È stato di certo un Forum diverso da quello che si aspettavano i 60 vescovi e gli altrettanti sindaci dell’area mediterranea provenienti da 20 diversi Paesi che vi hanno partecipato per via della guerra esplosa in Ucraina. Spari ed esplosioni violente dopo l’invasione russa rischiavano di lacerare pure la speranza della concordia su cui s’incentra l’idea di un tavolo comune come questo che faccia rete tra le culture e le nazioni rendendo il Mare nostrum un’autentica “frontiera di pace” come sognava Giorgio La Pira (1904-77), in piena Guerra fredda e, profeta inascoltato, durante il conflitto in Vietnam..
E invece la “Carta di Firenze” documento conclusivo del Forum lascia una traccia indelebile di come il dialogo aiuta anche a vincere rassegnazione e pessimismo. Senza l’ascolto e la comprensione reciproca, senza la piena conoscenza delle diverse realtà, difficilmente si possono raggiungere intese concrete e su questo hanno concordato tutti i delegati di cui abbiamo raccolto propositi e riflessioni in queste cinque intense giornate.
Contrapposta alla logica militarista, violenta e autocratica i cui danni emergono con drammatica evidenza a Kiev e nelle altre città ucraine colpite dalle incursioni notturne, c’è quella del confronto aperto, del rispetto della libertà e della democrazia che di certo costa impegno, fatica, spesso provoca delusioni o scoraggiamenti ma è l’unica via per costruire equilibri reali e duraturi. Questa è la lezione più forte che viene ribadita da Firenze, dove, non a caso, si è annunciato il proposito di portare la Carta finale ai leader e ai capi di Stato del mondo, come uno sprone, un invito a condividere la via della cooperazione nello spirito descritto da papa Francesco nella sua enciclica Fratres omnes.
Bergoglio, trattenuto da un forte dolore al ginocchio, non ha potuto presiedere la celebrazione eucaristica a conclusione dell’evento, ma il suo monito e la sua presenza si sono avvertiti più forti e concreti che mai. Nel messaggio finale, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana ha ricordato le parole di Bergoglio: «Ogni guerra lascia il nostro mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male».
Francesco chiamando personalmente al telefono il presidente dell’Ucraina, ma anche andando personalmente dall’ambasciatore russo presso la Santa Sede insegna coi fatti che la via dell’umiltà e dell’apertura a tutto tondo è l’unica praticabile per chi vuole davvero cooperare per la pace.
«Quello che abbiamo vissuto», ha aggiunto Bassetti tirando le conclusioni del meeting fiorentino, «e che ancora stiamo vivendo è stato un grande momento storico. Questo è un punto decisivo, che voglio sottolineare con forza. Questi giorni hanno dato vita, infatti, a un appuntamento straordinario e mai verificatosi prima: vescovi e sindaci del Mediterraneo si sono ritrovati insieme e, mossi da una reciproca volontà di ascolto, si sono prima confrontati e poi hanno siglato una dichiarazione comune. Non era scontato, non era dovuto, ma si è realizzato. E questo è meraviglioso! Mentre una folle guerra scoppia in Ucraina portando morte e distruzione, l’orologio della storia ha fermato le sue lancette a Firenze ed è suonata l’ora della pace e del dialogo.
Si tratta, però, di una storia complessa che non nasce quattro giorni fa e non ha origine neanche nel 2020 a Bari. Nasce molto prima ed è una storia che, in gran parte, ci sovrasta e oltrepassa i nostri progetti e le nostre volontà. Un’antica profezia ha, infatti, percorso tutto il Novecento ed è arrivata fino ai giorni nostri: il Mediterraneo diventerà un luogo di pace. Un mare che unisce e non divide. Nella visione di Giorgio La Pira il cosiddetto Mare nostrum è, infatti, il «grande lago di Tiberiade» in cui si affacciano le civiltà che appartengono alla «triplice famiglia di Abramo». Il loro incontro, dopo secoli di divisione, può cambiare la storia non solo del Mediterraneo, ma del mondo intero. Lasciatemelo dire: Dio ci ha chiamato qui a Firenze. Contro ogni avversità, contro ogni difficoltà, contro ogni guerra. Spes contra spem, come avrebbe detto Giorgio La Pira».
La lezione che Firenze, oltre al rispetto della democrazia (opposizioni incluse) contrapposto alle autocrazie care a Mosca e a Pechino, consegna all'Europa altri due punti cardine. Uno: le città sembrano marginali, ma sono importantissime. Perchè sono tessuto vivo, quello a piu diretto contatto con la gente, luoghi privilegiati in cui operare i veri cambiamenti quoitidiani. Due: la Chiesa non può, non deve limitarsi ai moniti, ma in concreto deve servire costruendo a sua volta reti in grado di massimizzare accoglienzza e assistenza. Senza frontiere.