Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 22 gennaio 2025
 
il commento
 

L’ergastolo a Turetta e la sconfitta di una società: la lezione di Gino Cecchettin

03/12/2024  La giustizia ha fatto il suo corso, ma il dolore resta intatto. Le parole del padre di Giulia ci ricordano che il vero cambiamento passa da una cultura di genere che sappia abitare l’amore senza violenza

L’ergastolo è il conto che Filippo Turetta dovrà pagare alla giustizia per il delitto efferato da lui commesso. “Giustizia è fatta” verrebbe da dire. Il colpevole sconterà la pena più grave tra quelle comminabili. Eppure le parole di commento alla sentenza pronunciate da Gino Cecchettin raccontano ben altro. Ci parlano di una sconfitta che riguarda tutti. Riguarda la famiglia della vittima, perché il dolore per il vuoto lasciato da chi non c’è più, non viene certo compensato dalla consapevolezza che il colpevole è stato punito. Che un giovane uomo di poco più di 20 anni uccida la giovane donna che non ha più desiderio e volontà di stare in coppia con lui è una sconfitta dell’intera società, sotto ogni punto di vista. E’ una sconfitta della prevenzione della violenza di genere: continuiamo ad auspicarla e anche a metterla in atto, ma i femminicidi non si sono fermati. E’ una sconfitta per il diritto delle donne ad autodeterminare la propria vita affettiva che in nessun modo deve mai essere messa sotto minaccia e sotto controllo. E questo Giulia Cecchettin ce lo aveva ben chiaro, come hanno rivelato le sue pagine di diario date alla stampa in questi giorni. Ciò nonostante la sua consapevolezza non è stata sufficiente a tutelarla dalle intenzioni assassine del suo omicida. E’ una sconfitta per il genere maschile: ogni uomo si deve sentire toccato e coinvolto nel dolore e dal dolore dei familiari di Giulia.

C’è una cultura di genere che va cambiata. Va cambiata da ciascuno di noi e non solo per evitare che nuove violenze avvengano, ma per l’esatto contrario. Ovvero per fare in modo che gli uomini sappiano abitare il territorio dell’amore di coppia, individuandolo come un luogo di tenerezza e di intimità, di sicurezza e protezione, di vicinanza e condivisione emotiva. Se si impara a fare questo, allora nessuna storia d’amore potrà mai diventare un’occasione per fare violenza. Anche quando si deve affrontare la crisi, la fine, la separazione. Imparare ad amare davvero significa anche imparare a lasciare andare. Noi genitori questa cosa la facciamo con le vite dei nostri figli.

Li amiamo sopra ogni cosa, li proteggiamo, li teniamo vicini a noi: ma poi arriva un giorno che vanno dentro alle loro vite. Ci lasciano. A volte è faticoso lasciarli andare via. Però accade. La genitorialità è quel territorio delle nostre esistenze dove più si impara a maneggiare tutto:il bello e il brutto, la gioia e il dolore. Ce lo dimostra alla perfezione, la sobrietà e l’enorme competenza emotiva con cui papà Gino ha trasformato il suo dolore in testimonianza civile. Anche oggi, dopo la sentenza a Turetta ha affermato: “ Nessuno mi ridarà indietro Giulia, non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri. È chiaro che è stata fatta giustizia. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato niente rispetto a ieri o a un anno fa”. Lui lo sa bene che l’ergastolo a Turetta non è una consolazione. E’ un atto dovuto. Ma è certo che la sentenza di oggi rivela che “abbiamo perso tutti come società”. Coraggio e consapevolezza: è nell’uomo Gino Cecchettin che tutti noi uomini del terzo millennio possiamo trovare l’esempio e l’ispirazione per quel cambio di cultura di genere che ci permetterà di non contaminare più con la violenza il territorio dell’amore.

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo