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sabato 19 aprile 2025
 
Il messaggio
 

La Cei: "Fare di più contro il lavoro povero e per promuovere le donne"

19/03/2025  I vescovi, nel giorno della festa di San Giuseppe lavoratore, diffondono il loro messaggio per la Giornata del lavoro del primo maggio. Al centro della riflessione i temi dello sfruttamento dei migranti, del divario tra uomini e donne, dei giovani

«'La “mano invisibile” del mercato non è sufficiente a risolvere i gravi problemi oggi sul tappeto. È la nostra mano visibile che deve completare l'opera di con-creazione di una società equa e solidale e continuare a seminare speranza”». I vescovi italiani riprendono le parole di papa Francesco per ibadire, nel giorno della festa di San Giuseppe lavoratore e in vitsa della Giornata dle primo maggio, che, come sototlinea il Pontefice nella bolla di indizione dle Giubileo, «la tutela, la difesa e l'impegno per la creazione di un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, costituisce uno dei segni tangibili di speranza per i nostri fratelli». I vescovi denunciano «lo sfruttamento di fratelli immigrati», il cui lavoro «può costituire», invece, «un motivo di speranza per la nostra economia, ma solo se verranno integrati secondo parametri di giustizia». Si soffermano sul «mismatch, ossia il disallineamento tra domanda e offerta» che ci fa assistere «contemporaneamente al fenomeno di posti di lavoro vacanti, che non trovano personale con le necessarie competenze, e giovani disoccupati che non hanno i requisiti adatti». E, mentre resta sullo sfondo «la dura “legge di gravità” della competizione globale per la quale le imprese cercano di localizzarsi laddove i costi (quello del lavoro incluso) sono più bassi» con una «spirale al ribasso su costo e dignità del lavoro», i vescovi denunciano anche la situazione del lavoro femminile. Le donne, scrivono, «in alcuni ambiti vengono penalizzate non solo con una minore retribuzione, ma anche con l'assenza di garanzie nei tempi della gravidanza e della maternità». Infine parlano della «sicurezza sul lavoro, la cui mancanza fa ancora tante vittime». Ma anche dei «segni di speranza da alimentare per essere generativi e per far nascere e promuovere lavoro degno». Come «sempre, essi richiedono la nostra partecipazione attiva per proseguire l'opera della Creazione. Un segno di speranza è il riconoscimento nei contratti di lavoro nazionali dell'importanza della formazione permanente e della riqualificazione durante gli anni di lavoro». La Cei sottolinea anche il suo impegno a investire «in interventi generativi, volti alla creazione di una cultura del lavoro e di opportunità, come il Progetto Policoro, con il quale da trent’anni la Chiesa in Italia investe su giovani animatori di comunità formati per impegnarsi nelle loro diocesi. Negli ultimi anni essi hanno operato nel solco dell’ecologia integrale, che guarda alla sostenibilità e all’interdipendenza tra dimensione sociale ed ecosistema. Dal Progetto Policoro sono nati frutti significativi e imprese capaci di stare sul mercato e di promuovere lavoro degno anche nelle aree del Paese più disagiate».

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