Ci è voluto più tempo di quanto si
erano immaginati, forse, ma ora che il progetto è andato in porto i volontari di Informatici senza frontiere possono finalmente sorridere e, perché no?,
sognare anche in grande. Da qualche giorno giorni, infatti, è atterrata a
Milano Majdoleen, giovane studentessa palestinese di computer information
system presso l’università di Betlemme. Un viaggio di piacere? L’ormai celebre
progetto Erasmus? Niente di questo: la ragazza è stata scelta da Isf per
trascorrere un mese di stage a Milano presso un’azienda partner del settore
information technology, la Synapto srl. Obiettivo specifico, aumentare,
mediante un lavoro sul campo, le conoscenze della ragazza in ambito di sviluppo
Java. È questo il coronamento di un’intuizione partita diversi mesi fa’,
mediante una collaborazione con Coopi, realtà che promuove scambi culturali e
formativi importantissimi per una nazione come quella palestinese costretta in
condizioni di precarietà, sofferenza e isolamento, che solo un’infinità di
ostacoli burocratici ha ostacolato. E, si spera, sia la strada giusta per dare
un senso all’impegno dei volontari di Isf ancor più rivolto al futuro. Un
progetto che non avrebbe avuto compimento se non fosse anche intervenuta una
famiglia di soci che si è offerta di “adottare” per tutta la durata dello stage
Majdoleen così da inserirla in un contesto familiare che le faccia sentire
meno, per lei che a vent’anni affronta la sua prima esperienza all’estero, la
nostalgia di casa.
Nicola Tordini, di Isf, spiega: “Riteniamo questo progetto
una possibilità molto preziosa perchè riesce ad invertire il “processo
standard” delle nostre missioni (di norma siamo noi ad operare all'estero) e
può essere molto immersivo e formativo per persone che vivono in contesti, come
quello palestinese, complessi e isolati dal contesto internazionale. Questo
d'altronde è l'indirizzo che è emerso nell'ambito del “Comitato Tecnico
Scientifico di ISF” (costituito da primari professori universitari che indagano
le tematiche legate all'informatica collaborativa e all'etica in ambito
tecnologico). Se il progetto, come crediamo, avrà successo, vorremmo replicarlo
nei prossimi anni ed estenderlo ad altre città italiane dove è presente
Informatici Senza Frontiere”.
Entusiasta, con la freschezza della
sua giovane età, Majdoleen: “Da questa esperienza mi aspetto di aumentare e
migliorare il mio bagaglio di conoscenze ma credo che sarà anche un banco di
prova per misurare e formare la mia personalità, un’occasione da non perdere
per vivere momenti indimenticabili e costruire nuove amicizie. Sì, ne sono
certa, questo stage cambierà la mia vita”. E alla domanda se c’è qualcosa che
la spaventi, risponde serena: “No, non c’è niente che mi preoccupi davvero
perché anche qui ho comunque una famiglia meravigliosa che mi ha accolto e mi
tratta come una figlia. E le persone che lavorano in Synapto sono simpatiche,
disponibili e stanno facendo di tutto per rendere la mia integrazione più
semplice possibile”. E cosa ha pensato la tua famiglia quando hai comunicato loro
della possibilità di questo stage in Italia? “Loro mi conoscono bene e sanno
che sono una persona a cui piacciono i cambiamenti e che lavoro sodo quando
voglio raggiungere un obiettivo. Per questo, credo, mi hanno sostenuto fin dall’inizio in questa scelta,
consapevoli che si tratta di una straordinaria opportunità sotto tutti i punti
di vista”. Infine, Majdoleen chiude con una riflessione sull’informatica: “È un
eccezionale strumento di democrazia, perché i computer ci consentono di
esprimere le nostre opinioni liberamente e lasciano agli altri la chance di
capire cosa noi pensiamo. L’informatica ci connette con tutto il resto del
mondo, mettendo in moto un circuito di idee e punti di vista preziosi, da
qualsiasi latitudine provengano. In questo senso, i social network, come ha
dimostrato abbondantemente la Primavera araba, possono davvero aiutare a
portare la democrazia là dove non c’è”,