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sabato 15 marzo 2025
 
La lettera
 

Ilgar Mukhtarov, ambasciatore dell'Azerbaigian, e la sua replica al reportage di Daniele Bellocchio

01/03/2023  La lettera di Ilgar Mukhtarov, il nuovo ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede, rivolta a Daniele Bellocchio e al suo reportage relativo al Karabakh.

Spett.le Direttore Don Stefano Stimamiglio,

vorrei innanzi tutto cogliere questa occasione per presentarmi. Solo poche settimane fa ho avuto l’onore di consegnare al Santo Padre Francesco le Lettere con cui sono stato accreditato come nuovo ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede. Ciò, con l’apertura di un’ambasciata residente presso la Santa Sede, apre un nuovo capitolo e un avanzamento nelle nostre relazioni bilaterali. L’Azerbaigian è noto per essere un paese multiculturale, in cui rappresentanti di tutte le religioni convivono pacificamente e in armonia. I rapporti tra la Città del Vaticano e Baku hanno festeggiato nel 2022 i loro 30 anni dall’instaurazione, e sono stati caratterizzati sempre da grande dialogo, collaborazione e comunanza di intenti. Sono stati molti i progetti che in questi anni ci hanno visto collaborare, e spero che presto avremo l’occasione per conoscerci e parlarne più diffusamente.

Sarebbe per me un gran piacere. In questa sede vorrei offrire una breve replica al lungo reportage di Daniele Bellocchio pubblicato nella settimana in corso sulla vostra stimata rivista e relativo al Karabakh, chiedendo gentile pubblicazione di questa mia riflessione. L’articolo purtroppo riporta una versione parziale di quanto stia avvenendo in questi giorni sulla strada di Lachin e parte da una considerazione errata: non esiste più la cosiddetta unità territoriale "Nagorno Karabakh" in Azerbaigian, ma esiste la regione economica del Karabakh dell’Azerbaigian. Il Karabakh è una terra storica dell'Azerbaigian ed è riconosciuto a livello internazionale da tutti i paesi del mondo come parte integrante del mio paese. Vorrei ricordare in questa occasione che l’Armenia ha tenuto sotto occupazione militare il 20% del territorio internazionalmente riconosciuto dell’Azerbaigian per quasi trenta anni, causando distruzioni, rovine e morti, e che ha raggiunto il suo apice nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 1992, quando le forze armate dell’Armenia sono state autrici di un atroce genocidio nella città di Khojaly dell’Azerbaigian, che ha causato la morte di 613 persone, tra cui 106 donne e 63 bambini. Un atto crudele che è stato riportato da media internazionali e condannato come atto di crimine contro l’umanità già da circa venti paesi nel mondo. Solo nel 2020 l’Azerbaigian è riuscito a ripristinare la sua integrità territoriale. Da allora il mio Paese è promotore di pace e di convivenza. L’Azerbaigian ha evidenziato in molte occasioni il mancato rispetto da parte dell'Armenia di quanto previsto dalla Dichiarazione firmata dai Leader di Azerbaigian, Armenia e Russia il 10 novembre 2020, in particolare il mancato ritiro delle forze armate armene dal territorio dell'Azerbaigian in violazione del paragrafo 4, l’abuso della strada di Lachin per provocazioni militari, nonché per attività economiche illegali, in violazione del comma 6, e l’ostacolo all'apertura di tutte le comunicazioni di trasporto nella regione, in violazione del comma 9. Si sottolinea che la strada di Lachin è utilizzata continuamente dall’Armenia per il trasporto di mine antiuomo, il cui posizionamento, proseguito anche all’indomani della fine della guerra, costituisce uno dei principali ostacoli alla normalizzazione della regione. Dall'agosto 2022, più di 2700 mine antiuomo prodotte in Armenia nel 2021 sono state rilevate in alcune parti dei distretti di Lachin e di Kalbajar dell'Azerbaigian. Evidentemente, tali mine sono state dispiegate nel territorio dell’Azerbaigian attraverso la strada Lachin, in palese violazione della citata Dichiarazione. Mi spiace molto che il vostro reportage non accenni a tutto questo. Per venire alle settimane in corso, come sottolineato più volte dal Ministero degli affari Esteri dell’Azerbaigian, la strada di Lachin non è stata chiusa dai manifestanti azerbaigiani: l’Azerbaigian non ha imposto alcuna restrizione al traffico, non esiste un blocco sugli armeni locali e non sussiste una cosiddetta catastrofe umanitaria. I manifestanti sono ragazzi tra i 18 e i 20 anni, giovani che protestano contro lo sfruttamento illegale delle risorse minerarie dell’Azerbaigian. Aiuti umanitari, così come mezzi della Croce Rossa internazionale, transitano regolarmente. Ogni giorno si registra il passaggio di più di 50 veicoli. Le forze di pace della Federazione Russa, dislocate temporaneamente nell’area, sono incaricate dell’organizzazione del movimento dei cittadini, merci e veicoli lungo la strada, mentre i rappresentanti della società civile dell'Azerbaigian, che cercano di impedire il trasporto illegale di risorse minerarie saccheggiate, avvenuto regolarmente e già più volte denunciato, non interferiscono con le questioni relative al movimento di altri veicoli per scopi civili. Il Pontefice, nell’appello del 18 dicembre, citato nell’articolo, ha fatto riferimento alla “situazione creatasi nel corridoio di Lachin, nel Caucaso Meridionale”, manifestando preoccupazione per le condizioni umanitarie e chiedendo “a tutti coloro che sono coinvolti di impegnarsi a trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone”, e condividiamo le Sue parole. A tal proposito vorrei ricordare che 4000 azerbaigiani sono scomparsi dopo la prima guerra del Karabakh, e il mio paese continua a chiedere informazioni sulla loro sorte, restando per ora inascoltato.

L’Azerbaigian ha più volte esternato la sua volontà a voltare pagina, creare una nuova dimensione di pace e convivenza nella regione, garantendo a tutti i suoi cittadini, senza distinzioni, uguali diritti e possibilità. L’Armenia dovrebbe fare altrettanto, e lavorare per la pace, invece di creare nuove tensioni, rivendicazioni, e ostacoli. Falsificazioni della realtà, diffuse dai media, non aiutano il già fragile processo negoziale. Certi della Vostra comprensione, colgo l’occasione per inviare i miei più cordiali saluti,

Ilgar Mukhtarov

Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede

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