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lunedì 07 ottobre 2024
 
 

Le violenze sul Garda ci insegnano qualcosa?

07/06/2022  I fatti di violenza, le risse e i casi di molestie sessuali accaduti giovedì scorso e i giorni seguenti quando circa duemila ragazzi e ragazze di origine nordafricana per la quasi totalità, si sono dati appuntamento a Peschiera del Garda, hanno acceso le solite polemiche e provocato generalizzazioni che non ci aiutano ad affrontare il problema.

Cosa ci dicono i fatti di violenza, le risse e, cosa più grave, i casi di molestie  sessuali accaduti giovedì scorso e i giorni seguenti quando circa duemila ragazzi e ragazze, di cui molti minorenni, di origine nordafricana per la quasi totalità, si sono dati appuntamento a Peschiera del Garda, in provincia di Verona, per un raduno, non autorizzato,  organizzato nei giorni precedenti tramite TikTok?

   Anzitutto va precisato che sono due inchieste parallele e distinte quelle aperte  dalla  Procura di Verona: una prima riguardante i disordini in città e in spiaggia tra Peschiera e Castelnuovo, con ipotesi è di rissa aggravata, danneggiamenti e tentata rapina e che ha visto l’intervento diretto della polizia. La seconda, invece, riguarda le molestie sessuali denunciate da cinque adolescenti lombarde sul treno che le riportava a casa dopo una giornata a Gardaland. E per quest’ultimo caso non è escluso che la Procura possa valutare anche l'aggravante dell'odio razziale.   

 Nell’immediato, cioè sul fronte dell’ordine pubblico, forse andavano ascoltati gli allarmi lanciati da alcuni amministratori prima della manifestazione, come quelli della sindaca di Peschiera. Ed era prevedibile che si sarebbero potute verificare tensioni e situazioni pericolose dato l’alto numero di partecipanti e l’abbondante uso di alcolici al seguito. Degenerazioni violente con altri protagonisti sono capitate di recente a Jesolo, Lucca, Chieti e in molte altre città italiane. Le violenze e le aggressioni sessuali in Piazza Duomo a Milano a Capodanno le abbiamo dimenticate? Ma non è solo  con la repressione e gli agenti in assetto antisommossa nelle piazze e lungo gli arenili che si risolve sempre tutto.

L’evento, stavolta, intitolato “L’Africa a Peschiera del Garda”  era rivolto principalmente a italiani di seconda generazione di origine nordafricana e a ragazzi nordafricani immigrati in Italia. Dopo quanto accaduto, facile gettarsi contro lo straniero, tout court; e infatti c’è chi lo ha fatto subito, generalizzando il teppismo a tutta un’etnia, il branco come unico rappresentante di un intero popolo di ragazzi stranieri.

   E allora perché non ricordare  anche che ad aiutare quelle povere ragazze italiane terrorizzate in treno c’era pure un ragazzo di colore che s’è fatto strada tra la calca per poter aprire le porte del treno e farle uscire?

Questo non rientra nello schema prestabilito. Facile sparare nel mucchio, ma inutile. Facile, però, anche non vedere in questi gravi accadimenti che c’è un problema grande come i nostri quartieri di periferia che attraversa aree di marginalizzazione giovanile e che coinvolge figli di migranti (e non). I fenomeni delle “baby gang” e del teppismo metropolitano, sempre più sulle nostre cronache cittadine,  sono solo uno dei sintomi di questo malessere sociale ed esistenziale, ma anche la riprova dell’urgenza di avviare o rafforzare tutti quei percorsi ed interventi educativo-sociali volti all’integrazione e all’inclusione dei giovani stranieri di seconda o terza generazione, contro la loro ghettizzazione. Ma che fine hanno fatto, per esempio, gli “animatori di quartiere”,  gli “educatori di strada” messi in campo dai servizi sociali di molte amministrazioni locali lungimiranti, decenni or sono? Tagliati dai bilanci in rosso, probabilmente.  E che fine ha fatto l’impegno politico per arrivare ad applicare  una legge  decente sullo Ius culturae che promuoverebbe la scuola a fattore dinamico di integrazione e cittadinanza?   

   I fatti di Peschiera dicono, poi, che, purtroppo, i casi di molestie, abusi, o tentati abusi sessuali, di gruppo di cui sono vittime ragazze e donne italiane sono in aumento, ovunque. Solo un paio di settimane fa se il caso era scoppiato in occasione di un raduno ben più imponente e organizzato, celebrato da decenni, come quello della Festa degli alpini, indetto a Rimini. E anche lì le strumentalizzazioni di opposte fazioni politiche hanno fatto avanzare ben poco la necessaria riflessione sulla sub-cultura maschilista che sembra infiltrarsi nella nostra società.  A occhio, anche i fattacci del Garda potrebbero non insegnarci nulla.      

 
 
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