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lunedì 16 settembre 2024
 
La canonizzazione
 
Credere

La postulatrice: «I bambini di Fatima, un esempio per tutti»

11/05/2017  Suor Angela Coelho ci parla della causa di canonizzazione di Giacinta e Francesco, i santi più piccoli nella storia della Chiesa

Suor Angela de Fatima Coelho, religiosa della congregazione Alleanza di Santa Maria, è la postulatrice della causa di canonizzazione di Francesco e Giacinta Marto. A lei chiediamo di raccontarci chi erano i due pastorelli e quale vita li ha portati alla santità.

Suor Angela, chi erano Giacinta e Francesco?

«Francesco e Giacinta sono due fratelli, i figli più giovani di Olimpia e Manuel Marto. Nei primi anni della loro vita, fino alle apparizioni, vivono in un contesto perfettamente normale. Dopo le apparizioni, tutto si trasforma. Poco a poco vediamo come si vanno configurando con Cristo, ciascuno a suo modo. Francesco sviluppa il gusto di essere solo con Dio: lo vediamo nei monti, ritirato a pregare; o va nella chiesa parrocchiale a passare ore e ore davanti al Santissimo Sacramento. Anche Giacinta vive una conversione molto pronunciata: dopo le apparizioni il centro della sua vita si sposta in Dio negli altri, per aver visto la sofferenza nella visione dell’inferno».

Com’è possibile che due bambini, con una vita così breve, siano già stati prima beatificati e ora canonizzati?

«Dopo la loro morte, la fama di santità era così grande che la diocesi di Leiria decise di cominciare a studiarne la vita, in vista di una possibile canonizzazione. Nel caso di Giacinta e Francesco fu così forte la voce di Dio, che attestava la loro santità, che questa fama cominciò già durante la loro vita: il popolo di Dio diceva che erano santi. Abbiamo descrizioni e racconti di grazie ottenute per intercessione di Giacinta: le persone giungevano a Fatima per ringraziarli, e di alcune la piccola ha perfino ricevuto di persona gli obrigado (i ringraziamenti, ndr). Questo sentire fu così forte che la voce del popolo di Dio, che attestava la santità di questi bambini, s’impose alla Chiesa».

Molti adulti furono toccati da queste due anime semplici. Come è possibile che un messaggio riferito da due bambini risuoni anche nello spirito degli adulti?

«Non hanno mai smesso di essere bambini, ma sono modelli per tutti: bambini, adulti e anziani, per la loro santità e per i tratti di Cristo che incarnavano nella loro vita. Francesco è un bambino concentrato in Dio; passa infatti molto tempo in adorazione, davanti a Gesù Eucaristia, e ciò è di esempio per noi. Giacinta ci insegna a dimenticarci un poco di noi stessi. Ciò che per lei è più importante è vivere la vita appassionatamente per gli altri».

Sentiamo parlare molto dei loro sacrifici. Ma come è possibile che Dio chieda a dei bambini di soffrire?

«Dio chiese loro di accettare con docilità le sofferenze. Più importante dei sacrifici che loro hanno voluto praticare − e la Madonna fu obbligata a chiedergli che si fermassero, perché loro non avevano compreso che si stavano rovinando la salute − è stato il desiderio di vivere le difficoltà della vita come Cristo ha vissuto le sue sofferenze: con pazienza, con molto amore, sapendo che facevano la volontà del Padre e che la storia della salvezza si attuava».

 Questo processo ha spinto la Chiesa ad avanzare nell’area della santità dell’infanzia?

«Sì, credo che questo processo aiuterà molto a riflettere e marcherà la storia della santità. È la prima volta che la Chiesa canonizza bambini così piccoli. Non sono martiri come lo furono gli innocenti uccisi da re Erode, ma anche loro, quasi senza rendersene conto, hanno dato la vita per Cristo».

Testo di Ricardo Perna. Traduzione di Mário Santos. Foto di Ricardo Perna.

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