Fascia da sindaco e mascherina blu. Claudia Appendino è seduta insieme con i presidenti della Regione, Alberto Cirio, e del Consiglio regionale, Stefano Allasia, nel primo banco del duomo. Davanti è la Sindone ancora coperta. «Questo Volto sfigurato dalle ferite comunica una grande pace. Il suo sguardo non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore, è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell’amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto. #SacraSindone», scrive papa Francesco in un tweet poco prima dell’ostensione straordinaria in mondovisione della Sacra Sindone voluta dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia.
Arriva da solo, il prelato, a sostare, prima in piedi e poi seduto, davanti al telo che avvolse Gesù morto in croce. La teca viene aperta, mentre l’organo suona. «Rivolgiamo lo sguardo all’Uomo della Sindone, nel quale riconosciamo i tratti del Servo del Signore, che Gesù ha realizzato nella sua Passione», è il messaggio che ancora arriva dal Papa all’arcivescovo.
«In questo Sabato Santo, giorno di sosta presso il sepolcro del Signore, giorno di attesa della sua Risurrezione», aggiunge monsignor Nosiglia, dando inizio alla venerazione straordinaria, «ci uniamo al gemito di tutta l’umanità che attende di essere liberata dalla pandemia che uccide e toglie vita. In questa attesa, ci viene incontro il volto mite e umile del Signore, impresso sulla Sindone, che custodiamo come un tesoro prezioso nella nostra città e nel nostro Paese. Prepariamo gli occhi del cuore alla visione del suo volto all’ascolto della sua parola».
La preghiera prosegue chiedendo a Dio di liberarci «dall'epidemia che ci sta colpendo, affinché possiamo ritornare sereni alle nostre consuete occupazioni e lodarti e ringraziarti con cuore rinnovato. In te noi confidiamo e a te innalziamo la nostra supplica». E ancora, dice l’arcivescovo, «Dio onnipotente ed eterno, dal quale tutto l’universo riceve l’energia, l’esistenza e la vita noi veniamo a te per invocare la tua misericordia, poiché oggi sperimentiamo ancora la fragilità della condizione umana nell’esperienza di questa pandemia virale». Ma noi «crediamo che sei tu a guidare il corso della storia dell’uomo e che il tuo amore può cambiare in meglio il nostro destino qualunque sia la nostra umana condizione. Per questo, affidiamo a te gli ammalati e le loro famiglie: per il mistero pasquale del tuo Figlio dona loro salvezza e sollievo. Al tuo amore che non abbandona affidiamo tutti i defunti di questi giorni, in ogni Paese del mondo. Aiuta ciascun membro della società a svolgere il proprio compito, rafforzando lo spirito di reciproca solidarietà».
La preghiera prosegue chiedendo al Signore di sostenere «i medici e gli operatori sanitari, gli educatori e gli operatori sociali nel compimento del loro servizio. Tu che sei conforto nella fatica e sostegno nella debolezza, per l’intercessione della beata Vergine Maria e di tutti i santi medici e guaritori, allontana da noi ogni male».
E infine, conclude l’arcivescovo, bisogna ricordare che «la Sindone è l’icona del Sabato Santo, di questo giorno di assoluto silenzio in cui la Chiesa veglia accanto al sepolcro del suo Signore in attesa dell’evento stupendo e atteso della sua resurrezione che inonda di luce la notte santissima della Pasqua. Anche noi oggi contempliamo il volto e le piaghe del Signore morto, ma con la speranza nel cuore che avremo presto, questa sera stessa della veglia , l’annuncio della sua vittoria sulla morte».
«In questi tempi travagliati e complessi molti, anche credenti, non hanno più occhi per vedere e riconoscere accanto a sé il Signore fonte prima di speranza e di forza per affrontare serenamente e con coraggio la situazione di epidemia che semina morte e tante preoccupazioni nelle persone riscontrate positive al coronavirus. La Sindone ci aiuta ad andare oltre il proprio travagliato vissuto e a scoprire che c’è in essa un messaggio di morte e di vita strettamente congiunte nella vicenda storica di Cristo e della sua Passione. E questo apre il cuore e la mente e la parte più intima di ciascuno alla fede e alla speranza. Fissando il sacro telo con intensa meraviglia ci si accosta alal prova dell’amore più grande rivelato da questa immagine unica. Accanto alla contemplazione che accompagna la nostra preghiera, una particolare intensità si riversa su questo specchio del Vangelo come l’ha chiamata Giovanni Paolo II».