"Relatio Synodi" della III
Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi: "Le sfide
pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione" (5-19
ottobre 2014), 18.10.2014
INDICE
Introduzione
I Parte
L’ascolto: il contesto e le sfide sulla famiglia
Il contesto socio-culturale
La rilevanza della vita affettiva
La sfida per la pastorale
II Parte
Lo sguardo su Cristo: il Vangelo della famiglia
Lo sguardo su Gesù e la pedagogia divina nella storia della salvezza
La famiglia nel disegno salvifico di Dio
La famiglia nei documenti della Chiesa
L’indissolubilità del matrimonio e la gioia del vivere insieme
Verità e bellezza della famiglia e misericordia verso le famiglie ferite e fragili
III Parte
Il confronto: prospettive pastorali
Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti
Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio
Accompagnare i primi anni della vita matrimoniale
Cura pastorale di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze
Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati, famiglie monoparentali)
L’attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale
La trasmissione della vita e la sfida della denatalità
La sfida dell’educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione
Conclusione
* * *
Introduzione
1. Il Sinodo dei Vescovi riunito intorno
al Papa rivolge il suo pensiero a tutte le famiglie del mondo con le
loro gioie, le loro fatiche, le loro speranze. In particolare sente il
dovere di ringraziare il Signore per la generosa fedeltà con cui tante
famiglie cristiane rispondono alla loro vocazione e missione. Lo fanno
con gioia e con fede anche quando il cammino familiare le pone dinanzi a
ostacoli, incomprensioni e sofferenze. A queste famiglie va
l’apprezzamento, il ringraziamento e l’incoraggiamento di tutta la
Chiesa e di questo Sinodo. Nella veglia di preghiera celebrata in Piazza
San Pietro sabato 4 ottobre 2014 in preparazione al Sinodo sulla
famiglia Papa Francesco ha evocato in maniera semplice e concreta la
centralità dell’esperienza familiare nella vita di tutti, esprimendosi
così: «Scende ormai la sera sulla nostra assemblea. È l’ora in cui si fa
volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello
spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che
scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa nei
giorni dell’uomo la festa senza tramonto. È anche l’ora più pesante per
chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudine, nel crepuscolo
amaro di sogni e di progetti infranti: quante persone trascinano le
giornate nel vicolo cieco della rassegnazione, dell’abbandono, se non
del rancore; in quante case è venuto meno il vino della gioia e, quindi,
il sapore – la sapienza stessa – della vita [...] Degli uni e degli
altri questa sera ci facciamo voce con la nostra preghiera, una
preghiera per tutti».
2. Grembo di gioie e di prove, di affetti profondi e di
relazioni a volte ferite, la famiglia è veramente "scuola di umanità"
(cf. Gaudium et Spes, 52), di cui si avverte fortemente il
bisogno. Nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare nei
vari contesti del "villaggio globale", il desiderio di famiglia resta
vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa, esperta in umanità e
fedele alla sua missione, ad annunciare senza sosta e con convinzione
profonda il "Vangelo della famiglia" che le è stato affidato con la
rivelazione dell’amore di Dio in Gesù Cristo e ininterrottamente
insegnato dai Padri, dai Maestri della spiritualità e dal Magistero
della Chiesa. La famiglia assume per la Chiesa un’importanza del tutto
particolare e nel momento in cui tutti i credenti sono invitati a uscire
da se stessi è necessario che la famiglia si riscopra come soggetto
imprescindibile per l’evangelizzazione. Il pensiero va alla
testimonianza missionaria di tante famiglie.
3. Sulla realtà della famiglia, decisiva e preziosa, il
Vescovo di Roma ha chiamato a riflettere il Sinodo dei Vescovi nella
sua Assemblea Generale Straordinaria dell’ottobre 2014, per approfondire
poi la riflessione nell’Assemblea Generale Ordinaria che si terrà
nell’ottobre 2015, oltre che nell’intero anno che intercorre fra i due
eventi sinodali. «Già il convenire in unum attorno al Vescovo di Roma è
evento di grazia, nel quale la collegialità episcopale si manifesta in
un cammino di discernimento spirituale e pastorale»: così Papa Francesco
ha descritto l’esperienza sinodale, indicandone i compiti nel duplice
ascolto dei segni di Dio e della storia degli uomini e nella duplice e
unica fedeltà che ne consegue.
4. Alla luce dello stesso discorso abbiamo raccolto i
risultati delle nostre riflessioni e dei nostri dialoghi nelle seguenti
tre parti: l’ascolto, per guardare alla realtà della famiglia oggi,
nella complessità delle sue luci e delle sue ombre; lo sguardo fisso sul
Cristo per ripensare con rinnovata freschezza ed entusiasmo quanto la
rivelazione, trasmessa nella fede della Chiesa, ci dice sulla bellezza,
sul ruolo e sulla dignità della famiglia; il confronto alla luce del
Signore Gesù per discernere le vie con cui rinnovare la Chiesa e la
società nel loro impegno per la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo
e donna.
PRIMA PARTE
L’ascolto: il contesto e le sfide sulla famiglia
Il contesto socio-culturale
5. Fedeli all’insegnamento di Cristo guardiamo alla realtà
della famiglia oggi in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle
sue ombre. Pensiamo ai genitori, ai nonni, ai fratelli e alle sorelle,
ai parenti prossimi e lontani, e al legame tra due famiglie che tesse
ogni matrimonio. Il cambiamento antropologico-culturale influenza oggi
tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e
diversificato. Vanno sottolineati prima di tutto gli aspetti positivi:
la più grande libertà di espressione e il migliore riconoscimento dei
diritti della donna e dei bambini, almeno in alcune regioni. Ma, d’altra
parte, bisogna egualmente considerare il crescente pericolo
rappresentato da un individualismo esasperato che snatura i legami
familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come
un'isola, facendo prevalere, in certi casi, l'idea di un soggetto che si
costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto. A ciò si
aggiunge anche la crisi della fede che ha toccato tanti cattolici e che
spesso è all’origine delle crisi del matrimonio e della famiglia.
6. Una delle più grandi povertà della cultura attuale è
la solitudine, frutto dell’assenza di Dio nella vita delle persone e
della fragilità delle relazioni. C’è anche una sensazione generale di
impotenza nei confronti della realtà socio-economica che spesso finisce
per schiacciare le famiglie. Così è per la crescente povertà e
precarietà lavorativa che è vissuta talvolta come un vero incubo, o a
motivo di una fiscalità troppo pesante che certo non incoraggia i
giovani al matrimonio. Spesso le famiglie si sentono abbandonate per il
disinteresse e la poca attenzione da parte delle istituzioni. Le
conseguenze negative dal punto di vista dell’organizzazione sociale sono
evidenti: dalla crisi demografica alle difficoltà educative, dalla
fatica nell’accogliere la vita nascente all’avvertire la presenza degli
anziani come un peso, fino al diffondersi di un disagio affettivo che
arriva talvolta alla violenza. È responsabilità dello Stato creare le
condizioni legislative e di lavoro per garantire l’avvenire dei giovani e
aiutarli a realizzare il loro progetto di fondare una famiglia.
7. Ci sono contesti culturali e religiosi che pongono
sfide particolari. In alcune società vige ancora la pratica della
poligamia e in alcuni contesti tradizionali la consuetudine del
"matrimonio per tappe". In altri contesti permane la pratica dei
matrimoni combinati. Nei Paesi in cui la presenza della Chiesa cattolica
è minoritaria sono numerosi i matrimoni misti e di disparità di culto
con tutte le difficoltà che essi comportano riguardo alla configurazione
giuridica, al battesimo e all'educazione dei figli e al reciproco
rispetto dal punto di vista della diversità della fede. In questi
matrimoni può esistere il pericolo del relativismo o dell’indifferenza,
ma vi può essere anche la possibilità di favorire lo spirito ecumenico e
il dialogo interreligioso in un’armoniosa convivenza di comunità che
vivono nello stesso luogo. In molti contesti, e non solo occidentali, si
va diffondendo ampiamente la prassi della convivenza che precede il
matrimonio o anche di convivenze non orientate ad assumere la forma di
un vincolo istituzionale. A questo si aggiunge spesso una legislazione
civile che compromette il matrimonio e la famiglia. A causa della
secolarizzazione in molte parti del mondo il riferimento a Dio è
fortemente diminuito e la fede non è più socialmente condivisa.
8. Molti sono i bambini che nascono fuori dal
matrimonio, specie in alcuni Paesi, e molti quelli che poi crescono con
uno solo dei genitori o in un contesto familiare allargato o
ricostituito. Il numero dei divorzi è crescente e non è raro il caso di
scelte determinate unicamente da fattori di ordine economico. I bambini
spesso sono oggetto di contesa tra i genitori e i figli sono le vere
vittime delle lacerazioni familiari. I padri sono spesso assenti non
solo per cause economiche laddove invece si avverte il bisogno che essi
assumano più chiaramente la responsabilità per i figli e per la
famiglia. La dignità della donna ha ancora bisogno di essere difesa e
promossa. Oggi infatti, in molti contesti, l’essere donna è oggetto di
discriminazione e anche il dono della maternità viene spesso penalizzato
piuttosto che essere presentato come valore. Non vanno neppure
dimenticati i crescenti fenomeni di violenza di cui le donne sono
vittime, talvolta purtroppo anche all’interno delle famiglie e la grave e
diffusa mutilazione genitale della donna in alcune culture. Lo
sfruttamento sessuale dell’infanzia costituisce poi una delle realtà più
scandalose e perverse della società attuale. Anche le società
attraversate dalla violenza a causa della guerra, del terrorismo o della
presenza della criminalità organizzata, vedono situazioni familiari
deterioratee soprattutto nelle grandi metropoli e nelle loro periferie
cresce il cosiddetto fenomeno dei bambini di strada. Le migrazioni
inoltre rappresentano un altro segno dei tempi da affrontare e
comprendere con tutto il carico di conseguenze sulla vita familiare.
La rilevanza della vita affettiva
9. A fronte del quadro sociale delineato si riscontra in
molte parti del mondo, nei singoli un maggiore bisogno di prendersi cura
della propria persona, di conoscersi interiormente, di vivere meglio in
sintonia con le proprie emozioni e i propri sentimenti, di cercare
relazioni affettive di qualità; tale giusta aspirazione può aprire al
desiderio di impegnarsi nel costruire relazioni di donazione e
reciprocità creative, responsabilizzanti e solidali come quelle
familiari. Il pericolo individualista e il rischio di vivere in chiave
egoistica sono rilevanti. La sfida per la Chiesa è di aiutare le coppie
nella maturazione della dimensione emozionale e nello sviluppo affettivo
attraverso la promozione del dialogo, della virtù e della fiducia
nell’amore misericordioso di Dio. Il pieno impegno richiesto nel
matrimonio cristiano può essere un forte antidoto alla tentazione di un
individualismo egoistico.
10. Nel mondo attuale non mancano tendenze culturali
che sembrano imporre una affettività senza limiti di cui si vogliono
esplorare tutti i versanti, anche quelli più complessi. Di fatto, la
questione della fragilità affettiva è di grande attualità: una
affettività narcisistica, instabile e mutevole che non aiuta sempre i
soggetti a raggiungere una maggiore maturità. Preoccupa una certa
diffusione della pornografia e della commercializzazione del corpo,
favorita anche da un uso distorto di internet e va denunciata la
situazione di quelle persone che sono obbligate a praticare la
prostituzione. In questo contesto, le coppie sono talvolta incerte,
esitanti e faticano a trovare i modi per crescere. Molti sono quelli che
tendono a restare negli stadi primari della vita emozionale e sessuale.
La crisi della coppia destabilizza la famiglia e può arrivare
attraverso le separazioni e i divorzi a produrre serie conseguenze sugli
adulti, i figli e la società, indebolendo l’individuo e i legami
sociali. Anche il calo demografico, dovuto ad una mentalità
antinatalista e promosso dalle politiche mondiali di salute
riproduttiva, non solo determina una situazione in cui l’avvicendarsi
delle generazioni non è più assicurato, ma rischia di condurre nel tempo
a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire.
Lo sviluppo delle biotecnologie ha avuto anch’esso un forte impatto
sulla natalità.
La sfida per la pastorale
11. In questo contesto la Chiesa avverte la necessità di
dire una parola di verità e di speranza. Occorre muovere dalla
convinzione che l’uomo viene da Dio e che, pertanto, una riflessione
capace di riproporre le grandi domande sul significato dell’essere
uomini, possa trovare un terreno fertile nelle attese più profonde
dell’umanità. I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana
corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana anche in un
tempo segnato dall’individualismo e dall’edonismo. Occorre accogliere le
persone con la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca,
incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente
parte della Chiesa anche in chi ha sperimentato il fallimento o si trova
nelle situazioni più disparate. Il messaggio cristiano ha sempre in sé
la realtà e la dinamica della misericordia e della verità, che in Cristo
convergono.
II PARTE
Lo sguardo su Cristo: il Vangelo della famiglia
Lo sguardo su Gesù e la pedagogia divina nella storia della salvezza
12. Al fine di «verificare il nostro passo sul terreno
delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo
sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione
del suo volto [...]. Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte
dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità
impensate» (Papa Francesco, Discorso del 4 ottobre 2014). Gesù ha
guardato alle donne e agli uomini che ha incontrato con amore e
tenerezza, accompagnando i loro passi con verità, pazienza e
misericordia, nell’annunciare le esigenze del Regno di Dio.
13. Dato che l’ordine della creazione è determinato
dall’orientamento a Cristo, occorre distinguere senza separare i diversi
gradi mediante i quali Dio comunica all’umanità la grazia
dell’alleanza. In ragione della pedagogia divina, secondo cui l’ordine
della creazione evolve in quello della redenzione attraverso tappe
successive, occorre comprendere la novità del sacramento nuziale
cristiano in continuità con il matrimonio naturale delle origini. Così
qui s’intende il modo di agire salvifico di Dio, sia nella creazione sia
nella vita cristiana. Nella creazione: poiché tutto è stato fatto per
mezzo di Cristo ed in vista di Lui (cf. Col 1,16), i cristiani
sono «lieti di scoprire e pronti a rispettare quei germi del Verbo che
vi si trovano nascosti; debbono seguire attentamente la trasformazione
profonda che si verifica in mezzo ai popoli» (Ad Gentes, 11).
Nella vita cristiana: in quanto con il battesimo il credente è inserito
nella Chiesa mediante quella Chiesa domestica che è la sua famiglia,
egli intraprende quel «processo dinamico, che avanza gradualmente con la
progressiva integrazione dei doni di Dio» (Familiaris Consortio, 11), mediante la conversione continua all’amore che salva dal peccato e dona pienezza di vita.
14. Gesù stesso, riferendosi al disegno primigenio
sulla coppia umana, riafferma l’unione indissolubile tra l’uomo e la
donna, pur dicendo che «per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha
permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così» (Mt 19,8). L’indissolubilità del matrimonio ("Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" Mt
19,6), non è innanzitutto da intendere come "giogo" imposto agli uomini
bensì come un "dono" fatto alle persone unite in matrimonio. In tal
modo, Gesù mostra come la condiscendenza divina accompagni sempre il
cammino umano, guarisca e trasformi il cuore indurito con la sua grazia,
orientandolo verso il suo principio, attraverso la via della croce. Dai
Vangeli emerge chiaramente l’esempio di Gesù che è paradigmatico per la
Chiesa. Gesù infatti ha assunto una famiglia, ha dato inizio ai segni
nella festa nuziale a Cana, ha annunciato il messaggio concernente il
significato del matrimonio come pienezza della rivelazione che recupera
il progetto originario di Dio (Mt 19,3). Ma nello stesso tempo ha
messo in pratica la dottrina insegnata manifestando così il vero
significato della misericordia. Ciò appare chiaramente negli incontri
con la samaritana (Gv 4,1-30) e con l’adultera (Gv 8,1-11)
in cui Gesù, con un atteggiamento di amore verso la persona peccatrice,
porta al pentimento e alla conversione ("va’ e non peccare più"),
condizione per il perdono.
La famiglia nel disegno salvifico di Dio
15. Le parole di vita eterna che Gesù ha lasciato ai suoi
discepoli comprendevano l’insegnamento sul matrimonio e la famiglia.
Tale insegnamento di Gesù ci permette di distinguere in tre tappe
fondamentali il progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia.
All’inizio, c'è la famiglia delle origini, quando Dio creatore istituì
il matrimonio primordiale tra Adamo ed Eva, come solido fondamento della
famiglia. Dio non solo ha creato l'essere umano maschio e femmina (Gen 1,27), ma li ha anche benedetti perché fossero fecondi e si moltiplicassero (Gen 1,28). Per questo, «l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gen
2,24). Questa unione è stata danneggiata dal peccato ed è diventata la
forma storica di matrimonio nel Popolo di Dio, per il quale Mosè
concesse la possibilità di rilasciare un attestato di divorzio (cf. Dt
24, 1ss). Tale forma era prevalente ai tempi di Gesù. Con il Suo
avvento e la riconciliazione del mondo caduto grazie alla redenzione da
Lui operata, terminò l'era inaugurata con Mosé.
16. Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (cf. Mc 10,1-12). La famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo (cf. Ef 5,21-32),
restaurati a immagine della Santissima Trinità, mistero da cui
scaturisce ogni vero amore. L'alleanza sponsale, inaugurata nella
creazione e rivelata nella storia della salvezza, riceve la piena
rivelazione del suo significato in Cristo e nella sua Chiesa. Da Cristo
attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia
necessaria per testimoniare l'amore di Dio e vivere la vita di
comunione. Il Vangelo della famiglia attraversa la storia del mondo sin
dalla creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1, 26-27) fino al compimento del mistero dell’Alleanza in Cristo alla fine dei secoli con le nozze dell’Agnello (cf. Ap 19,9; Giovanni Paolo II, Catechesi sull'amore umano).
La famiglia nei documenti della Chiesa
17. «Nel corso dei secoli, la Chiesa non ha fatto mancare
il suo costante insegnamento sul matrimonio e la famiglia. Una delle
espressioni più alte di questo Magistero è stata proposta dal Concilio
Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes, che dedica un intero capitolo alla promozione della dignità del matrimonio e della famiglia (cf. Gaudium et Spes, 47-52). Esso ha definito il matrimonio come comunità di vita e di amore (cf. Gaudium et Spes, 48),
mettendo l’amore al centro della famiglia, mostrando, allo stesso
tempo, la verità di questo amore davanti alle diverse forme di
riduzionismo presenti nella cultura contemporanea. Il "vero amore tra
marito e moglie" (Gaudium et Spes, 49) implica la mutua donazione
di sé, include e integra la dimensione sessuale e l’affettività,
corrispondendo al disegno divino (cf. Gaudium et Spes, 48-49). Inoltre, Gaudium et Spes
48 sottolinea il radicamento in Cristo degli sposi: Cristo Signore
"viene incontro ai coniugi cristiani nel sacramento del matrimonio", e
con loro rimane. Nell’incarnazione, Egli assume l’amore umano, lo
purifica, lo porta a pienezza, e dona agli sposi, con il suo Spirito, la
capacità di viverlo, pervadendo tutta la loro vita di fede, speranza e
carità. In questo modo gli sposi sono come consacrati e, mediante una
grazia propria, edificano il Corpo di Cristo e costituiscono una Chiesa
domestica (cf. Lumen Gentium, 11), così che la Chiesa, per
comprendere pienamente il suo mistero, guarda alla famiglia cristiana,
che lo manifesta in modo genuino» (Instrumentum Laboris, 4).
18. «Sulla scia del Concilio Vaticano II, il Magistero
pontificio ha approfondito la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia.
In particolare, Paolo VI, con la Enciclica Humanae Vitae, ha
messo in luce l’intimo legame tra amore coniugale e generazione della
vita. San Giovanni Paolo II ha dedicato alla famiglia una particolare
attenzione attraverso le sue catechesi sull’amore umano, la Lettera alle
famiglie (Gratissimam Sane) e soprattutto con l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio.
In tali documenti, il Pontefice ha definito la famiglia "via della
Chiesa"; ha offerto una visione d’insieme sulla vocazione all’amore
dell’uomo e della donna; ha proposto le linee fondamentali per la
pastorale della famiglia e per la presenza della famiglia nella società.
In particolare, trattando della carità coniugale (cf. Familiaris Consortio,
13), ha descritto il modo in cui i coniugi, nel loro mutuo amore,
ricevono il dono dello Spirito di Cristo e vivono la loro chiamata alla
santità» (Instrumentum Laboris, 5).
19. «Benedetto XVI, nell’Enciclica Deus Caritas Est,
ha ripreso il tema della verità dell’amore tra uomo e donna, che
s’illumina pienamente solo alla luce dell’amore di Cristo crocifisso
(cf. Deus Caritas Est, 2). Egli ribadisce come: "Il matrimonio
basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto
di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la
misura dell’amore umano" (Deus Caritas Est, 11). Inoltre, nella Enciclica Caritas in Veritate, evidenzia l’importanza dell’amore come principio di vita nella società (cf. Caritas in Veritate, 44), luogo in cui s’impara l’esperienza del bene comune» (Instrumentum Laboris, 6).
20. «Papa Francesco, nell’Enciclica Lumen Fidei
affrontando il legame tra la famiglia e la fede, scrive: "L’incontro con
Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga
l’orizzonte dell’esistenza, le dona una speranza solida che non delude.
La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione
della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione
all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di
consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di
Dio, più forte di ogni nostra fragilità" (Lumen Fidei, 53)» (Instrumentum Laboris, 7).
L’indissolubilità del matrimonio e la gioia del vivere insieme
21. Il dono reciproco costitutivo del matrimonio
sacramentale è radicato nella grazia del battesimo che stabilisce
l’alleanza fondamentale di ogni persona con Cristo nella Chiesa. Nella
reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si promettono
dono totale, fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come
elementi costitutivi del matrimonio i doni che Dio offre loro, prendendo
sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla
Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come
impegni meglio sostenibili mediante l’aiuto della grazia del sacramento.
Dio consacra l’amore degli sposi e ne conferma l’indissolubilità,
offrendo loro l’aiuto per vivere la fedeltà, l’integrazione reciproca e
l’apertura alla vita. Pertanto, lo sguardo della Chiesa si volge agli
sposi come al cuore della famiglia intera che volge anch’essa lo sguardo
verso Gesù.
22. Nella stessa prospettiva, facendo nostro
l’insegnamento dell’Apostolo secondo cui tutta la creazione è stata
pensata in Cristo e in vista di lui (cf. Col 1,16), il Concilio
Vaticano II ha voluto esprimere apprezzamento per il matrimonio naturale
e per gli elementi validi presenti nelle altre religioni (cf. Nostra Aetate, 2) e nelle culture nonostante i limiti e le insufficienze (cf. Redemptoris Missio, 55). La presenza dei semina Verbi nelle culture (cf. Ad Gentes,
11) potrebbe essere applicata, per alcuni versi, anche alla realtà
matrimoniale e familiare di tante culture e di persone non cristiane. Ci
sono quindi elementi validi anche in alcune forme fuori del matrimonio
cristiano –comunque fondato sulla relazione stabile e vera di un uomo e
una donna –, che in ogni caso riteniamo siano ad esso orientate. Con lo
sguardo rivolto alla saggezza umana dei popoli e delle culture, la
Chiesa riconosce anche questa famiglia come la cellula basilare
necessaria e feconda della convivenza umana.
Verità e bellezza della famiglia e misericordia verso le famiglie ferite e fragili
23. Con intima gioia e profonda consolazione, la Chiesa
guarda alle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo,
ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono.
Grazie ad esse, infatti, è resa credibile la bellezza del matrimonio
indissolubile e fedele per sempre. Nella famiglia,«che si potrebbe
chiamare Chiesa domestica» (Lumen Gentium, 11), matura la prima
esperienza ecclesiale della comunione tra persone, in cui si riflette,
per grazia, il mistero della Santa Trinità. «È qui che si apprende la
fatica e la gioia del lavoro, l’amore fraterno, il perdono generoso,
sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e
l’offerta della propria vita» (Catechismo della Chiesa Cattolica,
1657). La Santa Famiglia di Nazaret ne è il modello mirabile, alla cui
scuola noi «comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina
spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare
discepoli del Cristo» (Paolo VI, Discorso a Nazaret, 5 gennaio
1964). Il Vangelo della famiglia, nutre pure quei semi che ancora
attendono di maturare, e deve curare quegli alberi che si sono inariditi
e necessitano di non essere trascurati.
24. La Chiesa, in quanto maestra sicura e madre
premurosa, pur riconoscendo che per i battezzati non vi è altro vincolo
nuziale che quello sacramentale, e che ogni rottura di esso è contro la
volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli
che faticano nel cammino della fede. «Pertanto, senza sminuire il valore
dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e
pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno
costruendo giorno per giorno. […] Un piccolo passo, in mezzo a grandi
limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente
corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti
difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo
dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona,
al di là dei suoi difetti e delle sue cadute» (Evangelii Gaudium, 44).
25. In ordine ad un approccio pastorale verso le
persone che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziati e
risposati, o che semplicemente convivono, compete alla Chiesa rivelare
loro la divina pedagogia della grazia nelle loro vite e aiutarle a
raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro. Seguendo lo sguardo di
Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (cf. Gv 1,9; Gaudium et Spes,
22) la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita
in modo incompiuto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle
loro vite dando loro il coraggio per compiere il bene, per prendersi
cura con amore l’uno dell’altro ed essere a servizio della comunità
nella quale vivono e lavorano.
26. La Chiesa guarda con apprensione alla sfiducia di
tanti giovani verso l’impegno coniugale, soffre per la precipitazione
con cui tanti fedeli decidono di porre fine al vincolo assunto,
instaurandone un altro. Questi fedeli, che fanno parte della Chiesa
hanno bisogno di un’attenzione pastorale misericordiosa e incoraggiante,
distinguendo adeguatamente le situazioni. I giovani battezzati vanno
incoraggiati a non esitare dinanzi alla ricchezza che ai loro progetti
di amore procura il sacramento del matrimonio, forti del sostegno che
ricevono dalla grazia di Cristo e dalla possibilità di partecipare
pienamente alla vita della Chiesa.
27. In tal senso, una dimensione nuova della pastorale
familiare odierna consiste nel prestare attenzione alla realtà dei
matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le
debite differenze, anche alle convivenze. Quando l’unione raggiunge una
notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da
affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da
capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da
accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio. Molto
spesso invece la convivenza si stabilisce non in vista di un possibile
futuro matrimonio, ma senza alcuna intenzione di stabilire un rapporto
istituzionale.
28. Conforme allo sguardo misericordioso di Gesù, la
Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più
fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e
speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in
mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si
trovano in mezzo alla tempesta. Consapevoli che la misericordia più
grande è dire la verità con amore, andiamo aldilà della compassione.
L’amore misericordioso, come attrae e unisce, così trasforma ed eleva.
Invita alla conversione. Così nello stesso modo intendiamo
l’atteggiamento del Signore, che non condanna la donna adultera, ma le
chiede di non peccare più (cf. Gv 8,1-11).
III PARTE
Il confronto: prospettive pastorali
Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti
29. Il dialogo
sinodale si è soffermato su alcune istanze pastorali più urgenti da
affidare alla concretizzazione nelle singole Chiese locali, nella
comunione "cum Petro et sub Petro". L’annunzio del Vangelo della
famiglia costituisce un’urgenza per la nuova evangelizzazione. La Chiesa
è chiamata ad attuarlo con tenerezza di madre e chiarezza di maestra
(cf. Ef 4,15), in fedeltà alla kenosi misericordiosa del Cristo.
La verità si incarna nella fragilità umana non per condannarla, ma per
salvarla (cf. Gv 3,16 -17).
30. Evangelizzare è
responsabilità di tutto il popolo di Dio, ognuno secondo il proprio
ministero e carisma. Senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle
famiglie, chiese domestiche, l’annunzio, anche se corretto, rischia di
essere incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la
nostra società (cf. Novo Millennio Ineunte, 50). I Padri sinodali
hanno più volte sottolineato che le famiglie cattoliche in forza della
grazia del sacramento nuziale sono chiamate ad essere esse stesse
soggetti attivi della pastorale familiare.
31. Decisivo sarà porre in
risalto il primato della grazia, e quindi le possibilità che lo Spirito
dona nel sacramento. Si tratta di far sperimentare che il Vangelo della
famiglia è gioia che «riempie il cuore e la vita intera», perché in
Cristo siamo «liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto
interiore, dall’isolamento» (Evangelii Gaudium, 1). Alla luce della parabola del seminatore (cf. Mt
13,3), il nostro compito è di cooperare nella semina: il resto è opera
di Dio. Non bisogna neppure dimenticare che la Chiesa che predica sulla
famiglia è segno di contraddizione.
32. Per questo si richiede
a tutta la Chiesa una conversione missionaria: è necessario non
fermarsi ad un annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali
delle persone. Non va mai dimenticato che la crisi della fede ha
comportato una crisi del matrimonio e della famiglia e, come
conseguenza, si è interrotta spesso la trasmissione della stessa fede
dai genitori ai figli. Dinanzi ad una fede forte l’imposizione di alcune
prospettive culturali che indeboliscono la famiglia e il matrimonio non
ha incidenza.
33. La conversione è anche
quella del linguaggio perché esso risulti effettivamente significativo.
L’annunzio deve far sperimentare che il Vangelo della famiglia è
risposta alle attese più profonde della persona umana: alla sua dignità e
alla realizzazione piena nella reciprocità, nella comunione e nella
fecondità. Non si tratta soltanto di presentare una normativa ma di
proporre valori, rispondendo al bisogno di essi che si constata oggi
anche nei Paesi più secolarizzati.
34. La Parola di Dio è fonte di
vita e spiritualità per la famiglia. Tutta la pastorale familiare dovrà
lasciarsi modellare interiormente e formare i membri della Chiesa
domestica mediante la lettura orante e ecclesiale della Sacra Scrittura.
La Parola di Dio non solo è una buona novella per la vita privata delle
persone, ma anche un criterio di giudizio e una luce per il
discernimento delle diverse sfide con cui si confrontano i coniugi e le
famiglie.
35. Allo stesso tempo
molti Padri sinodali hanno insistito su un approccio più positivo alle
ricchezze delle diverse esperienze religiose, senza tacere sulle
difficoltà. In queste diverse realtà religiose e nella grande diversità
culturale che caratterizza le Nazioni è opportuno apprezzare prima le
possibilità positive e alla luce di esse valutare limiti e carenze.
36. Il matrimonio
cristiano è una vocazione che si accoglie con un’adeguata preparazione
in un itinerario di fede, con un discernimento maturo, e non va
considerato solo come una tradizione culturale o un’esigenza sociale o
giuridica. Pertanto occorre realizzare percorsi che accompagnino la
persona e la coppia in modo che alla comunicazione dei contenuti della
fede si unisca l’esperienza di vita offerta dall’intera comunità
ecclesiale.
37. È stata ripetutamente
richiamata la necessità di un radicale rinnovamento della prassi
pastorale alla luce del Vangelo della famiglia, superando le ottiche
individualistiche che ancora la caratterizzano. Per questo si è più
volte insistito sul rinnovamento della formazione dei presbiteri, dei
diaconi, dei catechisti e degli altri operatori pastorali, mediante un
maggiore coinvolgimento delle stesse famiglie.
38. Si è parimenti
sottolineata la necessità di una evangelizzazione che denunzi con
franchezza i condizionamenti culturali, sociali, politici ed economici,
come l’eccessivo spazio dato alla logica del mercato, che impediscono
un’autentica vita familiare, determinando discriminazioni, povertà,
esclusioni, violenza. Per questo va sviluppato un dialogo e una
cooperazione con le strutture sociali, e vanno incoraggiati e sostenuti i
laici che si impegnano, come cristiani, in ambito culturale e
socio-politico.
Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio
39. La complessa realtà
sociale e le sfide che la famiglia oggi è chiamata ad affrontare
richiedono un impegno maggiore di tutta la comunità cristiana per la
preparazione dei nubendi al matrimonio. È necessario ricordare
l’importanza delle virtù. Tra esse la castità risulta condizione
preziosa per la crescita genuina dell’amore interpersonale. Riguardo a
questa necessità i Padri sinodali sono stati concordi nel sottolineare
l’esigenza di un maggiore coinvolgimento dell’intera comunità
privilegiando la testimonianza delle stesse famiglie, oltre che di un
radicamento della preparazione al matrimonio nel cammino di iniziazione
cristiana, sottolineando il nesso del matrimonio con il battesimo e gli
altri sacramenti. Si è parimenti evidenziata la necessità di programmi
specifici per la preparazione prossima al matrimonio che siano vera
esperienza di partecipazione alla vita ecclesiale e approfondiscano i
diversi aspetti della vita familiare.
Accompagnare i primi anni della vita matrimoniale
40. I primi anni di
matrimonio sono un periodo vitale e delicato durante il quale le coppie
crescono nella consapevolezza delle sfide e del significato del
matrimonio. Di qui l’esigenza di un accompagnamento pastorale che
continui dopo la celebrazione del sacramento (cf. Familiaris Consortio,
parte III). Risulta di grande importanza in questa pastorale la
presenza di coppie di sposi con esperienza. La parrocchia è considerata
come il luogo dove coppie esperte possono essere messe a disposizione di
quelle più giovani, con l’eventuale concorso di associazioni, movimenti
ecclesiali e nuove comunità. Occorre incoraggiare gli sposi a un
atteggiamento fondamentale di accoglienza del grande dono dei figli. Va
sottolineata l’importanza della spiritualità familiare, della preghiera e
della partecipazione all’Eucaristia domenicale, incoraggiando le coppie
a riunirsi regolarmente per promuovere la crescita della vita
spirituale e la solidarietà nelle esigenze concrete della vita.
Liturgie, pratiche devozionali e Eucaristie celebrate per le famiglie,
soprattutto nell’anniversario del matrimonio, sono state menzionate come
vitali per favorire l’evangelizzazione attraverso la famiglia.
Cura pastorale di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze
41. Mentre continua ad
annunciare e promuovere il matrimonio cristiano, il Sinodo incoraggia
anche il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non
vivono più questa realtà. È importante entrare in dialogo pastorale con
tali persone al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che
possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella
sua pienezza. I pastori devono identificare elementi che possono
favorire l’evangelizzazione e la crescita umana e spirituale. Una
sensibilità nuova della pastorale odierna, consiste nel cogliere gli
elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite
differenze, nelle convivenze. Occorre che nella proposta ecclesiale, pur
affermando con chiarezza il messaggio cristiano, indichiamo anche
elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o
non più ad esso.
42. È stato anche notato che in molti Paesi un «crescente numero di coppie convivono ad experimentum, senza alcun matrimonio né canonico, né civile» (Instrumentum Laboris,
81). In alcuni Paesi questo avviene specialmente nel matrimonio
tradizionale, concertato tra famiglie e spesso celebrato in diverse
tappe. In altri Paesi invece è in continua crescita il numero di coloro
dopo aver vissuto insieme per lungo tempo chiedono la celebrazione del
matrimonio in chiesa. La semplice convivenza è spesso scelta a causa
della mentalità generale contraria alle istituzioni e agli impegni
definitivi, ma anche per l’attesa di una sicurezza esistenziale (lavoro e
salario fisso). In altri Paesi, infine, le unioni di fatto sono molto
numerose, non solo per il rigetto dei valori della famiglia e del
matrimonio, ma soprattutto per il fatto che sposarsi è percepito come un
lusso, per le condizioni sociali, così che la miseria materiale spinge a
vivere unioni di fatto.
43. Tutte queste
situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di
trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e
della famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle e
accompagnarle con pazienza e delicatezza. A questo scopo è importante la
testimonianza attraente di autentiche famiglie cristiane, come soggetti
dell’evangelizzazione della famiglia.
Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati, famiglie monoparentali)
44. Quando gli sposi
sperimentano problemi nelle loro relazioni, devono poter contare
sull’aiuto e l’accompagnamento della Chiesa. La pastorale della carità e
la misericordia tendono al recupero delle persone e delle relazioni.
L’esperienza mostra che con un aiuto adeguato e con l’azione di
riconciliazione della grazia una grande percentuale di crisi
matrimoniali si superano in maniera soddisfacente. Saper perdonare e
sentirsi perdonati è un’esperienza fondamentale nella vita familiare. Il
perdono tra gli sposi permette di sperimentare un amore che è per
sempre e non passa mai (cf. 1 Cor 13,8). A volte risulta
difficile, però, per chi ha ricevuto il perdono di Dio avere la forza
per offrire un perdono autentico che rigeneri la persona.
45. Nel Sinodo è risuonata
chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose. Riconfermando con
forza la fedeltà al Vangelo della famiglia e riconoscendo che
separazione e divorzio sono sempre una ferita che provoca profonde
sofferenze ai coniugi che li vivono e ai figli, i Padri sinodali hanno
avvertito l’urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano
dall’effettiva realtà delle fragilità familiari, sapendo che esse,
spesso, sono più "subite" con sofferenza che scelte in piena libertà. Si
tratta di situazioni diverse per fattori sia personali che culturali e
socio-economici. Occorre uno sguardo differenziato come San Giovanni
Paolo II suggeriva (cf. Familiaris Consortio, 84).
46. Ogni famiglia va
innanzitutto ascoltata con rispetto e amore facendosi compagni di
cammino come il Cristo con i discepoli sulla strada di Emmaus. Valgono
in maniera particolare per queste situazioni le parole di Papa
Francesco: «La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti,
religiosi e laici – a questa "arte dell’accompagnamento", perché tutti
imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra
dell’altro (cf. Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo
salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di
compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a
maturare nella vita cristiana» (Evangelii Gaudium, 169).
47. Un particolare
discernimento è indispensabile per accompagnare pastoralmente i
separati, i divorziati, gli abbandonati. Va accolta e valorizzata
soprattutto la sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la
separazione, il divorzio o l’abbandono, oppure sono stati costretti dai
maltrattamenti del coniuge a rompere la convivenza. Il perdono per
l’ingiustizia subita non è facile, ma è un cammino che la grazia rende
possibile. Di qui la necessità di una pastorale della riconciliazione e
della mediazione attraverso anche centri di ascolto specializzati da
stabilire nelle diocesi. Parimenti va sempre sottolineato che è
indispensabile farsi carico in maniera leale e costruttiva delle
conseguenze della separazione o del divorzio sui figli, in ogni caso
vittime innocenti della situazione. Essi non possono essere un "oggetto"
da contendersi e vanno cercate le forme migliori perché possano
superare il trauma della scissione familiare e crescere in maniera il
più possibile serena. In ogni caso la Chiesa dovrà sempre mettere in
rilievo l’ingiustizia che deriva molto spesso dalla situazione di
divorzio. Speciale attenzione va data all’accompagnamento delle famiglie
monoparentali, in maniera particolare vanno aiutate le donne che devono
portare da sole la responsabilità della casa e l’educazione dei figli.
48. Un grande numero dei Padri ha
sottolineato la necessità di rendere più accessibili ed agili,
possibilmente del tutto gratuite, le procedure per il riconoscimento dei
casi di nullità. Tra le proposte sono stati indicati: il superamento
della necessità della doppia sentenza conforme; la possibilità di
determinare una via amministrativa sotto la responsabilità del vescovo
diocesano; un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria.
Alcuni Padri tuttavia si dicono contrari a queste proposte perché non
garantirebbero un giudizio affidabile. Va ribadito che in tutti questi
casi si tratta dell’accertamento della verità sulla validità del
vincolo. Secondo altre proposte, andrebbe poi considerata la possibilità
di dare rilevanza al ruolo della fede dei nubendi in ordine alla
validità del sacramento del matrimonio, tenendo fermo che tra battezzati
tutti i matrimoni validi sono sacramento.
49. Circa le cause
matrimoniali lo snellimento della procedura, richiesto da molti, oltre
alla preparazione di sufficienti operatori, chierici e laici con
dedizione prioritaria, esige di sottolineare la responsabilità del
vescovo diocesano, il quale nella sua diocesi potrebbe incaricare dei
consulenti debitamente preparati che possano gratuitamente consigliare
le parti sulla validità del loro matrimonio. Tale funzione può essere
svolta da un ufficio o persone qualificate (cf. Dignitas Connubii, art. 113, 1).
50. Le persone divorziate
ma non risposate, che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale,
vanno incoraggiate a trovare nell’Eucaristia il cibo che le sostenga nel
loro stato. La comunità locale e i Pastori devono accompagnare queste
persone con sollecitudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la
loro situazione di povertà.
51. Anche le situazioni
dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un
accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e
atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro
partecipazione alla vita della comunità. Prendersi cura di loro non è
per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua
testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime
proprio in questa cura la sua carità.
52. Si è riflettuto sulla
possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della
Penitenza e dell’Eucaristia. Diversi Padri sinodali hanno insistito a
favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra
la partecipazione all’Eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo
insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per
un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune
situazioni particolari ed a condizioni ben precise, soprattutto quando
si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i
figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L’eventuale accesso
ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto
la responsabilità del Vescovo diocesano. Va ancora approfondita la
questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva
di peccato e circostanze attenuanti, dato che «l’imputabilità e la
responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate» da
diversi «fattori psichici oppure sociali» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735).
53. Alcuni Padri hanno
sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono
ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri Padri si sono
domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale.
Viene quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di
far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la
teologia del matrimonio.
54. Le problematiche
relative ai matrimoni misti sono ritornate sovente negli interventi dei
Padri sinodali. La diversità della disciplina matrimoniale delle Chiese
ortodosse pone in alcuni contesti problemi sui quali è necessario
riflettere in ambito ecumenico. Analogamente per i matrimoni
interreligiosi sarà importante il contributo del dialogo con le
religioni.
L’attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale
55. Alcune famiglie vivono
l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento
omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione
pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a
quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o
stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il
disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le
donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e
delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta
discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4).
56. È del tutto
inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in
questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti
finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano
il "matrimonio" fra persone dello stesso sesso.
La trasmissione della vita e la sfida della denatalità
57. Non è difficile
constatare il diffondersi di una mentalità che riduce la generazione
della vita a una variabile della progettazione individuale o di coppia. I
fattori di ordine economico esercitano un peso talvolta determinante
contribuendo al forte calo della natalità che indebolisce il tessuto
sociale, compromette il rapporto tra le generazioni e rende più incerto
lo sguardo sul futuro. L’apertura alla vita è esigenza intrinseca
dell'amore coniugale. In questa luce, la Chiesa sostiene le famiglie che
accolgono, educano e circondano del loro affetto i figli diversamente
abili.
58. Anche in questo ambito
occorre partire dall'ascolto delle persone e dar ragione della bellezza
e della verità di una apertura incondizionata alla vita come ciò di cui
l'amore umano ha bisogno per essere vissuto in pienezza. È su questa
base che può poggiare un adeguato insegnamento circa i metodi naturali
per la procreazione responsabile. Esso aiuta a vivere in maniera
armoniosa e consapevole la comunione tra i coniugi, in tutte le sue
dimensioni, insieme alla responsabilità generativa. Va riscoperto il
messaggio dell’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, che
sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della persona nella
valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità. L’adozione
di bambini, orfani e abbandonati, accolti come propri figli, è una forma
specifica di apostolato familiare (cf. Apostolicam Actuositatem, III,11), più volte richiamata e incoraggiata dal magistero (cf. Familiaris Consortio, III,II; Evangelium Vitae,
IV,93). La scelta dell’adozione e dell’affido esprime una particolare
fecondità dell’esperienza coniugale, non solo quando questa è segnata
dalla sterilità. Tale scelta è segno eloquente dell’amore familiare,
occasione per testimoniare la propria fede e restituire dignità filiale a
che ne è stato privato.
59. Occorre aiutare a
vivere l'affettività, anche nel legame coniugale, come un cammino di
maturazione, nella sempre più profonda accoglienza dell'altro e in una
donazione sempre più piena. Va ribadita in tal senso la necessità di
offrire cammini formativi che alimentino la vita coniugale e
l'importanza di un laicato che offra un accompagnamento fatto di
testimonianza viva. È di grande aiuto l’esempio di un amore fedele e
profondo fatto di tenerezza, di rispetto, capace di crescere nel tempo e
che nel suo concreto aprirsi alla generazione della vita fa
l'esperienza di un mistero che ci trascende.
La sfida dell'educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione
60. Una delle sfide
fondamentali di fronte a cui si trovano le famiglie oggi è sicuramente
quella educativa, resa più impegnativa e complessa dalla realtà
culturale attuale e della grande influenza dei media. Vanno tenute in
debito conto le esigenze e le attese di famiglie capaci di essere nella
vita quotidiana, luoghi di crescita, di concreta ed essenziale
trasmissione delle virtù che danno forma all'esistenza. Ciò indica che i
genitori possano scegliere liberalmente il tipo dell’educazione da dare
ai figli secondo le loro convinzioni.
61. La Chiesa svolge un
ruolo prezioso di sostegno alle famiglie, partendo dall'iniziazione
cristiana, attraverso comunità accoglienti. Ad essa è chiesto, oggi
ancor più di ieri, nelle situazioni complesse come in quelle ordinarie,
di sostenere i genitori nel loro impegno educativo, accompagnando
bambini, ragazzi e giovani nella loro crescita attraverso cammini
personalizzati capaci di introdurre al senso pieno della vita e di
suscitare scelte e responsabilità, vissute alla luce del Vangelo. Maria,
nella sua tenerezza, misericordia, sensibilità materna può nutrire la
fame di umanità e vita, per cui viene invocata dalle famiglie e dal
popolo cristiano. La pastorale e una devozione mariana sono un punto di
partenza opportuno per annunciare il Vangelo della famiglia.
Conclusione
62. Le riflessioni proposte, frutto del
lavoro sinodale svoltosi in grande libertà e in uno stile di reciproco
ascolto, intendono porre questioni e indicare prospettive che dovranno
essere maturate e precisate dalla riflessione delle Chiese locali
nell’anno che ci separa dall’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei
Vescovi prevista per l’ottobre 2015, dedicata alla vocazione e missione
della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Non si tratta di
decisioni prese né di prospettive facili. Tuttavia il cammino
collegiale dei vescovi e il coinvolgimento dell’intero popolo di Dio
sotto l’azione dello Spirito Santo, guardando al modello della Santa
Famiglia, potranno guidarci a trovare vie di verità e di misericordia
per tutti. È l’auspicio che sin dall’inizio dei nostri lavori Papa
Francesco ci ha rivolto invitandoci al coraggio della fede e
all’accoglienza umile e onesta della verità nella carità.
[Testo originale: Italiano]
Votazioni dei singoli numeri della "Relatio Synodi"
Totale dei presenti: 183
(Non sono indicate le astensioni.)
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