Ci sono chiamate che giungono inaspettate, sparigliano i progetti e improvvisamente cambiano l’orizzonte della vita. Ma la vita dei discepoli di Gesù è fatta così. Lo sa bene dom Luca Fallica, nuovo abate ordinario di Montecassino, da quando, per guidare uno dei più antichi e gloriosi monasteri dell’Occidente cristiano, papa Francesco ha scelto lui che fino a poco tempo prima era priore della Comunità Santissima Trinità di Dumenza, una piccola realtà benedettina di recente fondazione che si trova quasi dall’altra parte dell’Italia, sulle montagne affacciate sulla sponda lombarda del Lago Maggiore.
Padre Luca è nato nelle Marche nel 1959. Dopo gli studi in Giurisprudenza, a 26 anni è entrato nel monastero di Praglia, vicino a Padova; nel 1989, insieme ad alcuni confratelli, ha dato inizio alla Comunità monastica di Dumenza, che nei primi tempi ha avuto sede a Vertemate, nel Comasco. A Montecassino dopo tanti secoli è ancora vivo il messaggio di san Benedetto.
«Papa Paolo VI definì Benedetto “l’uomo recuperato a se stesso”», ricorda dom Fallica. «Mi pare», prosegue l’abate «che in questa dimensione possiamo scorgere un messaggio di san Benedetto davvero universale, che può essere accolto e compreso anche dai non credenti nel Dio di Gesù Cristo. Si tratta cioè dell’invito che la tradizione monastica, soprattutto quella che si rifà all’insegnamento della Regula Benedicti, rivolge a ogni persona: crescere nella propria umanità, perché la vera spiritualità è quella che ci rende sempre più uomini e donne autentici. Anche questo è il senso dell’ora et labora (prega e lavora). Potremmo aggiungere altri verbi, come lege (leggi), ma ciò che più conta è quell’et che li congiunge. Non c’è un aut aut che separa e contrappone, ma un et et che tiene insieme».
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di Igor Traboni
foto di Stefano Dal Pozzolo/Contrasto
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