Terza udienza generale DI Papa Francesco incentrata sulla pandemia di Covid-19, pronunciata ancora una volta nella Biblioteca del Palazzo apostolico, senza fedeli. Il richiamo è ai poveri e alla necessità di prevedere un vaccino anche per loro. Perché il rischio, sottolineato dal Papa, è che nel vaccino per il Covid-19 si dia “la priorità ai più ricchi”. E sarebbe scandaloso se tutta l’assistenza economica prevista, soprattutto con denaro pubblico “si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato”. Un virus “che non fa eccezioni tra le persone”, esordisce Francesco, “ha trovato, nel suo cammino devastante, grandi disuguaglianze e discriminazioni. E le ha aumentate! La risposta alla pandemia dev’essere quindi duplice. Da un lato è indispensabile trovare la cura per un virus piccolo ma tremendo, che mette in ginocchio il mondo intero.
Dall’altro, dobbiamo curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli. In questa doppia risposta di guarigione c’è una scelta che secondo il Vangelo non può mancare: l’opzione privilegiata per i poveri. E questa non è un’ opzione politica, è al centro del Vangelo. Il primo a farla è stata Gesù. Lui essendo ricco si è fatto povero per arricchirci, si è fatto uno di noi. Cristo stesso che è Dio, ha spogliato sé stesso rendendosi simile agli uomini, annientò sé stesso facendosi servo. È nato in una famiglia umile e ha lavorato come artigiano. All’inizio della sua predicazione ha annunziato che il regno di Dio, i poveri, sono beati. Stava in mezzo ai malati, agli esclusi, mostrando l’amore misericordiosi di Dio e molte volte è stato giudicato un uomo impuro perché andava dai malati, dai lebbrosi. Lui ha rischiato per essere vicino ai poveri. Per questo i seguaci di Gesù si riconoscono per la loro vicinanza ai poveri, agli esclusi, ai carcerati, ai dimenticati, a chi è privo di cibo e vestiti. Questo è un criterio chiave di autenticità cristiana. Alcuni pensano che sia un compito per pochi, in realtà è un compito di tutta la Chiesa. Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati a essere strumento di Dio per la liberazione dei poveri. La fede, la speranza e l’amore ci spingono verso questa preferenza per i più bisogni, implica il camminare insieme, il lasciarsi evangelizzare da loro, che conoscono bene il cristo sofferente. Tutti siamo preoccupati per le conseguenze sociali della pandemia, molti vogliono tornare alla normalità per riprendere le attività economiche, ma questa normalità non dovrebbe comprendere le ingiustizie sociali e il degrado dell’ambiente. La pandemia è la crisi e da una crisi non si esce uguali, ma migliori o peggiori. Oggi abbiamo un’occasione per costruire qualcosa di diverso, per esempio possiamo costruire un’economia integrale e non solo assistenzialistica. Dobbiamo andare oltre risolvere i problemi. E disegnare un’economia dove le persone siano al centro e ci incoraggiano a progettare la cura del virus privilegiando coloro che ne hanno più bisogno. Sarebbe triste se nel vaccino per il covid si desse la priorità ai più ricchi, che il vaccino non fosse universale e per tutti. Dobbiamo agire ora per guarire le epidemie causate da piccoli virus invisibili e per guarire quelle provocate dalle grandi e visibili ingiustizie sociale. Ciò va fatto partendo dall’amore di dio, concrete, ancorato alla speranza e fondato nella fede. Un mondo più sano sarà possibile. Il signore ci aiuti e ci dia la forza per uscire migliori rispondendo alle necessità del mondo di oggi”.