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Parla a sorpresa prima della messa per «salutare tanti giovani ragazzi venuti per questa messa. Una benedizione del Signore trovarci insieme voi che siete venuti da diversi paesi. Un dono di fede che vogliamo condividere», dice papa Leone. Appare sul sagrato per ringraziare tutti coloro che sono arrivati per la canonizzazione di Pier Giorgio e Carlo e, in particolare la famiglia di Acutis e tutta l’Azione cattolica. Nella delegazione italiana il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Lorenzo Fontana. Sulle note di “Verso l’Alto”, la frase che il santo piemontese aveva scritto su una delle sue ultime foto che lo ritraeva mentre scalava le vette proteso verso Dio, la piazza si riempie di oltre centomila persone. Sventolano le bandiere dell’Ac, quelle dell’oratorio di Pollone, il paese dove Pier Giorgio passava le sue estati, quelle del quattordicenne morto di leucemia fulminante.
Leone ricorda che «Pier Giorgio e Carlo hanno vissuto questo amore per Gesù Cristo, soprattutto nell’Eucarestia, ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle. Tutti voi, tutti noi», esorta, «siamo chiamati a essere santi».
Pier Giorgio Frassati è «un modello di santità per questi tempi così pieni di violenza e di divisione», aveva detto nel convegno in preparazione alla canonizzazione il presidente dell’Azione cattolica Giuseppe Notarstefano. E Leone, dopo aver ribadito che «oggi è una festa bellissima per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa e per tutto il mondo», si prepara per la sua prima rito di canonizzazione. Richiama re Salomone che «si era reso conto» che «il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio». Ricorda San Francesco che, dopo essere partito per la guerra per coprirsi di onori, rientrato in sé, aveva rivolto a Dio una semplice domanda: «Signore, che vuoi che io faccia?». E «tornando sui suoi passi, aveva cominciato a scrivere una storia diversa: la meravigliosa storia di santità che tutti conosciamo, spogliandosi di tutto per seguire il Signore, vivendo in povertà e preferendo all’oro, all’argento e alle stoffe preziose di suo padre l’amore per i fratelli, specialmente i più deboli e i più piccoli».
A volte, sottolinea, raffiguriamo i santi «come grandi personaggi, dimenticando che per loro tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto “sì” a Dio e si sono donati a Lui pienamente, senza tenere nulla per sé». E guarda a «San Pier Giorgio Frassati e a San Carlo Acutis: un giovane dell’inizio del Novecento e un adolescente dei nostri giorni, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per Lui».
Ricorda che «Pier Giorgio ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali – l’Azione Cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la FUCI, il Terz’Ordine domenicano – e lo ha testimoniato con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità. Al punto che, a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato “Frassati Impresa Trasporti”!». La sua vita rappresenta una luce di spiritualità laicale. Perché non ha vissuto la fede come «una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri». Carlo, invece, ha incontrato Gesù in famiglia e a scuola. «È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità». Entrambi, poi, «hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’Adorazione eucaristica».
Essenziale per loro era anche la confessione. «Carlo ha scritto: “L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato”; e si meravigliava perché – sono sempre parole sue – “gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima”. Tutti e due, infine, avevano una grande devozione per i Santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità. Pier Giorgio diceva: “Intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo”. Chiamava la carità “il fondamento della nostra religione” e, come Carlo, la esercitava soprattutto attraverso piccoli gesti concreti, spesso nascosti, vivendo quella che Papa Francesco ha chiamato “la santità “della porta accanto”». E infine, «perfino quando la malattia li ha colpiti e ha stroncato le loro giovani vite, nemmeno questo li ha fermati e ha impedito loro di amare, di offrirsi a Dio, di benedirlo e di pregarlo per sé e per tutti». Anzi, «un giorno Pier Giorgio disse: “Il giorno della morte sarà il più bel giorno della mia vita»; e sull’ultima foto, che lo ritrae mentre scala una montagna della Val di Lanzo, col volto rivolto alla meta, aveva scritto: “Verso l’alto”».
E dunque «i santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. Ci incoraggiano con le loro parole: “Non io, ma Dio”, diceva Carlo. E Pier Giorgio: “Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine”. Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità. Ed è pure la testimonianza che siamo chiamati a seguire, per gustare la vita fino in fondo e andare incontro al Signore nella festa del Cielo».



