La copertina dell'ultimo numero di Famiglia Cristiana in edicola questa settimana
Di quando ha rischiato di morire prima ancora di nascere. Dell’infanzia tutta don Camillo e Peppone a Correggio. Di una madre indomita e un padre realista (che un giorno lo sorprese con un regalo inaspettato). Della crisi del 1999, al culmine del successo, che gli ispirò Una vita da mediano. Della sua fede onesta e tormentata. Del suo ultimo album, Dedicato a noi, dove si chiede se Dio si sente solo. Della passione per Vicky, Pier Vittorio Tondelli, che morì una sera di dicembre del 1991 nello stesso palazzo dove abitava lui e nell'unica sera in cui, a causa di una febbre altissima, fu costretto a rinunciare al concerto: «Tutto quello che avevo sotto gli occhi, lui lo aveva reso interessante con i suoi libri». Dell'incontro con papa Francesco a giugno nella Cappella Sistina.
Famiglia Cristiana in edicola questa settimana dedica la copertina a Luciano Ligabue che si racconta in occasione del lancio del suo ultimo album in uscita venerdì 22 settembre, e del nuovo tour che inizierà il 9 ottobre all’Arena di Verona e lo porterà in autunno in giro nei Palasport italiani.
«L’isolamento provocato dalla pandemia ha aumentato le nostre paure e ci ha resi più soli», dice il rocker di Correggio, che in Niente piano B, uno dei brani dell’album, canta che “è sempre una questione di prendere o lasciare / e di sapere ancora bene / da che parte stare”. «Dalla parte degli ultimi», afferma, «la mia educazione è un miscuglio di comunismo e cristianesimo. Camillo e don Peppone. Negli anni Settanta eravamo persuasi che certi valori, come quella di ridurre il divario tra ricchi e poveri, sarebbero stati perseguiti. Oggi non gliene frega niente a nessuno. Anziché ridursi, il divario s’è ampliato. E nel futuro si amplierà sempre di più. Nessuno avrà la possibilità di cavarsela da solo. Non è solo questione di equità. Oggi manca anche la pietas».
Mentre in un altro brano si chiede: “Chissà se Dio si sente solo, se gli bastiamo, se gli manchiamo”: «È una domanda che rilancio a chi, come me, ha voglia di farsela. Se Dio è nei cieli e ci sta guardando sarà atterrito dallo spettacolo non troppo edificante che stiamo offrendo. Se si sente solo è perché lo stiamo abbandonando. Non è una questione di fede ma di comportamento. Poi c’è un’altra possibilità: rassegnarsi».
E svela qual è la sua preghiera quotidiana: «Dire grazie per me è un modo di pregare A me la gratitudine fa bene e la consiglio a tutti. Spesso ce ne dimentichiamo e diamo per scontate molte cose: la salute, il lavoro, le persone che ci vogliono bene. L’anno scorso ci ho scritto pure una canzone: Non cambierei questa vita per nessun’altra. A suo modo, una preghiera».
L'intervista integrale realizzata da Antonio Sanfrancesco la potete trovare sul numero di Famiglia Cristiana in edicola