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venerdì 15 novembre 2024
 
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«Io, missionario, e quella piccola peste»

01/10/2016  Padre Giulio Albanese, racconta il rapporto tra chi ha fatto dell'"evangelizzazione e della promozione umana" una scelta di vita e la santa di Lisieux. Dichiarata patrona delle missioni senza aver mai messo piede fuori dal suo monastero, in Francia.

«Sono sempre affascinato da quella "piccola peste", un vulcano di energia, di fede, di amore per la Chiesa». Mette da parte per un po' i dossier su cui sta lavorando, abbozza un sorriso e si lascia portare via dai ricordi padre Giulio Albanese, 57 anni, missionario comboniano, giornalista e scrittore. «Ebbi modo di conoscere a fondo e apprezzare Teresa di Lisieux durante il noviziato, in Lombardia, a Venegono Superiore, nei primi anni Ottanta. Poi la ripensai e la rilessi in Africa, in Uganda, in Kenya e negli altri Paesi dove operai».

«Patrona delle missioni, la festa il primo giorno di ottobre, mese missionario: apparentemente un incomprensibile paradosso per una che non mise mai piede fuori dal suo monastero. E invece a ben pensarci, no», ragiona padre Albanese. «L'anima della missione è la contemplazione, ci ricodava ancora qualche anno fa don Tonino Bello. Vero, verissimo. Il missionario non è un navigatore solitario. Non è uno che si muove per capriccio. E' uno "mandato", deve avere alle spalle una comunità orante, deve essere egli stesso uomo di impegno e di profezia, sì, ma anche di silenzio e di preghiera. E proprio di preghiera, di abbandono fiducioso a Dio, di carità ardente santa Teresina del Bambin Gesù è paradigma ed esempio».

«Noi misionari non possiamo fare a meno di una dimensione orante, pena l'insignificanza», insiste padre Giulio Albanese. «Quando non preghiamo, quando non ci nutriamo di Parola di Dio, quando non ci muoviamo uniformando il nostro al respiro del Signore perdiamo in autenticità e in credibilità. Ben venga, dunque, santa Teresa di Lisieux. Ben sapendo che tra i suoi e nostri giorni molta acqua è passata sotto i ponti.  Lei è figlia della Francia ottocentesca, divisa tra gli eredi della Rivoluzione che danno l'assalto al cielo e chi, per reazione, difende la Chiesa come se fosse un fortino assediato, e lo fa talvolta con rancoroso puntiglio. Siamo molto prima del Concilio vaticano II che smantella il pregiudizio secondo il quale non c'è salvezza fuori dalla Chiesa. Oggi parliamo di evangelizzazioe e di promozione umana come di un binomio inscindibile. Ma il cuore del messaggio di Teresa Martin, la santa di Lisieux, la mia cara  "piccola peste" rimane attuale. Attualissimo» 

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