Il Papa viene dimesso dal Gemelli al 38esimo giorno di ricovero. Un saluto, dopo l’Angelus, dal balconcino del quinto piano per ringraziare il popolo che ha pregato per lui e tutta la comunit del Gemelli. Dopo il briefing dello scorso 21 febbraio, l'équipe del Gemelli, guidata dal professor Sergio Alfieri, nel comunicare le dimissioni - «la notizia che tutti state aspettando», spiega che il Pontefice dovrà seguire le prescrizioni e avere due mesi di convalescenza e una riabilitazione per la parola, come per tutti coloro che hanno avuto la polmonite, il Pontefice è in condizioni di ritornare a Santa Marta in sicurezza. Nessun presidio medico particolare dentro Santa Marta, ha spiegato Luigi Carbone, vicedirettore della direzione Sanità igiene dello Stato della Città del Vaticano e anche medico referente del Santo Padre, perché il Papa non ha bisogno di supporti speciali, ma solo dell'ossigeno che sarà gradualmente diminuito. In ogni caso all'interno della Città del Vaticano c'è sempre un servizio per le necessità della popolazione attivo 24 ore su 24.
Il professor Sergio Alfieri ha spiegato che il Papa è stato due volte in pericolo di vita, ma adesso non ha più la polmonite anche se ci vorrà un po' di tempo perché i miceti e i virus siano completamente debellati. Al Pontefice l'équipe raccomanda di non affaticarsi e di limitare gli incontri. "Aiutiamolo anche noi", ha sottolineato Alfieri chiedendo se, chi aveva in programma incontri con il Pontefice,ma ha l'influenza o qualcuno malato a casa, si astenga dall'incontrare il Papa.
In ogni caso, ha spiegato il professore Alfieri, abbiamo deciso di dimetterlo perché "gli ulteriori progressi sono a casa propria, anche perché l'ospedale, anche se può sembrare strano dirlo, è il posto peggiore dove stare per fare la convalescenza, perché è il posto dove si prendono più infezioni". L'umore del Papa è buono, ha ripreso a scherzare e ha ricominciato ad alimentarsi. Non è mai stato intubato e adesso avrà bisogno dell'ossigeno per tempi sempre meno prolungati. "Dopo un brutto momento", ricorda Alfieri, "entrando nella sua stanza gli abbiamo chiesto: "Come sta Santo Padre?" E lui ci ha risposto: "Sono vivo". Lì abbiamo capito che si stava riprendendo". Lìéquipe raccomanda, in particolare di evitare gli incontri con gruppi e gli affaticamenti.