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martedì 28 novembre 2023
 
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Luciano Ligabue: «Senza Dio abbiamo più paura. La mia preghiera è dire grazie»

21/09/2023  «La pandemia ci ha reso più soli. Non ricordo un inizio di decennio così drammatico. Se Dio è nei cieli e ci sta guardando sarà atterrito dallo spettacolo non troppo edificante che stiamo offrendo. Se si sente solo è perché lo stiamo abbandonando. Non è una questione di fede ma di comportamento», dice il rocker di Correggio che si racconta in occasione dell'uscita del nuovo album, "Dedicato a noi", e del tour autunnale

La copertina dell'ultimo numero di Famiglia Cristiana in edicola questa settimana
La copertina dell'ultimo numero di Famiglia Cristiana in edicola questa settimana

Di quando ha rischiato di morire prima ancora di nascere. Dell’infanzia tutta don Camillo e Peppone a Correggio. Di una madre indomita e un padre realista (che un giorno lo sorprese con un regalo inaspettato). Della crisi del 1999, al culmine del successo, che gli ispirò Una vita da mediano. Della sua fede onesta e tormentata. Del suo ultimo album, Dedicato a noi, dove si chiede se Dio si sente solo. Della passione per Vicky, Pier Vittorio Tondelli, che morì una sera di dicembre del 1991 nello stesso palazzo dove abitava lui e nell'unica sera in cui, a causa di una febbre altissima, fu costretto a rinunciare al concerto: «Tutto quello che avevo sotto gli occhi, lui lo aveva reso interessante con i suoi libri». Dell'incontro con papa Francesco a giugno nella Cappella Sistina.

Famiglia Cristiana in edicola questa settimana dedica la copertina a Luciano Ligabue che si racconta in occasione del lancio del suo ultimo album in uscita venerdì 22 settembre, e del nuovo tour che inizierà il 9 ottobre all’Arena di Verona e lo porterà in autunno in giro nei Palasport italiani.

«L’isolamento provocato dalla pandemia ha aumentato le nostre paure e ci ha resi più soli», dice il rocker di Correggio, che in Niente piano B, uno dei brani dell’album, canta che “è sempre una questione di prendere o lasciare / e di sapere ancora bene / da che parte stare”. «Dalla parte degli ultimi», afferma, «la mia educazione è un miscuglio di comunismo e cristianesimo. Camillo e don Peppone. Negli anni Settanta eravamo persuasi che certi valori, come quella di ridurre il divario tra ricchi e poveri, sarebbero stati perseguiti. Oggi non gliene frega niente a nessuno. Anziché ridursi, il divario s’è ampliato. E nel futuro si amplierà sempre di più. Nessuno avrà la possibilità di cavarsela da solo. Non è solo questione di equità. Oggi manca anche la pietas».

Mentre in un altro brano si chiede: “Chissà se Dio si sente solo, se gli bastiamo, se gli manchiamo”: «È una domanda che rilancio a chi, come me, ha voglia di farsela. Se Dio è nei cieli e ci sta guardando sarà atterrito dallo spettacolo non troppo edificante che stiamo offrendo. Se si sente solo è perché lo stiamo abbandonando. Non è una questione di fede ma di comportamento. Poi c’è un’altra possibilità: rassegnarsi».

E svela qual è la sua preghiera quotidiana: «Dire grazie per me è un modo di pregare A me la gratitudine fa bene e la consiglio a tutti. Spesso ce ne dimentichiamo e diamo per scontate molte cose: la salute, il lavoro, le persone che ci vogliono bene. L’anno scorso ci ho scritto pure una canzone: Non cambierei questa vita per nessun’altra. A suo modo, una preghiera».

L'intervista integrale realizzata da Antonio Sanfrancesco la potete trovare sul numero di Famiglia Cristiana in edicola

 
 
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