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domenica 15 settembre 2024
 
 

Ita parte già con il piombo nelle ali

14/10/2021  La nuova compagnia aerea rischia di decollare con un debito di 900 milioni di euro (senza contare gli interessi). Basterà la nuova flotta a far dimenticare Alitalia?

Ita (acronimo di Italia Trasporto Aereo), nata sulle ceneri di Alitalia, ha già il piombo nelle ali. La nuova compagnia aerea rischia di decollare con un debito di 900 milioni di euro (senza contare gli interessi). È questa la cifra del prestito ponte concesso quasi cinque anni fa dal Governo Gentiloni al vecchio vettore nazionale per farlo rimanere in aria in attesa di un compratore e che, secondo la Commissione europea, dovrebbe essere restituito in quanto assimilabile ad aiuto di Stato. La compagnia parte dopo il solito spezzatino (smembrando da Alitalia handling, manutenzioni, “aviation”, ovvero settore volo, cargo eccetera), stipendi tagliati dal 50 al 30 percento (una hostess, si dice, non arriverebbe a 900 euro al mese, meno di Ryan Air, per non parlare di Lufthansa o Air France) senza accordi con le organizzazioni di categoria e fuori dal contratto collettivo nazionale di lavoro.

Le tensioni con i sindacati sono alle stelle. I dipendenti, smarriti, continuano a manifestare con blocchi stradali, cortei e picchetti. Sui 10.500 dipendenti Alitalia, gli esuberi sono 8.000. E intanto si diffondono le voci di nuove compagnie low cost che potrebbero nascere accanto a Ita (che ha prenotato una flotta di 28 Airbus, tutti uguali, in modo da risparmiare sulla manutenzione e il resto). Cala il sipario sulla storia di Alitalia, che è una storia di salvataggi. Passata a metà anni ’90 ai “capitani coraggiosi”, il gruppo di imprenditori che avevano puntato sulle rotte domestiche ma non avevano capito che la tratta Milano-Roma era più facilmente fruibile con i supertreni ad alta velocità, era stata consegnata nelle mani del socio arabo Etihad, per poi finire nel commissariamento, nonostante il fiume di denaro pubblico speso, con lo scopo di essere ceduta sul mercato. Ma non si è mai ripresa e i dipendenti pagano le conseguenze dei loro manager.

 
 
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