Da Semey (Kazakhstan) - Esattamente 20 anni fa nasceva il Centro studi che avrebbe raccontato tutta la verità sulla tragedia legata al più concentrato sito di esperimenti nucleari dell'Unione Sovietica e forse del mondo. Parliamo del sito di Semipalatinsk, nel Nord Est del Kazakhstan, dove tra il 1949 e il 1989 sono stati effettuati 456 test nucleari, comprensivi di 616 esplosioni. Per un totale di energia irradiata che, considerata nel complesso, è pari a oltre 1000 volte quella della sola bomba di Hiroshima, lanciata dagli Usa in Giappone nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
A Semipalatinsk il 29 agosto del 1949 è esplosa la prima bomba nucleare sovietica e il 29 novembre del 1955 è esplosa la prima bomba russa a idrogeno. Inoltre sono state provocate 175 esplosioni con materiali chimici. In alcuni casi ci sono state dispersioni di plutonio. Almeno 3 milioni di persone sono morte su questa terra. Un bambino su due è nato con malformazioni.
Il territorio direttamente colpito dai test è di 3.000 km2, all’interno dei quali si individua un ulteriore epicentro denominato Opytnoye. Con linguaggio internazionale viene identificato come Experimental Field o Ground Zero. Si tratta di un'area di 300 km2 con un perimetro di 64 km2. È il cuore del dramma Semipalatinsk. Delle strutture e strumentazioni che c'erano conserva solo i resti di una torretta.
L'abbiamo sorvolato in elicottero. Le immagini girate dal finestrino, però, forse non riescono a rendere tutto il senso di desolazione e il grigiore insolito della terra. A piedi siamo giunti al punto estremo in cui permettono di arrivare con scarpe speciali che evitano almeno la contaminazione diretta dal suolo.
Nei primi anni si sono svolti soprattutto esperimenti in superficie, esattamente 116, mentre negli anni seguenti le esplosioni si sono concentrate in tunnel sotterranei, almeno 340. Il maggior numero di tunnel, 181, si sono concentrati nella montagna di Degelen e nella zona di Balapan, dove scorre il fiume Shagan, le cui acque sono un concentrato di radioattività.
Si distinguono i laghi atomici, cioè laghi formatisi subito dopo esplosioni.
In conseguenza degli esperimenti nel sottosuolo, il direttore del Dipartimento Sicurezza Radiazioni, S. N. Lukashenko, ci spiega che ancora accadono smottamenti con crolli improvvisi e fuoriuscite di gas.
Il Trattato mai ratificato
Solo nel 2010 si è conclusa la fase di stoccaggio del materiale di 350 reattori che avrebbe assicurato 800 armi nucleari. Il Kazakhstan si è proclamato indipendente nel 1991. La scelta di chiudere Semipalatinks e di rinunciare, dunque, al quarto arsenale nucleare al mondo è stata immediata. Al presidente Nazarbayev è riconosciuto a livello internazionale il ruolo di leader della battaglia contro gli esperimenti e le armi nucleari. Su sua pressione, l'Onu ha istituito la Giornata internazionale per la messa al bando dei test atomici, celebrata per la prima volta il 29 agosto del 2010.
Non è data casuale: il 29 agosto del 1949 iniziavano le esplosioni a Semipalatinsk e lo stesso giorno del 1991 si è svolta la cerimonia ufficiale di chiusura del sito. Proprio il 29 agosto scorso, dunque, si è svolta ad Astana la Conferenza internazionale intitolata: Dalla messa al bando dei test a un mondo senza armi nucleari, con 175 parlamentari e rappresentanti di Ong di 60 Paesi.
È emerso un appello ai capi di Stato e di Governo a passare dalle parole ai fatti: esiste un Trattato di messa al bando dei test nucleari ma non viene ratificato, così come non viene rispettata la moratoria voluta dall'Onu. Nel mondo si spendono almeno 100 miliardi l'anno in armamenti nucleari. Paul Dewar, del Senato canadese, ci spiega che l'obiettivo dovrebbe essere quello di una Dichiarazione universale che possa portare a una vincolante Convenzione ma che nel frattempo, si devono creare sempre più nuclear weapons free zones.
La prima zona senza armi nucleari è nel centro Asia, frutto dell'Accordo firmato a Semey nel 2006 dalle ex Repubbliche sovietiche: Kazakhstan Kyrghizistan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Il vice presidente del gruppo internazionale conosciuto come PNND, Nuclear Non Proliferation and Disarmament, il norvegese Jonos Gahr, non ha dubbi: le prossime free nuclear weapons zones devono essere assicurate in Medio Oriente, nel Nord Est dell'Asia, nell'Artico. Gahr ha ottenuto che fosse scritto chiaramente nell'appello. Chissà quando si otterrà di averle.
L'ospedale di Semey ha in cura il 63% dei sopravvissuti ai test nucleari: i tassi di tumori sono due volte doppi rispetto ad altrove
Nella zona adiacente al sito di esperimenti nucleari di Semipalatinsk si registrano tassi di tumori due volte doppi rispetto alla media nazionale. Oltre 600.000 persone, cioè il 93% dei sopravvissuti, sono in cura per una forma di cancro o leucemia, o per gravi disturbi respiratori o della pressione sanguigna. I livelli di radioattività sul terreno variano molto. Il presidente dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare, Khadirzanov, ci spiega che molto è dipeso dai venti al momento delle esplosioni e dalla pioggia che, se compare, aggrava di decine di volte la contaminazione.
In un complesso sono riuniti il Centro studi, l’Istituto di Ricerca scientifica Medicina radiologica e Ecologia, un Dispensario di oncologia e l'Unità di medicina radiologica dell'Università di Stato.
C'è da dire che adiacente a tutto il complesso, c'è anche l'area di 32 ettari chiamata Parco Nazionale Nucleare dove c'è attività per uso civile. Il Kazakhstan, infatti, non ha affatto rinunciato al nucleare ma solo alle armi atomiche.
Da Semey (Kazakhstan) - Il sito di sperimentazione nucleare è cominciato a sorgere nella regione di Semey nel 1948, dopo un sopralluogo e un rapporto in cui si legge che si trattava di 18.000 km2 di steppa deserta. Niente di più falso: in quel territorio, che apparteneva alle regioni di Pavlodar e Karaganda, c'erano 19 distretti con villaggi abitati. Un Museo conserva la memoria di scelte disumane. Ci sono teche con organi di animali con innaturali deformità e anche con materiale umano di cui scegliamo di non parlare.
Raccontiamo, invece, dei frammenti delle strumentazioni conservati. Strumentazioni portate e installate su decisione del Comitato centrale del Partito comunista e del Consiglio dei ministri URSS, e con la supervisione dell'unità 52065 dell'esercito russo, ma sfruttando uomini presi dai Gulag.
Un monumento per non dimenticare
Si intitola Più forte della morte: è il monumento eretto nella città di Semey a memoria di tutte le vittime dei test nucleari sovietici nel nord est del Kazakhstan. Rappresenta una sorta di fungo con in alto il simbolo dell’atomo e in basso la statua di marmo bianco di una donna con un bambino in braccio.
I sopravvissuti raccontano di un dramma durato 40 anni senza la consapevolezza da parte delle vittime di quello che accadeva. Kuyukov Karipbe è nato nel 1968 senza braccia e con alcuni disturbi. Ci racconta del dolore di sua madre, delle difficoltà incontrate nella vita e della scoperta della verità. Con grande dignità ci dice che vuole parlare con più giornalisti possibile del mondo: sebbene sia molto penoso, vuole contribuire a denunciare con la sua persona “uno degli orrori che l'uomo è riuscito a provocare perdendo di vista il valore della vita umana”. Ci invita a far girare la sua foto.
Partecipiamo a una solenne cerimonia di commemorazione, con giovanissimi in parata ufficiale. La gente è tanta e chiede che non solo in Kazakhstan siano sospesi gli esperimenti nucleari. Una donna ci dice: “Siamo sopravvissute alle radiazioni ma in realtà la cosa più strana è stata sopravvivere a tanto dolore”.
Per un mondo senza test nucleari
Sono tra i protagonisti del movimento che si è dato il nome di Nevada-Semipalatinsk. Sono stati i primi cioè a scendere in piazza nel 1989, nella allora capitale del Kazakhstan Almaty, per ascoltare il poeta Olzhas Suleimenov che denunciava pubblicamente gli avvenuti test nucleari. Il giorno dopo nella stessa piazza sono accorse 5000 persone. Poco prima in Nevada, negli Stati Uniti, in seguito agli esperimenti atomici voluti da Washington si erano svolte manifestazioni contro i test durante le quali 2000 persone erano state arrestate. Il vicepresidente del Movimento, Sultan U. Kartoyev, ci racconta come, nonostante la barriera della lingua, i due gruppi si siano messi in contatto e abbiano dato vita a un movimento, in virtù di “un dolore comune espresso senza troppe parole”. La storia seguente è storia di incontri e confronti e di una battaglia comune a livello civile ancora viva.