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mercoledì 22 gennaio 2025
 
 

La democrazia che passa da un pc

27/06/2012  Informatici senza frontiere, dopo tanta burocrazia, è riuscita a organizzare il primo stage in un'azienda Itc di Milano per una studentessa palestinese

Ci è voluto più tempo di quanto si erano immaginati, forse, ma ora che il progetto è andato in porto i volontari di Informatici senza frontiere possono finalmente sorridere e, perché no?, sognare anche in grande. Da qualche giorno giorni, infatti, è atterrata a Milano Majdoleen, giovane studentessa palestinese di computer information system presso l’università di Betlemme. Un viaggio di piacere? L’ormai celebre progetto Erasmus? Niente di questo: la ragazza è stata scelta da Isf per trascorrere un mese di stage a Milano presso un’azienda partner del settore information technology, la Synapto srl. Obiettivo specifico, aumentare, mediante un lavoro sul campo, le conoscenze della ragazza in ambito di sviluppo Java. È questo il coronamento di un’intuizione partita diversi mesi fa’, mediante una collaborazione con Coopi, realtà che promuove scambi culturali e formativi importantissimi per una nazione come quella palestinese costretta in condizioni di precarietà, sofferenza e isolamento, che solo un’infinità di ostacoli burocratici ha ostacolato. E, si spera, sia la strada giusta per dare un senso all’impegno dei volontari di Isf ancor più rivolto al futuro. Un progetto che non avrebbe avuto compimento se non fosse anche intervenuta una famiglia di soci che si è offerta di “adottare” per tutta la durata dello stage Majdoleen così da inserirla in un contesto familiare che le faccia sentire meno, per lei che a vent’anni affronta la sua prima esperienza all’estero, la nostalgia di casa.


Nicola Tordini, di Isf, spiega: “Riteniamo questo progetto una possibilità molto preziosa perchè riesce ad invertire il “processo standard” delle nostre missioni (di norma siamo noi ad operare all'estero) e può essere molto immersivo e formativo per persone che vivono in contesti, come quello palestinese, complessi e isolati dal contesto internazionale. Questo d'altronde è l'indirizzo che è emerso nell'ambito del “Comitato Tecnico Scientifico di ISF” (costituito da primari professori universitari che indagano le tematiche legate all'informatica collaborativa e all'etica in ambito tecnologico). Se il progetto, come crediamo, avrà successo, vorremmo replicarlo nei prossimi anni ed estenderlo ad altre città italiane dove è presente Informatici Senza Frontiere”.   

Entusiasta, con la freschezza della sua giovane età, Majdoleen: “Da questa esperienza mi aspetto di aumentare e migliorare il mio bagaglio di conoscenze ma credo che sarà anche un banco di prova per misurare e formare la mia personalità, un’occasione da non perdere per vivere momenti indimenticabili e costruire nuove amicizie. Sì, ne sono certa, questo stage cambierà la mia vita”. E alla domanda se c’è qualcosa che la spaventi, risponde serena: “No, non c’è niente che mi preoccupi davvero perché anche qui ho comunque una famiglia meravigliosa che mi ha accolto e mi tratta come una figlia. E le persone che lavorano in Synapto sono simpatiche, disponibili e stanno facendo di tutto per rendere la mia integrazione più semplice possibile”. E cosa ha pensato la tua famiglia quando hai comunicato loro della possibilità di questo stage in Italia? “Loro mi conoscono bene e sanno che sono una persona a cui piacciono i cambiamenti e che lavoro sodo quando voglio raggiungere un obiettivo. Per questo, credo, mi hanno sostenuto fin dall’inizio in questa scelta, consapevoli che si tratta di una straordinaria opportunità sotto tutti i punti di vista”. Infine, Majdoleen chiude con una riflessione sull’informatica: “È un eccezionale strumento di democrazia, perché i computer ci consentono di esprimere le nostre opinioni liberamente e lasciano agli altri la chance di capire cosa noi pensiamo. L’informatica ci connette con tutto il resto del mondo, mettendo in moto un circuito di idee e punti di vista preziosi, da qualsiasi latitudine provengano. In questo senso, i social network, come ha dimostrato abbondantemente la Primavera araba, possono davvero aiutare a portare la democrazia là dove non c’è”,

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