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domenica 13 ottobre 2024
 
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Lampedusa scoppia, si susseguono gli sbarchi, muore un neonato di 5 mesi

13/09/2023  Barchini carichi di migranti in fila sul molo in attesa di poter attraccare, centinaia di persone ammassate, scontri con le forze dell'ordine. «Questa è l’apocalisse», dice Don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa: « C’è confusione e amarezza, serve aiuto, la popolazione è preoccupata e non sappiamo cosa fare. Chi arriva non ha nemmeno la possibilità di poggiarsi su un letto o andare in bagno, la polizia inizia a dover usare i manganelli, loro sono quasi settemila più dei residenti, altri due giorni con questi ritmi e andremo al collasso totale»

di Alessandro Puglia

I barchini in ferro provenienti dalla Tunisia sono tutti disposti in fila all’ingresso del molo Favaloro scortati dalle motovedette della guardia costiera. Chi arriva si accoda ai migranti approdati qualche ora prima, tutti in attesa sotto al sole per essere trasferiti nell’hotspot di Contrada Imbriacola che oggi tocca le sei mila presenze a fronte di una capienza di 600 posti dopo l’ampliamento della Croce Rossa che qui opera dal 1 giugno. A Lampedusa è record di sbarchi dall’inizio dell’anno. In sole 24 ore sono approdati 5.112 migranti per un totale di 110 sbarchi dalla mezzanotte di oggi mercoledì 13 settembre. Nella mattina di ieri il numero degli sbarchi era stato di 68, superando il picco di 61 in un solo giorno registrato ad agosto. In totale sono oltre 6700 i migranti presenti sull’isola, un numero di poco superiore a quello degli abitanti dell’isola.

Alle prime luci dell’alba un’altra tragedia. Poco prima di essere soccorsi dalla guardia costiera un barchino si è ribaltato e un neonato di cinque mesi è morto dopo essere finito in acqua. La salma si trova nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana, mentre la madre è stata trasferita in hotspot. La situazione è difficile da gestire, davanti al molo migliaia di immigrati ammassati vengono contenuti dalle forze dell’ordine con scudi e manganelli, mentre operatori, volontari e mediatori culturali spiegano ai migranti stremati di non aver paura.

«Nelle ultime 24 ore la nostra piccola isola è stata interessata da un’ondata di sbarchi che ha coinvolto tutte le coste e le spiagge. Non possiamo reggere questa onda d’urto, la cui portata sovrasta i numeri della popolazione residente, garantire assistenza adeguata è ora impossibile», ha detto il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino. Secondo i dati del Ministero dell’Interno al 13 settembre sono 123863 i migranti arrivati in Italia dall’inizio dell’anno, mai così tanti dal 2016. L’anno scorso furono nello stesso periodo 65517.  Alcuni migranti appena arrivati si gettano tra gli scogli, altri vengono accolti dai campeggi limitrofi. I lampedusani come più volte accaduto nella loro storia aprono le loro porte, offrono acqua, cibo e vestiti.

«Questa è l’apocalisse», tuona Don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa: « C’è confusione e amarezza, serve aiuto, la popolazione è preoccupata e non sappiamo cosa fare. Chi arriva non ha nemmeno la possibilità di poggiarsi su un letto o andare in bagno, la polizia inizia a dover usare i manganelli, loro sono quasi settemila più dei residenti, altri due giorni con questi ritmi e andremo al collasso totale».

A intervenire è stato anche Monsignor Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento che ha chiesto alle istituzioni «tempestiva sollecitudine» nel garantire i trasferimenti. Rivolgendosi alla comunità di Lampedusa ha aggiunto: «I disagi che in queste ore stanno interessando l’isola non spengano, ma accrescano ancora di più, l’altissima dignità che avete sempre dimostrato al Paese e al mondo intero nel condividere la necessità dei santi, con il vostro essere premurosi nell’ospitalità».

La diocesi di Agrigento in sinergia con la Prefettura di Agrigento ha aperto oggi la Casa della fraternità che garantirà accoglienza dando precedenza ai casi più vulnerabili, donne e bambini. «C’è bisogno di tutto, cracker, merendine, acqua, succhi di frutta, bibite zuccherate, latte, omogenizzati, pannolini, assorbenti», dicono i volontari nell’isola chiamata ancora una volta a una disperata prova di vera accoglienza.

 

 
 
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