Solo pochi giorni fa, ma quasi nessuno se ne è accorto, l’Unicef ha presentato il Rapporto sull’intervento umanitario 2015 (“Humanitarian Action for Children”), lanciando un appello senza precedenti: c’è bisogno di raccogliere al più presto 3,1 miliardi di dollari per raggiungere 62 milioni di bambini a rischio nelle crisi umanitarie nel mondo.
È il più grande appello della storia, proporzionato però alla gravità della situazione. Lo specchio di tragedie e drammi senza precedenti per vastità e gravità.
In primo piano c’è la situazione in Siria. Nel 2015, il conflitto è entrato nel suo quinto terribile anno senza prospettive di miglioramento. Più di 5,6 milioni di bambini all’interno del Paese hanno bisogno di sostegno, insieme agli ulteriori 1,7 milioni di bambini fuggiti nei Paesi vicini. Violenze, privazioni e sradicamento (dalla propria terra o dalla propria famiglia) sembrano essere diventati la “nuova normalità dell’infanzia” con enormi implicazioni per il futuro.
Sono ormai confermate nel rapporto Onu, purtroppo, le notizie di bambini torturati, sottoposti a crocifissioni, sepolti vivi. È la crudele conferma delle angherie cui vengono sottoposti i bambini e le bambine yazidi in fuga dai miliziani dell’Isis, con le loro famiglie. Per non parlare della sistematica chiusura immediata di scuole ‘non affini’ e l’utilizzo, da parte del Califfato, di modalità di reclutamento dei bambini soldato che imbracciano armi per uccidere ostaggi e combattere o, come nel caso di ignari bambini afflitti da ritardo mentale, utilizzati in attentati esplosivi suicidi.
C’è poi la Repubblica Centrafricana, in cui i bambini sono uccisi, mutilati e terrorizzati dalla brutale violenza tra comunità e, anche qui, costretti a prendere parte al conflitto armato. Il rapporto stima che circa 10.000 bambini siano stati reclutati dai gruppi armati negli ultimi due anni.
Stessa crudeltà anche in Sud Sudan, dove si stima che ben 12.000 bambini possano essere stati reclutati dai gruppi armati nel corso della guerra civile, un conflitto che ha anche innescato una crisi nutrizionale, con almeno 235.000 bambini sotto i cinque anni colpiti da malnutrizione acuta grave nel 2014.
Tutto ciò nonostante i donatori abbiano risposto generosamente alla raccolta effettuata nel 2014. Nel corso dell’anno nuove e maggiori emergenze sono state determinate dall’aggravarsi dei conflitti e dall’impatto devastante che hanno avuto sui bambini.
Il finanziamento per l’intervento umanitario ha raggiunto livelli record per l’Unicef, avvicinandosi agli 1,67 miliardi di dollari alla fine dell’anno. Il sostegno costante e crescente si è verificato in un momento in cui i bisogni umanitari sono cresciuti esponenzialmente facendo aumentare il fabbisogno finanziario, nel corso dell’anno, da 2,1 miliardi di dollari nel mese di gennaio a 3,16 miliardi alla fine del 2014: un aumento del 50 per cento del fabbisogno.
Il drammatico aumento dei bisogni umanitari nel 2014 ha portato “al livello 3” le emergenze in molte parti del mondo compreso il tifone nelle Filippine; i conflitti in Sud Sudan, Siria, Iraq, Repubblica Centrafricana; l’ epidemia di Ebola nell’Africa occidentale. L’Ebola e il peggioramento delle condizioni in Iraq, Stato di Palestina (Gaza) e Ucraina hanno ampliato a un livello senza precedenti la portata degli Appelli.
Il finanziamento delle emergenze di livello 3 ha costituito circa il 72 per cento di tutti i finanziamenti ricevuti. Di queste, la crisi nella Repubblica Centrafricana è stata la meno finanziata ricevendo solo il 56 per cento della sua richiesta. Emergenze croniche in Sudan, Somalia e Ciad, faticano ad attrarre risorse e sono state finanziate al di sotto del 45 per cento. L’appello per lo Stato di Palestina è stato gravemente sottofinanziato al 23 per cento e la risposta alla crisi in Ucraina è ancora più bassa ricevendo solo l’11 per cento.