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venerdì 20 settembre 2024
 
politica
 

Ma c'è ancora posto per i cattolici nel Pd di Elly Schlein?

01/03/2023  Si batterà per la giustizia sociale, lo ius soli e la lotta alle diseguaglianze. Ma vuole distribuire gratis la pillola abortiva Ru486, è favorevole all'adozione da parte delle coppie gay, intende legalizzare la cannabis ed è persino favorevole all'utero in affitto

C’è ancora posto per i cattolici nel Pd dopo l’elezione a segretario di Elly Schlein? Prima di rispondere a questa domanda vediamo la sua biografia personale, una narrazione che in politica è di per sé già quasi sempre un programma. Classe 1985, nata a Lugano, tripla cittadinanza (italiana, statunitense e svizzera), figlia di due professori universitari, sorella di una diplomatica di stanza in Grecia e di un apprezzato matematico, Elly Ethel Schlein fa parte di quell’ambiente agiato, poliglotta, intellettuale e cosmopolita che potremmo definire alta borghesia progressista. Lei stessa si presenta per ovvi motivi come l’anti-Meloni, ma il paradosso è che la Meloni viene dalla Garbatella, mentre la nuova eroina dei diritti sociali e dell’egualitarismo proviene da ambienti “top class”.

Politicamente la nuova anti-Meloni ha aderito a varie formazioni di Centrosinistra e di sinistra (fu tra i sostenitori del movimento “Occupy Pd” contro i 101 deputati dem che al Quirinale avevano tradito Prodi). Dopo essere volata in America per sostenere la campagna di Obama è stata europarlamentare  nell'VIII legislatura (dal 2014 al 2019). Candidatasi con una propria lista alle elezioni regionali in Emilia Romagna è stata eletta consigliera con 22 mila preferenze, un vero record, ed è diventata vicepresidente con la delega al Welfare, fino alle elezioni politiche di ottobre. Eletta deputata come indipendente nella lista Pd-Italia democratica e progressista, nel 2023 ha deciso di candidarsi alle primarie del Pd, vincendole domenica scorsa con 81 mila voti di scarto rispetto al favorito Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna. Secondo un sondaggio diffuso a Porta a Porta la neo segretaria ha superato il suo rivale (che aveva già vinto nei circoli, ovvero tra gli iscritti al partito) grazie a un 13 per cento di voti costituito da elettori del Movimento 5 Stelle. Elly Ethel Schlein interpreta la voglia di cambiamento. Ma non è nemmeno vero che dietro di lei ci sia solo la società civile (soprattutto i grillini), perché era anche molto sponsorizzata dai capicorrente del Partito democratico, forse desiderosi che tutto cambiasse perché tutto rimanesse come prima: Franceschini, Zingaretti, Cuperlo, Orlando, Bersani e Bettini. Anche uno dei padri nobili dell’Ulivo, Romano Prodi, l’ha supportata con entusiasmo.
La neo segretaria che vuole un “Pd unito e plurale”, ha già preso possesso della sede del Nazareno e sta organizzando la sua squadra ripetendo spesso: «Libererò spazio perché possano prenderselo giovani e donne». Il totonomi per la nuova squadra parte da chi ha affiancato Schlein durante il congresso: si parla del deputato Marco Furfaro come vicesegretario o come coordinatore della segreteria, del deputato Marco Sarracino all'organizzazione, dell’onorevole Alessandro Zan con per la delega ai diritti, dell'ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi per quella ai territori. Poi c'è il capitolo capigruppo: circola il nome di Francesco Boccia per il Senato e si fanno quelli di Chiara Braga, Chiara Gribaudo o Michela Di Biase per la Camera.

E il programma? Se non rinnegherà la sua storia politica e quanto enunciato in vista delle primarie, la Schlein si batterà per eliminare diseguaglianze e discriminazioni, reintrodurre a pieno titolo il reddito di cittadinanza, restituire maggiore dignità, tutele e diritti al lavoro, migliorare le condizioni economiche dei docenti, tradizionale serbatoio di voti del Pd, attuare la lotta all’evasione fiscale (ma quello lo enunciano sempre tutti) e un “fisco più equo ed efficiente”, rafforzare l’opzione donna per le pensioni, rimettere al centro il diritto alla casa, ribadire la lotta alle mafie, applicare finalmente la legge sullo ius soli (o ius culturae) e cancellare la Bossi-Fini. Temi affini o non lontani dalle istanze dei cattolici.

Sui diritti individuali invece la musica cambia. Nel suo programma si parla della legge 194 sull’aborto (intende garantire un presidio di medici abortisti negli ospedali dove si verifica l'obiezione di coscienza, anche se la nostra inchiesta ha dimostrato che il problema non esiste) e l’accesso gratis alla pillola abortiva Ru486, una legge che contempla la possibilità di adottare un figlio da parte delle coppie gay (non a caso nella sua squadra è entrato il deputato Zan che ha dato il nome al disegno di legge che lo proponeva), il matrimonio aperto, con pieno riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali, la legalizzazione della cannabis, una legge sull’eutanasia, persino una legge sull’utero in affitto.
Sull’Ucraina la Schlein ha poi una posizione piuttosto ambigua, a differenza del suo predecessore Enrico Letta. Parla di sostegno all’Ucraina, ma «senza rinunciare alla convinzione che le armi non risolvano i conflitti». Che succederà quando si tratterà di votare il rifinanziamento dei decreti che dispongono l’invio di armi all’Ucraina?
Come si vede, nella sua agenda si sente l’eco libertaria dei radicali, oltre che della sinistra radicale e dei Cinque Stelle.
Dunque la neo inquilina del Nazareno sembra spostare il Pd più a sinistra per formare un asse con i 5 Stelle (il cosiddetto “campo largo”) a scapito degli iscritti e soprattutto degli elettori moderati. E infatti i primi a stappare pubblicamente champagne sono stati Renzi e Calenda, per i quali, sostengono, «si aprono praterie». Ma non è detto che i voti vadano in quella direzione: potrebbero andare, anziché verso le praterie del Terzo Polo, nell’enorme palude degli astenuti.
E i cattolici, per tornare alla domanda iniziale? C’è ancora spazio per loro?
Il primo a rispondere no è stato l'ex ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni,
cattolico, già esponente della Margherita (ormai appassita) e prima ancora del Partito popolare di Martinazzoli e della Dc, che ha fatto le valigie e se n'è andato il giorno stesso dell'elezione. Al momento in cui scriviamo non si registrano altre defezioni, in vista non c'è nessuna rottura. Tra le fila degli esponenti cattolici, espressione di una delle due anime ammalorate del Pd (l'altra è quella dei postcomunisti) – gli eredi di Sturzo, De Gasperi e della Dc di Moro e Martinazzoli - si registra solo un imbarazzato silenzio e qualche balbettio, che potrebbe preludere a qualunque cosa. Quanto agli elettori, la diaspora è ancora più prematura. Forse la Schlein – che chi la conosce dipinge molto più avveduta e meno movimentista nella prassi politica di quanto lo sia in campagna elettorale - cercherà di mediare le posizioni e i valori in campo, cattolici compresi. Oppure – ed è un’altra ipotesi con cui bisogna fare i conti-  la neo segretaria del Pd, con la sua storia e il suo programma, andrà avanti fino in fondo, conscia della possibile irrilevanza – che grazie a lei verrà conclamata -  della categoria ontologica del cattolico in politica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
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