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martedì 15 ottobre 2024
 
 

Ecumenismo, chiamati a nuovi slanci

19/01/2013  Tra il 18 e il 25 gennaio si svolge la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, riflette su quanto fatto dal Vaticano II.

Se tentiamo un bilancio del dialogo ecumenico a 50 anni dal Concilio abbiamo due parametri di lettura che dovremmo imparare a non contrapporre bensì a tener presenti nella loro complementarietà. Da un lato potremmo tracciare un bilancio a partire dagli ultimi anni e sottolineare gli elementi di stanchezza, di riflusso, di reciproci indurimenti identitari che hanno rallentato e appesantito il cammino verso l’unità visibile dei discepoli di Cristo, fino a confinarla nello spazio dell’utopia.

D’altro canto potremmo rileggere questi cinquant'anni di ecumenismo dalla prospettiva della situazione iniziale: quali erano i rapporti tra le nostre Chiese all’inizio del Concilio? Quante delle posizioni, dei gesti e delle attese di quelli che allora erano dei “pionieri” dell’ecumenismo sono oggi ormai assimilate dal corpo ecclesiale nel suo insieme? Contrapposte queste due ottiche può portare o alla nostalgia per gli entusiasmi iniziali e per i balzi innanzi inimmaginabili compiuti oppure, al rovescio, a una stanca soddisfazione che si accontenta di salvaguardare alla bell’e meglio i risultati raggiunti. Ma il cammino ecumenico non è un progetto tra i tanti nella vita delle Chiese, da sperimentare per un po’ e lasciar cadere quando le forze o l’entusiasmo vengono meno: è la risposta a un preciso comandamento del Signore, alla sua preghiera al Padre: «siano una cosa sola» (Gv 17,21).


Siamo allora chiamati a un rinnovato slancio di conversione
, di consapevolezza che ogni cristiano, a qualunque confessione appartenga, è discepolo del Signore Gesù, è battezzato nel suo nome, è animato dallo Spirito Santo, è reso testimone della morte e risurrezione del Signore per la salvezza dell’umanità intera. Solo così sapremo mostrarci eredi di quei padri conciliari e os- servatori non cattolici che hanno fatto del Vaticano II, per dono dello Spirito, “la più gran- de grazia” fatta alla Chiesa nel secolo scorso, come hanno concordemente affermato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

 
 
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