Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 14 settembre 2024
 
 

Il gelido vento dell’ateismo pratico

14/11/2012  Nell'udienza generale del mercoledì, Benedetto XVI ha invitato i credenti «a essere capaci di dare ragione» della loro fede, in un’epoca in cui il cristianesimo è ritenuto «irrilevante»

«Il credente deve essere capace di dare ragione della sua fede», in un’epoca in cui la fede è messa alla prova da «una forma di ateismo pratico, nel quale non si negano le verità della fede o i riti religiosi, ma semplicemente si ritengono irrilevanti per l’esistenza quotidiana, staccati dalla vita, inutili». Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale ha denunciato come oggi, spesso, “si crede in Dio in modo superficiale, ma si vive come se Dio non esistesse”.

Un “modo di vivere”, questo, “ancora più distruttivo” dell’ateismo classico, “perché porta all’indifferenza verso la fede e la questione di Dio». «Nel passato, in Occidente, in una società ritenuta cristiana - ha esordito il Papa - la fede era l’ambiente in cui ci si muoveva», ed «il riferimento e l’adesione a Dio erano, per la maggioranza della gente, parte della vita quotidiana. Piuttosto era colui che non credeva a dover giustificare la propria incredulità». Nel nostro mondo, invece, «la situazione è cambiata», la fede è messa alla prova, in una società “attraversata da forme sottili e capziose di ateismo teorico e pratico». «Dall’Illuminismo in poi - l’analisi di Benedetto XVI - la storia è stata segnata anche dalla presenza di sistemi atei». Il secolo scorso poi ha conosciuto «un forte processo di secolarismo, all’insegna dell’autonomia assoluta dell’uomo».

«L’uomo, separato da Dio», ha ammonito Benedetto XVI,  «è ridotto a una sola dimensione, quella orizzontale, e proprio questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi che hanno avuto conseguenze tragiche nel secolo scorso, come pure della crisi di valori che vediamo nella realtà attuale». «Oscurando il riferimento a Dio - ha spiegato il Papa - si è oscurato anche l’orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo e ad una concezione ambigua della libertà, che invece di essere liberante finisce per legare l’uomo a degli idoli».

«Se Dio perde la centralità, l’uomo perde il suo giusto posto, non trova più la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri», ha affermato il Papa, secondo il quale «non è tramontato ciò che la saggezza antica evoca con il mito di Prometeo: l’uomo pensa di poter diventare egli stesso dio, padrone della vita e della morte». Di qui l’attualità degli “idoli” che “affascinano l’uomo, quando non va oltre se stesso”, e che sono ben simbolizzati dalle tentazioni di Gesù nel deserto. Di fronte a questo quadro, la Chiesa, «fedele al mandato di Cristo, non cessa mai di affermare la verità sull’uomo e sul suo destino”, ha assicurato il Santo Padre citando la Gaudium et Spes, in cui si legge che “fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio».

«Quali sono le risposte» della fede «allo scetticismo, all’indifferenza verso la dimensione verticale, affinché l’uomo del nostro tempo possa continuare ad interrogarsi sull’esistenza di Dio e a percorrere le vie che conducono a Lui?», si è chiesto il Papa, che sulla scorta di Sant’Agostino ha risposto con tre parole: «l’uomo, il mondo, Dio». “Far recuperare all’uomo d’oggi la capacità di contemplare la creazione, la sua bellezza, la sua struttura”, il primo suggerimento di Benedetto XVI, che ha esortato a riscoprire “l’uomo interiore”.

«Questo - ha detto - è un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire, nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere questa sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare». «La via che conduce alla conoscenza e all’incontro con Dio è la via della fede”, ha ricordato il Papa, e chi ha fede “non ha paura” di mostrarlo “nell’esperienza quotidiana, e sa aprire luci di speranza». La fede, in altre parole, «non è evasione, fuga dalla realtà, sentimentalismo», ma «la via privilegiata per quanti sono nell’indifferenza, nel dubbio». «Oggi molti hanno una concezione limitata della fede cristiana”, ha concluso il Papa, ricordando che il cristianesimo “prima che una morale o un’etica, è l’avvenimento dell’amore».

I vostri commenti
5

Stai visualizzando  dei 5 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo