Lo scorso giugno il Dicastero della Cause dei Santi ha rilasciato il nulla osta per la ripresa della causa di beatificazione di Luisa Piccarreta. A renderlo noto, il 10 agosto, è il postulatore monsignor Paolo Rizzi: «La causa di beatificazione non è mai stata chiusa, ma è sempre stata pendente presso il Dicastero della Cause dei Santi, il quale ne aveva sospeso temporaneamente l’iter canonico poiché il Dicastero per la Dottrina della fede, al cui studio erano stati sottoposti la spiritualità, il pensiero e gli scritti della Serva di Dio, nel 2019 segnalava che gli scritti presentavano alcune ambiguità di natura teologica, cristologica e antropologica che, pur non essendo di per se stessi errori dottrinali, richiedevano un’ulteriore valutazione». Le risposte chiarificatrici della Postulazione hanno quindi consentito al Dicastero per la Dottrina della Fede di concludere che negli scritti e nel pensiero della Serva di Dio non si ravvisano «affermazioni palesemente difformi dalla dottrina della Chiesa».
Luisa Picarretta nacque a Corato (Bari) il 23 aprile 1865. A nove anni – riportano le biografie – ricevette Prima Comunione e Cresima e imparò a rimanere in preghiera per ore intere. A undici anni si iscrisse all’Associazione delle Figlie di Maria. Verso i tredici anni ebbe la visione di Gesù, che portando la Croce sulla via del Calvario e alzando gli occhi verso di lei, pronunziò: “Anima, aiutami”. Da allora si accese in lei un desiderio insaziabile di patire con Gesù le sue sofferenze, per la salvezza delle anime e a 16 anni fece il voto di offrirsi come vittima di espiazione. Iniziarono per lei quelle sofferenze fisiche che la costrinsero a letto per quasi 60 anni. Per ricevere conforto, la mistica si rivolgeva con la preghiera alla Madonna. Subì fenomeni particolari – riportano sempre le biografie – di cui il più eclatante fu quello che era soggetta a una rigidità cadaverica, anche se dava segni di vita e non esistevano cure che potessero risolvere l'indicibile pena.
“Luisa la santa”, come i suoi concittadini usavano chiamarla, morì il 4 marzo 1947 di polmonite. Nell’aprile 1947 l’arcivescovo di Trani monsignor Francesco Paolo Petronelli diede mandato di raccogliere notizie per invocarne la riabilitazione presso la Santa Sede e, un anno dopo, il nuovo arcivescovo monsignor Reginaldo Giuseppe Maria Addazi O.P. concesse il permesso di stampare l’immaginetta di Luisa con la reliquia, dandole il titolo di Serva di Dio. Nel 1994 arrivò il nulla osta dalla Congregazione per le Cause dei Santi all'apertura dell’Inchiesta Diocesana sulla vita, virtù e fama di santità, chiusa poi nel 2005. Secondo le prescrizioni del Dicastero delle Cause dei Santi, il proseguimento del percorso canonico deve ora accompagnarsi alla pubblicazione dell’edizione tipica e critica degli Scritti di Piccarreta. Spiega ancora il postulatore: «Tale edizione dovrà essere corredata da un’apposita “Introduzione e relative note” le quali, allo scopo di chiarire alcune espressioni facilmente conducibili a interpretazioni fuorvianti ed errate del messaggio cristiano, mettano in luce l’importanza dell’amore misericordioso e gratuito del Signore, che in alcune pagine degli Scritti è offuscato a causa del contesto storico nel quale sono stati elaborati, segnato da una visione ossessiva della giustizia di Dio e dalla conseguente mistica di riparazione dei peccati».
Nella nota pubblicata monsignor Rizzi poi ammonisce: «Quanti hanno veramente a cuore la Causa di Beatificazione sono chiamati a orientare o riorientare decisamente la devozione alla Serva di Dio nella prospettiva del mistero della gloria: la croce va guardata, contemplata e accolta nel risplendente mistero della risurrezione di Cristo, vincitore del male, del peccato e della morte. Leggendo gli Scritti di Luisa, tutti dovranno “sentirsi sollecitati ad avere uno sguardo più attento all’intenzione dell’autrice, più fedele all’insegnamento della Chiesa e soprattutto illuminato dalla consapevolezza che la Divina Volontà è un appello misericordioso del Padre celeste rivolto alla libertà degli uomini e delle donne dei nostri tempi, mai una minaccia da scagliare contro il mondo corrotto dal peccato”, come già chiesto da monsignor Leonardo D’Ascenzo, Arcivescovo di Trani-Barletta Bisceglie nel 2020». E dunque prosegue: «Nel riconoscere obiettivamente che in questa direzione tanti Gruppi della Divina Volontà hanno attuato un deciso ed evidente cammino di ecclesialità, è indispensabile e doveroso che quanti invece non l’hanno ancora fatto si sforzino di "ancorare la lettura degli Scritti di Luisa alla dottrina della Chiesa e a una degna condotta di vita", come chiarito da monsignor Leonardo D’Ascenzo. In questa prospettiva, pare quanto mai opportuno che i Vescovi riconoscano e ammettano nelle loro circoscrizioni ecclesiastiche soltanto quei Gruppi della Divina Volontà che rispondano ai menzionati requisiti».
Intanto la fama della “Figlia della divina volontà" ha conquistato il mondo intero, tant'è che le associazioni a lei dedicate sono oltre duecento nei cinque continenti.
Nella foto monsignor Paolo Rizzi accanto a una immagine di Luisa Piccarreta. Foto tratta da www.luisapiccarretaofficial.org