Sacro e profano. Matematica e musica. Speculazione pura ed emozioni. Di tutto questo parla Ingrid Carbone, pianista cosentina pluipremiata, ma anche docente di Matematica all’Università della Calabria. Ed il rapporto fra matematica e musica, si sa, è un rapporto millenario: specie se si considera la musica come armonia della sfere discesa sulla terra. Ma per Ingrid Carbone entrambi gli ambiti sono stimolo per domande, risposte, emozioni, conoscenza.
“Ho iniziato a suonare il pianoforte quando i miei me ne hanno regalato uno in quarta elementare. Loro non erano musicisti, anche se mia madre era una melomane. Poi la media l’ho fatta in Conservatorio. L’esame per l’ottavo anno l’ho passato quando ho fatto la maturità allo scientifico.”
Ingrid contemporaneamente ha sviluppato la sua passione per la matematica, laureandosi a 21 anni. Viene spontaneo chiederle che tipo di relazioni legano i due interessi, fra l’altro molto impegnativi:
«Certo, il rapporto fra matematica e musica c’è da sempre, e basterebbe citate Bach. E parte della musica di oggi è una forma di ricerca di formule: ma non ne ho la propensione e l’impressione è che si tratti di costruzioni intellettuali. Direi soprattutto che un musicista è un ricercatore della musica, un matematico è un indagatore dell’oltre. Ma in entrambi i casi si tratti di strumenti per arrivare a conoscere e a conoscerci. Per esempio per quanto riguarda l’attività accademica mi occupo di ricerca e didattica, ma nell’insegnamento non voglio spersonalizzare i contenuti. Per cui la matematica è una base di partenza per esprimermi anche sull’attualità, sui valori, sui dubbi che devono animare dei giovani che sono convinti di avere solo certezze. Così come nella musica cerco le risposte: e le trovo nel passaggio dal suonare, cioè dall’imparare un pezzo tecnicamente, all’interpretare, cioè al farlo mio.” È da questa duplice esperienza che nascono le sue conversazioni-concerto? “Sì, nascono proprio dalla mia attività didattica: ho scoperto il piacere di parlare al pubblico, di far conoscere quello che sto per suonare, non limitandomi ad una visione didattica, storica».
Nella speculazione matematica tutto sembra complesso. Nella musica la complessità diventa esercizio di abilità, virtuosismo. Cosa ne pensa?
«Il virtuosismo non è puro esercizio, ma è espressione di un contenuto, di un valore impresso nella musica dai grandi musicisti. Prendiamo Liszt: è un maestro nel rappresentare un racconto del suo mondo interiore, del suo spirito o della sua concezione di sacro, attraverso un’indagine delle possibilità tecniche del pianoforte che diventano espressione e anche virtuosismo. Con questi mezzi Liszt riesce addirittura ad esprimere la grandezza del creato e del suo Creatore. Ed io mi immedesimo in questo racconto: sento i lamenti all’ingresso dell’Inferno nella sua “Dopo una lettura di Dante”, o la spiritualità che mi trasmette la sua “Leggenda n. 2” dedicata a San Francesco».
Tutto ciò è molto presente nel suo cd “Les harmonies de l’esprit” (Le armonie dello spirito - Da Vinci Classics)), dedicate alla musica sacra di Liszt. Ma un’altra sua passione è Schubert, del quale ha inciso i 4 Improvvisi D. 899 e i Sei Momenti musicali D.780 in un altro cd, intitolato “L’enchantemen retrouvé” (L’incanto ritrovato):
«Schubert richiede un controllo diverso, un contegno diverso. Non è un animale da palcoscenico. La sua è una musica di una drammaticità unica, nella quale parentesi solari celano l’abisso. Schubert è difficile, va interpretato. Le “6 consolazioni di Liszt” e i “6 Momenti musicali” di Schubert sono davvero un percorso di ricerca, un punto di arrivo per un interprete»
E Ingrid Carbone, questo “punto di arrivo” lo raggiunge appunto confrontandosi con l’attualità, con la sofferenza della cronaca (“i disastri della guerra nella ex Jugoslavia li ho vissuti in prima persona”), con la gioia nel diffondere “il suono della campane racchiuso in un accordo di Liszt”.
(foto in alto: Daniela Como)