Sopra: alunni stranieri in una classe italiana. Foto Ansa. In alto e in copertina: una mamma immigrata accompagna suo figlio a scuola. Foto Ansa.
«Lo ius scholae crea identità, non le sgretola. Prenderne atto, traducendolo in pratica il prima possibile, oltre che un atto di giustizia è esercizio di buonsenso». Famiglia Cristiana sprona la Camera dei deputati ad approvare la nuova legge sulla cittadinanza, da martedì 5 luglio nuovamente in calendario a Montecitorio. In un editoriale del numero da giovedì in edicola e in parrocchia, il settimanale confida un timore e richiama alcune certezze. «Si rischia che anche questa legislatura termini con un nulla di fatto», scrive Famiglia Cristiana. «Sarebbe la seconda volta. Una riforma del diritto di cittadinanza cadde a un passo dal traguardo nel 2017, pochi mesi prima di andare al voto».
Le certezze? «Questa legge sfugge alla tenaglia ius sanguinis-ius soli e ci consegna un’interpretazione originale della questione», osserva Famiglia Cristiana. «Nelle nostre aule i figli degli stranieri già oggi vivono, parlano e sognano da italiani. Le nuove norme pongono classi e insegnanti al centro del processo di formazione dell’identità nazionale. Una conferma, non una novità. La scuola, per limitarci a un esempio, ha sigillato l’Unità del Paese forgiando generazioni di italiani post risorgimentali. Ha trasformato in sentire comune il desiderio di ripresa dopo la Seconda guerra mondiale». Per questi motivi, l’approvazione dello ius scholae sarebbe una scelta di buonsenso.