«Sulla statale 640, quella mattina, morimmo in due: il povero giudice e Pietro Ivano Nava. Quello fu l’ultimo giorno della mia vita di prima. Nel momento esatto in cui andai a denunciare quel che avevo visto tutto cambiò per sempre». Dall’altra parte del telefono arriva la voce di quel testimone che, passando per caso dal luogo dell’agguato, vide e parlò. E che, nonostante lo stravolgimento personale, continua a dire, dopo 30 anni: «Certo che lo rifarei. È l’educazione che mi hanno dato i miei genitori. Non c’era un’altra scelta. Pensa che mi sarei potuto svegliare il giorno dopo in albergo, farmi la barba, andare a fare colazione, leggere della morte del giudice e far finta di nulla? Se avessi taciuto non sarei più stato un uomo libero, non mi sarei più potuto guardare allo specchio».
Il primo testimone di giustizia della storia repubblicana si racconta così a Famiglia Cristiana. Per Rizzoli, in uscita il 15 settembre 2020, ha pubblicato la sua storia nel volume Io sono nessuno. Espostosi in prima persona prima ancora che ci fosse uno specifico programma di protezione, ha contributo in modo determinante insieme con la Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi, alla riformulazione, nel 2018, della legge sui testimoni.
La sua intervista completa e l’inchiesta sui 30 anni dall’assassinio del giudice di Canicattì sul numero di Famiglia Cristiana in edicola da giovedì, 17 settembre.