d’aria, le sue ultime parole
prima che l’ambulanza la portasse via.
L’eco della sirena segnava il distacco.
Ora i suoi polmoni sono pieni di luce,
respira eternità.
Avremmo voluto abbracciarla,
stringerle la mano,
accarezzarle i capelli come scambio di sentimenti,
avremmo voluto leggere nei suoi occhi
l’amore che viveva,
avremmo voluto raccogliere quel sorriso,
che ci precedeva ad ogni incontro,
ma un virus che sta flagellando
questo vulnerabile mondo
ci ha resi orfani di presenza.
In questi giorni dolorosi,
dove la paura del contagio ci dilania,
solo il cuore supera ogni barriera
anelando a un afflato di speranza.
Ora Ida vede di ognuno le trame tessute,
quella scintilla d’amore che ci attraversa,
che arde e non si consuma,
vede a ritroso la sua vita spesa
più a dare che a ricevere,
la sua semina che ora aspetta frutti
e il legame aumenta.
La luce che la investe diventa beatitudine,
cancella ogni graffio del tempo.
Una luce investe anche noi
in questa realtà difficile da capire e da vivere
la sua presenza sarà faro per orientarci
e se anche il cuore frana al dolore
la sua fede e il suo esempio di vita
medicano ogni tribolazione.
Grazie mamma
In memoria di Ida