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giovedì 12 dicembre 2024
 
 

L'assassino del cecchino e la sua condanna da sano di mente

25/02/2015  La condanna all'ergastolo dell'assassino del cecchino la cui storia è stata raccontata dal film di Clint Eastwood American Sniper si basa sul fatto che non è stata riconosciuta la sua insanità mentale. Una conclusione che lascia qualche dubbio.

Non sapremo mai se il film di Clint Eastwood American Sniper che non è riuscito a vincere l’Oscar abbia invece pesato sulla condanna dell’assassino del cecchino americano celebrato nel  drammatico film che tanto ha fatto discutere non solo negli Stati Uniti. Il fatto è che Eddie Ray Routh,  è stato condannato dalla giuria della corte di Stephenville, in Texas,  all’ergastolo e senza la possibilità di libertà condizionale  per l’uccisione del Navy Seal Chris Kyle e del suo amico Chad Lottlefield.
Non sapremo mai se l’ondata emotiva. già peraltro molto forte fin dai funerali del cecchino più coraggioso e celebrato negli Stati Uniti, ma ancor poù pressante dopo l’uscita del film, abbia favorito  una sentenza che ha escluso l’insanità mentale, come chiedevano i difensori del giovane perseguitato fin dal primo momento del rientro dalla guerra dai tremendi ricordi di quell’esperienza. Il film stesso, tra l’altro proiettato in un cinema a qualche chilometro di distanza dal tribunale, raccontava le enormi difficoltà che Kyle stesso aveva a riprendersi da quella tremenda esperienza condividendo un disturbo che come si sa ha colpito migliaia di reduci.
 Come ha fatto notare il New York Times American Sniper è stato visto da moltissime persone nell’area di Stephenville area dove  Kyle aveva frequentato l’università, la Tarleton State University, prima di entrare in Marina e per questo motivo gli avvocati dell’assassino avevano cercato di far spostare il processo altrove.
  Eddie Routh, che ha 27 anni, aveva ucciso Kyle e Lottlefield il 2 febbraio del 2013, in un poligono di tiro dove i tre erano andati per “aiutare” Routh. Era stata la sua mamma infatti a chiedere  a Kyle un aiuto per il figlio che aveva incubi continui e comportamenti pericolosi e che per questo motivo era staoto  ricoverato con un sospetto di disturbo da stress post traumatico in diverse strutture. Che andare a sparare fosse una buona cura provoca almeno qualche dubbio, che a questo punto non avrà risposta mentre la domanda che rimane è comunque questa, e cioè se una struttura criminale sanitaria non fosse una destinazione più adatta che non la cella di un carcere per il resto della vita.
 Ma anche le registrazioni presentate durante il processo della confessione in cui il giovane  raccontava di aver ucciso Kyle e l’amico perché aveva paura di essere ucciso lui da loro, perché il cecchino non gli aveva stretto la mano quella mattina e perché aveva un profumo di una colonia che non gli piaceva… non sono state sufficienti a convincere i giudici della sua sanità mentale.  

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American Sniper, pronto a uccidere in nome della patria
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