«Siamo qui tutti uniti da un'unica idea e un unico cuore. Marciamo oggi nella storia per ricordare a tutti i leader del mondo che la Pace è possibile. La Palestina vi sta aspettando». Sono le parole del sindaco di Betlemme, Maher Nicola Canawati, ad aprire la Marcia Perugia Assisi per la pace e la fraternità. E uno striscione proprio con la parola Fraternità è stato posto all’inizio del corteo che ha camminato per circa 19 chilometri sotto lo slogan "Imagine all the people", Immagina tutte le persone vivere insieme in pace. Molte le bandiere palestinesi, ma anche dell’Ucraina e di altri Paesi che soffrono i danni delle guerre in una delle edizioni più partecipate degli ultimi anni. Numerosa la presenza di associazioni, movimenti e singoli cittadine e cittadini ma anche delle Istituzioni. In prima linea la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, di quello della Provincia di Perugia, Massimiliano Presciutti e la sindaca Vittoria Ferdinandi. «Questo è il giorno in cui tante donne e uomini si assumono la responsabilità di fare qualcosa per la pace», ha detto il presidente della Fondazione PerugiAssisi, Flavio Lotti. «Camminare», ha aggiunto, «forse è una piccola cosa ma importantissima. Ci aiuterà a riscoprire le bellezza della fraternità. Riscoprirci insieme in cammino per la pace ci aiuterà a trasformare questa nuova energia nell'impegno di cui c'è urgente bisogno di tutti i giorni. Abbiamo bisogno di ricostruire una coscienza, una cultura e una politica di pace. Lo gridano a Gaza, in Ucraina e in Sudan. Oggi siamo qui per loro».
«È un'immagine stupenda questo mare che difende l'umanità. Grazie Perugia, non sei stata mai così bella», ha invece sottolineato la sindaca Vittoria Ferdinandi. «Voglio ringraziare tutte le persone che oggi si sono svegliate all'alba per raggiungerci da ogni parte d'Italia, gli studenti che hanno preparato gli striscioni e i volantini, le scuole e le università per questo che è un grande atto di resistenza alla logica della guerra e della disumanità. Grazie dal profondo a voi giovani, coloro che avevamo condannato alle trincee della solitudine, del virtuale, dell'individualismo» E, ancora ha ringraziato «per essere scesi in piazza in queste settimane a ricordarci che sotto le bombe di Gaza stava morendo anche la nostra coscienza collettiva, ferita dall'immobilismo e dalla rassegnazione. Allora vi dico, dalla marcia fondata da Aldo Capitini, che la pace è troppo importante per lasciare che a occuparsene siano solo i potenti. La pace devono tornare a farla i popoli. I popoli sanno che la pace sono i bambini che vanno a scuola, non le 200 scuole distrutte a Gaza; la pace è dare pane a chi ha fame, non usare la fame come un'arma per la morte. La pace è sapere che, quando il diritto internazionale è ridotto a un optional, ad essere ferito non è solo un popolo, ma le nostre democrazie».