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mercoledì 14 maggio 2025
 
DIRITTI CIVILI
 

L'America che vuole respirare

07/06/2020  Cortei in tutti gli Stati Uniti per protestare contro la morte di Floyd. Anche la Chiesa scende in campo contro il razzismo e ogni violenza. La dura presa di posizione dell'arcivescovo di Washington contro la strumentalizzazione da parte di Trump di San Giovanni Paolo II

(In alto: un momento della manifestazione di Washington, foto Ansa)

 

"Black Live Matter", la vita dei neri conta, e "I can't breathe", non riesco a respirare. Sono gli slogan delle imponenti manifestazioni che si svolgono in tutta l'America contro il razzismo e le brutalità della polizia. Ogni manifestazione ha i suoi riti simbolici. Ovunque, in grandi metropoli e piccole città degli Stati Uniti, va in scena quello di inginocchiarsi per 8 minuti e 46 secondi, esattamente il tempo durante il quale il poliziotto di Minneapolis Dereck Chauvin ha tenuto il suo ginocchio premuto sul collo dell'afroamericano George Floyd, nonostante implorasse "non riesco a respirare", uccidendolo. La marcia più attesa è quella di Washington, dove la protesta ha assunti i toni di una sfida al presidente Donald Trump. Oltre 6.000 persone hanno sfilato in corteo dopo essersi radunate davanti al Lincoln Memorial e a Capitol Hill, sede del Congresso. la Casa Bianca è blindatissima, circondata dall'esercito e da un muro fatto erigere per l'occasione. Gli organizzatori puntano ad un milione di partecipanti. Almeno 5 mila agenti presidiano le strade. In migliaia anche per le strade di New York, dove un corteo ha attraversato il ponte di Brooklyn per dirigersi a Manhattan verso City Hall, la sede del comune dove si trovano gli uffici del sindaco Bill de Blasio. Folle enormi anche a Chicago, Philadelphia, Atlanta, Miami, Los Angeles, Seattle, Denver, Minneapolis. Dunque una sfida al razzismo, alla polizia violenta.

Donald Trump è furioso: l'ondata di proteste e disordini sociali compromettono la sua corsa per la rielezione. le sue repliche sono burbanzose, per nulla distensive e finiscono per alimentare polemiche e tensioni. E' riuscito persino a chiamare in causa Floyd oltraggiando la sua memoria per esaltare gli ultimi dati che vedono un aumento dell'occupazione: "Oggi è un grande giorno per George Floyd. Lui ci guarda dal paradiso e sta lodando l'economia americana". Parole che hanno scatenato l'ennesima bufera di critiche, cui Trump ha risposto: "Il mio piano contro il razzismo è un'economia forte". "Spregevole", il lapidario commento del suo rivale alle presidenziali, il dem Joe Biden, che però appare opaco, in questa fase, come finora in tutta la sua campagna elettorale. Ad alzare la voce, al suo posto, è il suo ex presidente Barack Obama, il vero protagonista della campagna elettorale dei democratici.

Anche la Chiesa americana è scesa in campo contro il razzismo e la violenza di Stato. “Che senso ha riunirci in chiesa per cantare canzoni, se non siamo presenti quando le persone soffrono o muoiono?”, aveva ribadito il reverendo  Zachary Hoover, direttore di L.A. Voice, organizzazione multi-razziale e multi-religiosa che ha pianificato le veglie di preghiera per la contea di Los Angeles.Il primo giugno, dopo aver ordinato la dispersione dei manifestanti che stazionavano di fronte alla Casa Bianca con gas lacrimogeni e proiettili di gomma, il presidente Trumop si era recato alla chiesa episcopaliana di san John per farsi fotografare con una Bibbia in mano. Poi, accompagnato da una first lady sempre più fredda ed enigmatica, si è recato al santuario di Washington dedicato a san Giovanni Paolo II. All’esterno, oltre alla stampa, lo aspettavano un centianaio di manifestanti. L’arcivescovo Wilton D. Gregory di Washington, ha fortemente criticato la decisione presidenziale ma anche il permesso concesso per tale pellegrinaggio. “È sconcertante e riprovevole – ha dichiarato – che qualsiasi struttura cattolica si sia lasciata abusare e manipolare in modo così eclatante e in violazione ai nostri principi religiosi”. L’arcivescovo, che è afro-americano ed è tra gli estensori della lettera contro il razzismo approvata lo scorso anno dalla Conferenza episcopale americana, ha contestato le azioni di forza suggerite dal presidente, spiegando che “san Giovanni Paolo II era un ardente difensore dei diritti e della dignità degli esseri umani. Certamente non perdonerebbe l’uso di gas lacrimogeni e altri deterrenti per zittirli, disperderli o intimidirli per un foto opportunista di fronte a un luogo di culto e di pace”.

La vigilia della manifestazione è stata animata infatti da un nuovo, drammatico video che ha scioccato l'America: un altro afroamericano morto dopo essere stato fermato da alcuni agenti, stavolta a Tacoma, nello Stato di Washington. L'episodio risale al 3 marzo e la vittima, Manuel Ellis, avrebbe detto poco prima di perdere la vita: "I can't breathe", non respiro. Proprio come Floyd. Ed è sempre ricoverato in gravi condizioni Martin Gugino, il noto attivista 75enne di origini italiane, spinto con violenza a terra da due poliziotti giovedì a Buffalo. Il tutto anche stavolta immortalato da un video subito divenuto virale sul web.

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