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giovedì 10 ottobre 2024
 
 

Le reazioni: «Una boccata d’ossigeno»

27/11/2013  Centralità di Cristo, riforma della Chiesa, ripensamento del papato, denuncia dei gravi limiti del capitalismo. I commenti: da don Vinicio Albanesi alle comunità degli ebrei americani.

L'Evangelii gaudium, il giorno dopo. Si moltiplicano i commenti. «L'esortazione apostolica», osserva don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità Capodarco,  «un testo particolare per lo stile, il linguaggio e i contenuti: un primo spaccato del pensiero del papa sul tema centrale della Chiesa missionaria. L’esortazione di Papa Francesco è indubbiamente una novità: benefica, incoraggiante, vicina a chi ascolta, senza giri di parole o atteggiamenti melensi. Una boccata di ossigeno per i nostri scarsi entusiasmi».

«La prima novità», precisa don Albanesi, «riguarda lo stile: papa Francesco scrive in prima persona. Nel testo non è raro incontrare passaggi nei quali parla in prima persona. Alcuni esempi: “Non è compito del Papa offrire un’analisi dettagliata e completa sulla realtà contemporanee, ma esorto tutte le comunità ad avere una sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi” (n. 51). Oppure: “In questo quadro, e in base alla dottrina della Costituzione dogmatica Lumen gentium, ho deciso, tra gli altri temi, di soffermarmi ampiamente nelle seguenti questioni […]”. (n. 17). Ancora: “Mi soffermerò particolarmente, e persino con una certa meticolosità, sull’omelia e la sua preparazione” (n. 135). Modi che indicano una riflessione propria, senza tralasciare i lavori del Sinodo. Non usa mai il noi, plurale maiestatico. Il linguaggio anonimo e curiale di altri scritti pontifici è decisamente lontano. Papa Francesco, con questo stile, ricorda Paolo VI, facendo emergere chiaramente che le sue parole sono riflessioni personali».

«Una seconda novità», prosegue don Vinicio, «riguarda le espressioni che usa: di immediata comprensione, quasi un linguaggio popolare. Nella parte dove esamina l’omelia, spiegherà come la predicazione deve essere adatta a chi l’ascolta, interpretando sentimenti e affinità. Alcuni esempi: “la Chiesa in uscita”, per indicare la voglia di evangelizzare; “‘primerear’, prendere l’iniziativa: vogliate scusarmi per questo neologismo” (n. 24); “nomadi senza radici”, per indicare movimenti cattolici staccati dalla pastorale del territorio (n. 29); “il denaro deve servire, non governare” (n. 58); “nella cultura dominante, il primo posto è occupato da ciò che è esteriore, immediato, visibile, veloce, superficiale, provvisorio” (n. 62); “sono moltissimi i ‘non cittadini’, ‘i cittadini a metà’ o gli ‘avanzi urbani’ (n. 74); “si sviluppa la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo” , a proposito del grigio pragmatismo della Chiesa (n. 83). Si potrebbe continuare a lungo, concludendo che la parola è usata per essere di immediata comprensione».

«Una delle parole chiave e ricorrenti nel documento è l'audacia, cui il Papa esorta i cattolici, da cui è pervaso il documento e di cui Francesco in prima persona è testimone esemplare». È in quest'ottica che va letta l'esortazione apostolica Evangelii gaudium» secondo monsignor Mauro Cozzoli, ordinario di Teologia morale alla Pontificia Università Lateranense. Per Cozzoli si tratta di un testo «coerente, in cui tutto si tiene», caratterizzato da alcuni «assi portanti». «Una Chiesa - spiega innanzitutto - eminentemente collegiale e sinodale a tutti i livelli e gradi del suo essere ed operare. In ordine a cui il Papa chiede una "conversione pastorale. A cominciare dal livello più alto, cioè da se stesso. Con molta audacia il Papa si mette in gioco: "Dal momento - egli dice - che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato". E con il papato il Papa mette in gioco le strutture centrali della Chiesa. Per questa svolta sinodale, collegiale, è necessaria - prosegue Cozzoli citando il Papa - "una salutare decentralizzazione" poiché "'un'eccessiva centralizzazione anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria"».

Il teologo spiega poi che «questa conversione in senso sinodale e partecipativo non è un'operazione di vertice ma coinvolge tutto il popolo di Dio. Di qui l'accorato appello a far crescere la responsabilità dei laici, che "un eccessivo clericalismo", denuncia il Papa, tiene "'al margine delle decisioni" nella Chiesa». Cozzoli sottolinea inoltre l'«appello ad allargare gli spazi per una presenza femminile più non come operazione di moda e di facciata, ma incisiva e reale».

Altro «asse» è quello di «una Chiesa non più eurocentrica ma policentrica», capace di riconoscere, dare autonomia e attingere ad altre aree del mondo in cui la Chiesa s'è inculturata, come l'Africa, l'America Latina, da cui proviene Papa Bergoglio. E ancora, del testo di papa Francesco, Cozzoli evidenzia «l'intima connessione tra evangelizzazione e promozione umana per cui la Chiesa "non può né deve rimanere al margine della lotta per la giustizia". Questo diritto-dovere della Chiesa di far sentire la sua voce in campo sociale induce il Papa a denunciare l'ingiustizia dell'attuale sistema economico, parla proprio di sistema 'ingiusto alla radice"».

Il Papa dice «no a un'economia dell'esclusione e dell'iniquità». Così, osserva infine il teologo, «l'annuncio del Vangelo nel sociale induce il Papa a farsi voce dei diritti senza voce» includendo «i senza tetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati, i migranti», fino alla denuncia delle nuove forme di schiavismo, del crimine mafioso, al richiamo forte della «dignità disconosciuta o minacciata delle 'donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza" e i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti».

Reazioni positive anche dagli ebrei. L'American Jewish Committee (Ajc) esprime un caldo apprezzamento per l'affermazione di papa Francesco della speciale relazione cattolici-ebrei nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium, che  tocca anche il tema del dialogo interreligioso. «La sua enfasi sulla presenza divina nella vita del popolo ebraico e sull'importanza dei 'valori dell'Ebraismò per i cristiani è particolarmente significativa nell'ulteriore avanzamento della storica trasformazione nell'approccio della Chiesa cattolica verso il popolo ebraico», dice il rabbino David Rosen, direttore internazionale degli affari religiosi dell'Ajc, che ha incontrato papa Francesco quattro volte dall'inizio del pontificato.

Il Papa loda lo stato attuale delle relazioni cattolico-ebraiche, lamentando invece il trattamento riservato agli ebrei nel passato. «L'affetto che si è sviluppato ci porta sinceramente ed amaramente a dispiacerci per le terribile persecuzioni di cui furono e sono oggetto, particolarmente per quelle che coinvolgono o hanno coinvolto cristiani», scrive il Papa nel testo. Rosen loda anche «l'enfasi del Papa sull'importanza del dialogo interreligioso per promuovere la pace nel mondo e come un mezzo per 'conoscere e accettare gli altri e le loro differenzè, quale potente incoraggiamento per un maggiore rispetto e armonia nel mondo d'oggi».

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Evangelii gaudium, la presentazione in Vaticano
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